Il
campionato delle derivate di serie è un gigante dai piedi d’argilla che rischia
di crollare rovinosamente sotto il peso di regolamenti mortificanti.
Dopo
due round e quattro manche, la Superbike può annoverare già tre differenti
vincitori tra i piloti, due costruttori sul gradino più alto del podio e alcuni
comprimari che nel prosieguo del campionato potrebbero rivelarsi in modo
spettacolare e rendere il campionato più “piccante”. E sebbene i veri valori in
campo si vedranno solo a partire dal prossimo round d’Aragon (che aprirà la
stagione “europea” della Superbike) le prime due tappe del mondiale delle
derivate di serie hanno messo in evidenza alcuni luci e molte ombre.
Innanzitutto
dei team privati l’unico in grado di lottare contro gli ufficiali è il Barni Racing
assieme a quel fenomeno che risponde al nome di Xavi Fores. Lo spagnolo, che
continua la splendida scia di risultati iniziata la scorsa stagione, al momento
è terzo in classifica generale dietro agli ufficialissimi Rea e Melandri
rispettivamente in sella alla Kawasaki Ninja e alla Ducati Panigale V2. Inoltre
nel gruppo degli “altri” in questi primi due round hanno ben figurato sia
Camier, al suo primo anno in sella alla Honda CBR1000, sia il duo della Yamaha
formato da Lowes e Van der Mark con le rispettive R1. Questi ultimi in
Thailandia hanno sfruttato il rovesciamento della griglia di partenza in gara 2
portando a casa un secondo e un terzo posto fondamentali per la classifica.
Rispetto all’anno passato, a parità di pista e di manche, gli yamahaisti hanno
abbassato il proprio best lap di qualche decimo e hanno concluso la gara in un
tempo minore di un paio di secondi mostrando performance in crescita. Ma qui si
apre la prima questione in quanto a fronte dei miglioramenti della concorrenza,
Ducati e soprattutto Kawasaki sembrano essere progredite meno. Infatti se da un
lato sia Davies che Rea si sono divisi le vittorie sul circuito tailandese,
dall’altro il pilota della Kawasaki ha accusato un grave calo di prestazioni in
gara 2 a causa, probabilmente, della partenza dalla nona posizione in griglia
che lo ha costretto a forzare (sbagliano in alcuni frangenti) e spremendo il proprio
motore che alla fine ne ha risentito. Di contro Melandri vincitore delle prime
due manche in Australia, sul circuito di Buriram sembrava l’ombra di se stesso
con una moto nervosa che non gli ha permesso ne di difendere il primato in classifica
e neppure di lottare almeno per il podio. In sintesi i regolamenti hanno
mortificato campioni e case costruttrici alterando di fatto i risultati (almeno
in gara 2 in Thailandia) mostrando la deriva che il campionato sta prendendo.
Ci chiediamo, quindi, che senso abbia la Superpole dal momento che il più
veloce in prova può sfruttare il vantaggio solo nella manche del sabato; a
questo punto avrebbe più senso armarsi di sacchetto della tombola ed estrarre i
posti dei piloti in griglia…almeno il caso (o era il caos?) sarebbe più democratico!
Anche le limitazioni dei giri motore hanno mostrato tutti gli svantaggi quando
il campione del mondo in carica, in un’affannosa rincorsa per risalire
posizioni dopo essere partito nono in griglia in gara 2 dopo la pole e la
vittoria del sabato, è incappato in diversi errori in frenata dovuti al ritmo
elevato cui ha sottoposto se stesso e la sua Ninja a causa delle performance
minori, conseguenze di un motore che per regolamento non poteva sfruttare tutti
i giri disponibili (e per cui era stato progettato e preparato fino alla scorsa
stagione). Ribadiamo il concetto: le luci del campionato sono i costruttori che
continuano a credere nella formula delle gare per motociclette derivate dalla
serie (e qui sta il nocciolo della questione) e i piloti che a dispetto delle
limitazioni continuano a battagliare e a dare il massimo spinti dalla voglia di
vincere. Le ombre sono tutte racchiuse nel regolamento che altera
artificialmente i valori in campo e i risultati, in nome di un presunto
livellamento che dovrebbe generare più spettacolo ma che invece obbliga alcuni
piloti a rischiare di più. E come se ciò non bastasse, sappiate che dopo Aragon
dovrebbero essere applicati i correttivi regolamentari relativi (tra cui i giri
motore), per livellare limitare ulteriormente le prestazioni di chi ha già
vinto troppo. Il bello è che dovrebbero, ma non è detto che vengano
effettivamente messi in atto perché alcuni sono pressochè inutili (stop
all’evoluzione di tutti quei particolari che potrebbero essere sviluppati) e altri
non per forza attivabili in automatico (i famigerati interventi al regime
massimo dei propulsori). Insomma chi vivrà vedrà e nell’attesa si spera che chi
di dovere si ravveda per tempo.
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