La
felicità di Crutchlow e Cecchinello, la rabbia dei tifosi di Rossi, la pazzia
di Marquez, la gestione farraginosa, i battibecchi in Ducati.
Dopo
solo due gran premi il motomondiale è già diventato rovente e tra polemiche e
panni sporchi lavati in pubblico, quella in corso si preannuncia come la
stagione più combattuta (dentro e fuori i circuiti) dell’ultimo decennio.
Partiamo dalle cose belle ovvero la gioia incontenibile di Lucio Cecchinello
che ha gioito per la vittoria (e la testa della classifica) di Crutchlow dopo
una gara folle.
L’inglese tutto istinto e manetta, ha atteso e gestito chi lo
precedeva per poi passare in testa e non abbandonare la posizione fino alla
bandiera a scacchi. Bellissimo il siparietto di Miller (poleman al sabato con
le slick su un asfalto bagnato) che, solitario sulla griglia di partenza,
chiedeva dove fossero finiti tutti gli altri piloti. L’australiano ha mostrato
carattere (se ve ne fosse stato bisogno) chiudendo quarto e primo dei
ducatisti. Con Miller Alma Pramac ha fatto nuovamente centro e se Petrucci
dovesse approdare nel team ufficiale, l’australiano si dimostrerà una scelta
lungimirante per la squadra satellite. Altra nota positiva è la posizione
finale di Dovizioso che con una moto non del tutto a posto ha puntato al
risultato utile piuttosto che alla vittoria impossibile; e se consideriamo che
nel 2017 il mondiale è sfumato proprio per la perdita di punti da piazzamento
si comprende facilmente come il risultato di domenica sia fondamentale in
ottica campionato. E ora le note dolenti del Gran Premio d’Argentina.
Innanzitutto la gestione degli imprevisti, che è risultata quantomeno
farraginosa. Far riposizionare tutti i piloti rientrati in pit lane prima del
giro di ricognizione qualche decina di metri dietro a Miller che invece era
rimasto fermo in griglia, è sembrato quanto meno strano perché non ha dato un
reale vantaggio all’australiano che aveva rischiato del suo montando le slick
quando tutti gli altri piloti erano sulle rain, e non ha trovato una
giustificazione coerente nel regolamento ufficiale. A ciò si aggiunge la
gestione di Marquez, reo di aver fatto spegnere la moto in griglia, d’averla
spinta per riaccenderla, di aver percorso contromano parte del rettilineo, di
aver effettuato entrate “assassine” su diversi piloti durante la gara e, non
pago, di aver cercato di scusarsi con Rossi. Lo spagnolo ha un solo nemico, se
stesso! E per quanto alla vigilia del gran Premio fosse dato per favorito, le
penalizzazioni e l’insieme di “contrattempi” procedurali hanno mostrato come
anche lui, sotto pressione, commetta errori da principiante. Altro episodio per
nulla positivo è stato il fattaccio nei box Yamaha dove un Marquez “politically
correct” si è presentato per chiedere scusa a Rossi e che invece è stato
rispedito indietro. L’ultima volta che si disse di un pilota che era troppo
pericoloso in pista e di cui non furono accettate le scuse (vere o di facciata poco
importa) si trattava di Marco Simoncelli che di lì a qualche mese ci avrebbe
lasciati nel modo più tragico e amaro possibile. Infine, ultima ma non meno
importante, la polemica accesa da Lorenzo. Il maiorchino continua a soffrire in
sella alla rossa e di ciò probabilmente ne risente anche fuori dalla pista. Ha
promesso di dire tanto entro giovedì; ma a noi sembra un atteggiamento da
“coppia che scoppia” mentre nel paddock s’inseguono voci di un suo possibile
passaggio alla Suzuki (sarebbe la terza moto in quattro anni). Dolce e amara,
quindi, la trasferta in terra argentina per il circus che di fatto è una gabbia
dorata con tante fiere pronte a sbranarsi per il premio più grande.
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