Fuori
Sofuoglu dentro Mahias che sembra lanciato verso il secondo titolo in
Supersport, incalzato da una muta di eterni secondi.
Parliamo
di Supersport, la categoria che fino alla scorsa stagione sembrava appannaggio
di un solo pilota (Sofuoglu) e che invece dal 2017 ha lanciato prepotentemente
un francese e la Yamaha nell’olimpo della categoria. I fatti: nel 2017 il
pilota turco ha dovuto abdicare a causa di una serie d’infortuni che lo hanno
tenuto lontano dai circuiti nella prima parte del campionato. Ad
avvantaggiarsene è stato Mahias che in sella alla sua R6 si è aggiudicato il
titolo piloti all’ultima gara, gestendo il vantaggio accumulato all’inizio
della stagione.
Nel 2018 la storia sembra ripetersi con Sofuoglu
impossibilitato a correre per un nuovo (e, si dice, anche più serio)
infortunio. Il portacolori Yamaha coglie l’occasione vincendo il primo round in
Australia e chiudendo secondo in quello tailandese. La realtà è che Sofuoglu
vorrebbe appendere il casco al chiodo alla fine di questa stagione, ma gli
ultimi eventi potrebbero spingerlo ad anticipare questa scelta lasciando il
team Puccetti e la Kawasaki orfani anzitempo del loro vittorioso pilota.
Contemporaneamente Yamaha sembra essere diventata la moto che tutti i piloti
devono guidare se vogliono puntare al titolo. In sintesi in Supersport sembra
che un ciclo si sia chiuso e che un altro si stia aprendo all’insegna di un
nuovo pilota (Mahias) e di una nuova moto (Yamaha R6) identificabili come i nuovi
dominatori della categoria. Non è un caso che dopo due gare i primi quattro
posti in classifica siano appannaggio di altrettanti piloti in sella alle R6 e
che gli stessi nomi si siano dati battaglia in entrambi i round per la
vittoria. Inoltre è curioso (ma neppure tanto) che l’attuale capoclassifica sia
Krummenacher, ex compagno di squadra di Sofuoglu, che ha lasciato la Superbike
e la Kawasaki per la Yamaha del team Bardhal. Lo spettacolo in pista, poi, sia
nel round australiano che in quello tailandese è stato di prim’ordine come non
se ne vedeva da tempo fatto di giri veloci dall’inizio alla fine, di arrivi in
volata, di sportellate sempre nei limiti della correttezza sportiva e
regolamentare e di lotte sanguigne similarmente a quanto accadeva in Superbike ai
tempi d’oro di Fogarthy, Falappa, Slight, Bayliss e chi più ne ha più ne metta.
Insomma, Sofuoglu è un grande campione che ha trovato la propria dimensione
nella Supersport, ma la sua assenza ha fatto sbocciare la categoria che
potrebbe diventare il traino della Superbike resa artificiale e poco attraente
da regolamenti che ne mortificano piloti e costruttori.
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