lunedì 30 giugno 2014

FLAT TRACK by CO-BUILT MOTORCYCLES

RACING


Questa special è davvero unica nel panorama motociclistico. Creata da un team forse poco conosciuto ai più, mixa pezzi della grande serie ed accessori realizzati specificamente. Il preparatore è la Co.Build Motorcycles di  Oxford, gente con le corse nel sangue specializzati in impianti di scarico ad alte performance e pezzi specifici per le gare (sebbene costruiscano sia racer che moto per circolare su strade pubbliche). Il committente, invece, è nuovamente Drogo Michie che ha preso gusto per il flat ed ha immaginato una nuova creatura da sporcare sugli ovali di terra battuta dal momento che l’idea è quella di partecipare al campionato inglese di short track. E tanto per rendere bene l’idea di cosa state osservando: le geometrie del telaio e del forcellone (realizzati a mano con tubi al cromo molibdeno 4130) sono state suggerite da King Kenny Roberts! Il motore è un’unità Rotax prelevato da una CCM 604 da supermotard; nuove camme più spinte, un nuovi getti Dell’Orto, un filtro aria più aperto e naturalmente uno scarico home made. La ciclistica è stata creata utilizzando una forcella Yamaha YZF-R6, doppi ammortizzatori Koni al posteriore e ruote provenienti da una Suzuki RM con l’anteriore modificato con un cerchi da 19 pollici e pneumatici specifici. Le sovrastrutture sono state realizzate in vetroresina, la sella è un accessorio realizzato da Drogo mentre ogni elemento non necessario per l’uso in pista è stato semplicmente…non montato (targa e fanali, specchietti, parafanghi, freno anteriore, strumentazione). Anche in questo caso la verniciatura è stata creata su specifiche di Michie. Ripropongo il quesito: pensate ancora che sia davvero così difficile e costoso correre nel flat?








YAMAHA XS 650 by SPEED SHOP RED MAX

FLAT TRACK



Oggi mi dedicherò a al flat track e lo farò attraverso due realizzazioni create per la stessa persona. L’artefice della special che vedete in queste foto è il team Speed Shop Red Max il quale ha preso una vecchia Yamaha XS 650 del 1978 e l’ha dirtizzata seguendo anche le indicazioni del committente Drogo Michie (sebbene l’idea di creare una tracker sia stata del builder), art director molto noto che desiderava una moto semplice semplice per seminare il panico tra le strade di Londra. Soppressa la parte posteriore sono state ricostruite sia le staffe che il telaietto per adattarsi al nuovo codino in pieno stile flat (sella Champion realizzata a mano e faro posteriore Sparto tondo) ed al serbatoio Trackmaster molto più piccolo e basso rispetto all’originale (e sostanzialmente anche più consono al nuovo look del mezzo). Il retrotreno è stato completamente stravolto nella linea e nell’assetto con due ammortizzatori Koni regolabili, con l’uso di frecce più piccole e con il riposizionamento della targa sul lato sinistro della motocicletta. Davanti la forcella (di serie) ha ricevuto una finitura grigia a polvere. Freni e cerchi sono rimasti stock mentre per migliorare l’utilizzo anche in pista, è stato montato un manubrio Renthal più largo e basso, un parafango minimale (ma solo per l’uso cittadino) ed un nuovo impianto di scarico della Co-Build Motorcycles; quest’ultimo accessorio che necessita di un buon paracalore quando la moto viene usata in città, ha garantito ben dieci cavalli in più. Per la verniciatura sono stati seguiti i suggerimenti di Drogo che si è ispirato ai colori delle BSA anni '70. Per il resto la motocicletta è rimasta totalmente di serie (affidabilità compresa). Ora la mia domanda è: siete convinti che sia così complesso e difficile ed oneroso divertirsi su piste di terra battuta? Ed è davvero complicato creare una special da flat nel proprio garage? Credo proprio di no!   








domenica 29 giugno 2014

MOTO GUZZI by MAGNI

SFIDA 400


Solo i motociclisti più anziani comprendono appieno la grandezza della leggenda delle Moto Guzzi. Immaginate una marca con quasi 100 anni di storia, vittoriosa praticamente in ogni competizione a cui ha partecipato (gare in pista, su circuiti cittadini, in fuoristrada e nei record di velocità), in grado di creare mezzi meccanicamente irripetibili (dai mono agli otto cilindri passando per frazionamenti a due, tre e quattro pistoni), all’avanguardia nella sperimentazione aerodinamica e tecnica. Poi l’oblio per problemi economici, per cattiva gestione…per mille motivi. Ciononostante è ancora viva e vegeta con motociclette uniche nel panorama mondiale. Oggi vorrei rendere omaggio sia alla Guzzi che ad uno dei suoi più illustri interpreti: Arturo Magni. Prima in Gilera e poi in MV, Arturo ha aperto le Elaborazioni Magni nel ‘77 con i suoi figli costruendo parti speciali per MV, Honda, BMW e dal 1985 anche Guzzi. A partire dal 1989 la Magni introdusse una serie di motociclette in diverse cilindrate denominate Sfida e caratterizzate da un look ed una guida tipiche delle motociclette italiane anni ’60 e ‘70. Nel 1992 viene presentata la Sfida 400 (prodotta in circa 90 esemplari), versione ridotta a 378 centimetri cubici (alesaggio da 44 millimetri e corsa da 74) e destinata al solo mercato giapponese dove per guidare moto di cilindrata superiore a erano gravate da tasse elevate e necessitavano di una patente speciale. Caratterizzata da sovrastrutture realizzate appositamente (codino con sella monoposto, cupolino, serbatoio in alluminio da 15 litri, fianchetti laterali e parafanghi) si ispira alla sorella maggiore di 1000 centimetri cubici. Venivano montate nuove ruote a raggi da 18 pollici e sostituite le sospensioni (la forcella era della Marzocchi). Così completata la Sfida 400 pesava poco meno di 150 chili per 35 cavalli e con un cambio a cinque marce ed un rapporto finale corto al cardano permetteva di “sfidare” moto di cubature superiori tenendone il passo su percorsi tortuosi. L’unica veste grafica era quella che vedete in foto: telaio e sovrastrutture rosse, fianchetti e parafanghi lasciati a nudo e lucidati e mostruosa fanaleria posteriore (speso le grosse frecce venivano spostate sull'attacco superiore degli ammortizzatori). Ora mi permetto una riflessione; in giro ci sono molte Guzzi 35 e 65 ex forze dell’ordine (ma anche civili) con prezzi di scambio davvero ridicoli. In più la moda della customizzazione stà evolvendo dalle semplici naked con motori pompati e poca attenzione per la ciclistica a mezzi sempre performanti ma con set up ed accessori in grado di supportare il pilota e le maggiori prestazioni del propulsore. Le sovrastrutture Magni sono riprodotte con buona fattura da molti specialisti ed a prezzi tutto sommato accettabili. Inoltre i costi di gestione e mantenimento di una 35 o 65 sono davvero bassi….devo continuare?











giovedì 26 giugno 2014

TRIUMPH T140 BONNEVILLE by ATOM BOMB

DIRT & VINTAGE


Immaginate d’avere in garage un motore Triumph Bonneville serie T140 del ’74, cosa ne fareste? Prima che rispondiate sappiate che Clay di Atom Bomb ci ha pensato bene ed è intervenuto pesantemente per creare una special a dir poco unica: vintage e rude come poche. Come premesso la base è il motore di una T140 cui sono stati eliminati i supporti anteriori per spostarlo più avanti possibile dentro il telaio (costruito appositamente). L’intero propulsore è stato revisionato e le testate sono state modificate per mantenere il doppi carburatore (quando la logica vorrebbe che si montasse un monocarburatore su una moto che nasce per le piste sterrate); Burn Stainless ha realizzato l’intero impianto di scarico due in uno progettato Clay. L’avanzamento del motore ha permesso di montare un forcellone home made più lungo di tre pollici e mezzo circa; naturalmente ogni particolare è stato rivisto in quest’ottica (catena, mozzo lavorato, corona e nuovi ammortizzatori). Pur utilizzando le ruote a raggi di serie e pur avendo montato un avantreno Yamaha (Kayaba da 43 millimetri), l’interasse è rimasto invariato e grazie alla lavorazione di fino, solo con il nuovo retrotreno si è risparmiato circa un chilo di peso. Questo progetto ruota intorno alla moto personale di Clay che pur lavorando su chopper rigidi ha voluto rendere omaggio alle cross old style. Oltre ai parafanghi evidentemente modificati secondo lo stile delle off road, il pezzo più interessante è il serbatoio nato sulla base di quello originale della Triumph, tagliato ed accorciato, arrotondato e maggiormente svasato negli incavi per le ginocchia, diventando al contempo più smilzo e funzionale. I pannelli laterali sono stati realizzati a mano direttamente presso la Atom Bomb.Il motore è stato verniciato con un colore nero adatto alle alte temperature mentre il telaio ha ricevuto una finitura nichelata. Parafanghi neri e serbatoio lucidato completano il lavoro di Clay su questa motocicletta. Al di la’ della possibilità di poter avere a disposizione un propulsore originale del 1974 e di poter costruire da soli un telaio per contenerlo, questa special è interessante per due motivi. Il primo è che anche una “vecchietta” può ancora dire la sua se modificata con gusto. E la seconda è che non serve obbligatoriamente un telaio home made ed un motore old style per fare una special di questo tipo. Meditate amici.  


















mercoledì 25 giugno 2014

MOTO GUZZI NEVADA 750 by OFFICINE ROSSOPURO

SCRAMBLER



Dopo la V70 TRE di qualche giorno fa (che in effetti è un kit per trasformare le V7 in scrambler) oggi vi presento un’altra interpretazione sempre in chiave scram della 750 di Mandello del Lario. La particolarità di questa realizzazione di Officine Rossopuro è la base utilizzata: una Nevada 750 del 2003, una motocicletta nata per essere considerata custom e modificata per andare dappertutto. L’idea di Filippo era quella di costruire per se e per un suo amico due scrambler da utilizzare per girare sulle strade dell’Abruzzo, due moto reali da usare sul serio sia su strada sia in fuoristrada. Per questo motivo hanno optato per delle 'donatrici' leggere e versatili ovvero le Moto Guzzi Nevada  leggere, versatili, meccanicamente semplici e con lo small block da 750 centimetri cubici. Con poche modifiche il risultato è superlativo. Lasciando inalterati motore e telaio si è intervenuto sulle sovrastrutture con un serbatoio nuovo più snello realizzato appositamente a mano e con una bella cinghia di fissaggio, la sella piatta perfettamente in linea con lo stile scram, i parafanghi anch’essi artigianali (con l’anteriore a filo della ruota ed il posteriore alto, quasi da cross, a seguire la linea della seduta) ed i fianchetti in metallo (con il sinistro aperto per far respirare meglio il filtro sporgente), il tutto lasciato volutamente a nudo e lucidato. L’avantreno è stato modificato con un manubrio alto in pieno stile cross, un piccolo e minimalista strumento posizionato sulla piastra di sterzo, soffietti sulle forcelle ed un faretto classico tondo, nero e con una griglia protettiva. Dietro sono stati sostituiti gli ammortizzatori con nuovi elementi regolabili con escursione maggiorata; la targa è montata a sbalzo sul parafango dove fa capolino un piccolo faretto tondo. Ruote e freni sono rimasti di serie mentre gli pneumatici sono stati sostituiti con altri più artigliati, consoni all’utilizzo sia in strada che fuori strada. Lo scarico è stato modificato trasformandolo in un due in uno con l’uscita a sinistra. Ho apprezzato la relativa semplicità e la pulizia di questa preparazione votata evidentemente ad un uso reale anche su strade sterrate e non solo per essere posteggiata davanti al bar per l’aperitivo. E se consideriamo la base di partenza ed il risultato finale vien voglia di cercare una Nevada e mettersi subito al lavoro.  









LORENZO BURATTI

STYLE



Enzo Ferrari soleva dire che non gli interessava che le sue macchine di Formula Uno fossero belle da vedere; l’importante era che fossero vincenti. Comprendo appieno questo pensiero e lo condivido. Le auto e le moto da gara devono per forza di cose essere funzionali e progettate per un unico scopo: vincere. E non nascondo che proprio certi particolari che appaiono posticci mi attirano maggiormente rispetto, per esempio, alle carene tirate a lucido con gli sponsor ben in vista. Ciononostante amo anche oggetti belli e dalle forme ricercate, sebbene spesso la funzione soggiaccia all’estetica. Eppure esistono delle rare e meravigliose eccezioni come Lorenzo Buratti, un motociclista, un freestyler, un cercatore di emozioni, un uomo che ha vissuto le gare dei rally africani, dell’enduro e del cross. Oggi si diverte con il traverso, e continua a sognare, viaggiare ed a creare motociclette pazzesche per gli ovali in terra battuta. Ed oltre a tutto ciò crea anche (tra le altre cose) complementi d’arredo che noi appassionati di due ruote potremo solo apprezzare. Con la priorità alla funzione, questi oggetti con discrezione rimandano al mondo delle due ruote. Lorenzo afferma che “una sedia deve essere comoda prima di tutto, un tavolino deve avere spazio sufficiente per i libri e i bicchieri, solo in un secondo momento la presenza di un contachilometri o una marmitta incastonati nel legno vi farà ricordare che siete a casa di un motociclista.Il legno non sarà perfetto, lo rifinisco con il flessibile, i pezzi delle moto li trovo ai mercatini quindi hanno diversi chilometri sulle spalle, a me piace così”. Bando alle ciance quindi, e godiamoci un po’ di questi oggetti. E se per caso voleste oltre che ispirarvi, farvi anche un regalo potrete collegarvi sul sito di Lorenzo (http://www.lorenzoburatti.com) e dare libero sfogo alla vostra passione.