domenica 2 agosto 2015

SEGONI

L’ARTISTA ITALIANO DEI TELAI (con sorpresa finale)
Se penso ai telai delle motociclette italiane mi vengono in mente fior fiore di progettisti come Tonti, Magni, il trittico BIMOTA (ok magari sto stiracchiando un po’ il concetto ma fidatevi che le jappo andavano il doppio se passavano da Rimini) e via discorrendo.
Ma ricordo pure Giuliano Segoni, l’ingegnere per inciso, abituato dal padre a dare libero sfogo alla propria creatività e genialità. Già da piccolo insieme al fratello osservano il genitore produrre nella villa/laboratorio tutto ciò di cui potevano avere bisogno. Ciò premesso sappiate che Segoni è stato prima di tutto un artista nella costruzione dei telai, attivo con un proprio marchio dal ’72 al ’79. Come Bimota anche lui si dedicò prevalentemente alle giapponesi (ma troverete anche Laverda e MV Agusta nel suo carniere). L’attitudine è per la velocità e la prima special viene realizzata quasi per gioco sulla base di una Laverda 750 SFC. Nel ’71 realizza un telaio monotrave con forcellone scatolato semplice e rigido allo stesso tempo. L’amico e pilota Augusto Brettoni la prova e ne ricava buone sensazioni al punto che per collaudare definitivamente la ciclistica innovativa, iscrivono moto e pilota alla 200 Miglia di Imola del ’72. Pur galvanizzato dalla bontà, dalla solidità e dalle prestazioni del telaio, l’ingegner Segoni stravolge il progetto e realizza (primo in Italia) un telaio monoscocca in lamiera di duralluminio da tre millimetri. Con il nuovo telaio e il vecchio motore Laverda, partecipano nuovamente alla 200 Miglia imolese con scarsi risultati. Motivo per cui per l’anno successivo ritorna al progetto originario del monotrave e appronta la nuova special per correre la 24 ore del Bol d'Or con la coppia di piloti formata da Giancarlo Daneu e Nico Cereghini i quali arrivano penultimi ma pur sempre unico team italiano al traguardo. Del ’74 è la prima Segoni con motore giapponese, la K900, con cui partecipano alla gara di Le Mans con ben due equipaggi. Nel ’75 doppio equipaggio (Valli-Sorci e Daneu-Stanga) e doppio risultato al Bol d’Or (decimi e diciassettesimi ma soprattutto ancora una volta unici equipaggi italiani all’arrivo). A questo punto Giuliano deve rendere redditizia l’attività sportiva e il know how accumulati, così al Salone di Milano del ’77 presenta la moto da Endurance Segoni K900 omologata per la circolazione su strada e prodotta in circa cinquanta esemplari. Nel frattempo si era sperimentato il monotrave su motori MV Agusta 750 e Suzuki. In quegli anni i telai Segoni erano diventati molto ricercati sia dai piloti che dall'utenza stradale, entrambi desiderosi di avere una "special" dalla tenuta di strada superiore. Infatti l'esuberanza di alcuni motori pluricilindrici giapponesi evidenziava i limiti delle modeste ciclistiche di serie che causavano instabilità e ondeggiamenti alle alte velocità. Le Segoni divennero famose anche per le loro linee particolari e uniche disegnate dall’architetto Roberto fratello di Giuliano. Fino al ‘78 vengono prodotte numerose special principalmente su base Kawasaki. Degne di nota sono anche quelle con motorizzazioni Honda, Suzuki, Laverda e la MV Agusta-Segoni Special 750 realizzata nel ‘74 in collaborazione con Arturo Magni. Premesso che al mondo rimangono solamente tre Segoni/MV Agusta, è di importanza fondamentale sottolineare che proprio la joint venture tra Arturo Magni e Giuliano ha dato vita alla prima trasformazione da cardano a catena del quattro cilindri 750 italiano. Purtroppo nel ‘79 l'azienda chiude i battenti, in seguito alla prematura scomparsa di Giuliano avvenuta nel settembre ‘78 a causa di un incidente stradale mentre era in sella ad una Segoni K900. Sempre nel '78 una Suzuki Titan con telaio Segoni vince il Campionato Velocità 500 Junior con il pilota Gino Mandro. Nel 2002 viene a mancare anche il fratello Roberto. Ma il nome Segoni continua a vivere grazie all’impegno di Lorenzo figlio di Giuliano, che oltre a correre in vari campionati porta vanti il progetto di censimento di tutte le Segoni ancora esistenti (nella sede di Segoni Corse ne custodisce gelosamente sette esemplari tra cui la K900 che costò la vita al padre). I fratelli Segoni (Giuliani l’estroso e determinato e Roberto più posato) sono un ulteriore conferma che l’Italia ha partorito inventori geniali. Purtroppo capita che a volte si renda necessario ricordare ai nostri connazionali (forse dalla memoria troppo corta) chi sono costoro e cosa hanno fatto. Ma se i ricordi dei più anziani ogni tanto vacillano, le nuove generazioni trovano un punto d’appoggio d'archimedea memoria. E qui scatta la sorpresa; parlando con Lorenzo, che ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza, ci è stato anticipato che si sta lavorando per rilanciare il marchio Segoni. Domanda: e se rieditasse i modelli storici? SEGONI TO BE CONTINUED…STAY TUNED!  










1 commento:

  1. Sogno un mondo fatto di molte più persone come il Segoni. Non importa tanto cosa fanno ma il coraggio che ci mettono nel far qualcosa di proprio senza scopiazzare o cercar di vendere qualcosa per originale, nuovo, rivoluzionario, ecc. mentre in realtà si tratta del solito fritto e rifritto camuffato da un design mari si questo originale ma niente più. Per tornare alle moto lo “strapotere” giapponese H.Y.K.S. da una parte e le americane Harley o le inglesi Triumph o le tedesche BMW e austriache KTM per poi menzionare Ducati, Aprilia, Piaggio e la “cinese” Benelli dall’altra, solo per citare qualcuna, mi sta anche bene. Ma quello che a me piacerebbe veramente vedere sono il fiorire di Artigiani con la A maiuscola come Magni, Egli e appunto Segoni. Magari ognuno di essi tira fuori dal proprio garage non la solita noiosissima e strainflazionata “cafe racer” dotata di Bicilindrico BMW, Guzzi, ma più che altro qualcosa che è un proprio punto di vista che poi se veramente valido trova riscontro finanziario e il consenso dell’appassionato un tantino più attento alle cose che fanno la differenza e soprattutto dotato di esperienza fatta in km e non in letture sulle moto. Se invece evoluzione significa superare i 100 cv/litro (dove li si scarica poi ?) e abbattere altri record, ma perdendo il senso della realtà con moto da 300 cv e 150 kg di peso a cui sinceramente non fanno nemmeno divertire a guidarle, allora bisogna veramente rifiutarsi di comprare ancora moto e dire Stop! Cerco una Segoni, almeno son curioso di che cosa si tratta se ne guido una.

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