giovedì 31 luglio 2014

HARLEY-DAVIDSON DYNA STREET BOB by ROLAND SANDS

CLUB HOUSE

Quella che vedete in foto è la rivisitazione di un Dyna passato sotto le mani di Roland Sands. Questo modello, forse più di altri della casa di Milwaukee, necessita di un tempo maggiore per essere compreso appieno; stretto e lungo è dedicato a chi cerca un’Harley relativamente comoda, dannatamente veloce ed al contempo agile. La reinterpretazione cui è stato sottoposto il Dyna crea un filone che si trova a metà strada tra le cafè racer ed il club style classico californiano (quello che oggi spopola nei video della serie SOA ma che in realtà si ispira alle moto di alcuni club). In sintesi il Dyna di Roland miscela stili diversi gettando però anche un occhio al passato della casa americana ed all’intramontabile FXR degli anni ’80. Per togliere ogni dubbio partirei subito dal propulsore S & S da 1.720 centimetri cubici e 120 cavalli. Modificato in diversi particolari monta camme 585, filtro aria ed impianto di scarico due in uno (realizzato specificamente) RSD con particolari in carbonio, coperchi carter alettati (avete visto i copritestete?), primaria scoperta, finale a catena e centralina rimappata…in sintesi la potenza c’e’! Per quanto riguarda la ciclistica, prelevata dal catalogo RSD, oltre all’adozione di cerchi in lega (19 davanti con sezione stretta da 3 pollici e 17 al retro con canale da 6) accoppiati a pneumatici sportivi Dunlop da 120 e 190 millimetri, vengono sfoggiati nuovi doppi dischi anteriori flottanti morsi da pinze a quattro pistoncini della Performance Machine e ammortizzatori posteriori progressivi e regolabili (l’avantreno mantiene la forcella di serie). I fender al retrotreno sono stati eliminati per accogliere un codino autoportante realizzato in alluminio, ricoperto da una sella creata con uno strato di neoprene e con una fila di led posteriori;  di alluminio sono anche il paramotore, i fianchetti simili agli elementi originali degli FXR (la batteria è stata spostata ed il contenitore dell’olio rifatto) ed al serbatoio proveniente dal catalogo RSD vintage e modificato per essere inserito nel telaio del Dyna. L’avantreno riceve soffietti per la forcella, un faro tondo “Nostalgia”, il classico manubrio (T-bar, ma con un nuovo riser RSD ad elemento unico che sicuramente farà la storia del design di questo elemento!) alto accoppiato al cupolino Gauntel di Memphis Shades che protegge il guidatore dall’aria ed un parafango basso e sportivo; il tutto per accentuare il design “fuorilegge” del club style. Innumerevoli i particolari RSD come il tappo del serbatoio, i comandi al manubrio e le pedane. Brillante la verniciatura con una base grigio chiara spezzata dalle decorazioni su serbatoio e codino. E’ evidente che si tratta di una customizzazione complessa e possibile da effettuare legalmente solo a certe “latitudini”, ma sognare non costa nulla ed ispirarsi anche meno. Per cui perché non prendere spunto per dare un tocco outlaw alle vostre motociclette?       



































mercoledì 30 luglio 2014

KAWASAKI H1 500 by VALTORON

BOMB 500
La chiamavano “la bara volante” o “crea vedove” perché aveva un motore esplosivo tre cilindri a due tempi ed una ciclistica sottodimensionata, che fletteva e svirgolava anche in rettilineo. Incuteva moltissimo timore ed era amata alla follia; sto parlando della Kawasaki H1 500 degli anni ‘70. A suo tempo era prassi intervenire per migliorare la ciclistica: porcelloni maggiorati, frenasterzo, sospensioni più grosse e rigide, doppio disco anteriore e fazzoletti di rinforzo per il telaio, semimanubri e sovrastrutture (serbatoio lungo, carenatura e codino corto) da corsa. E ciononostante continuava a comportarsi come una biscia! E’ con estrema reverenza quindi che mi appresto a presentarvi questa stupenda rivisitazione di un mito degli anni ’70 realizzato dal team spagnolo Valtoron; una H1 500 del 1974 denominata BOMB! Partiamo dal pezzo forte, il propulsore. Tre cilindri due tempi di 498 centimetri cubici raffreddato ad aria (a proposito la leggenda che il pistone centrale grippava è una stupidaggine!) con cilindri Wiseco, con luci e camere di combustione lavorate, una batteria di Mikuni da 28 millimetri, accensione elettronica Electrex, filtri aria K&N, scarichi ad espansione (il solo nominarli mi fa già sentire l’odore di olio bruciato!) e coperchi o accensione realizzati artigianalmente dalla Valtoron. Il tutto porta la potenza massima ad oltre 70 cavalli alla ruota: niente male per una “vecchietta” con quarant’anni sulle spalle! Seguendo la ricetta classica il telaio è stato tagliato nella parte posteriore e rinforzato con fazzoletti saldati ad hoc; il motore viene sostenuto da nuovi supporti che hanno permesso di posizionarlo più in alto migliorando l’agilità senza compromettere la stabilità. La forcella è stata accorciata mentre al retrotreno sono stati montati dei nuovi ammortizzatori Koni ed un forcellone con capriata di rinforzo superiore derivato da una GPZ 550; i cerchi (entrambi da 18 pollici) a raggi hanno ricevuto pneumatici Bridgestone da 100 e 130 millimetri. Se dietro si è mantenuto il freno a tamburo, all’anteriore si è optato per un disco singolo accoppiato ad una pompa freno di una Yamaha R6. Nuove pedane posteriori Valtoron e semimanubri in lega leggera con comando dell’acceleratore rapido. Le sovrastrutture sono state realizzate direttamente dal duo spagnolo creando i pezzi (one off) con alluminio riciclato ed usando un modello della monoscocca realizzata con la creta; sia la staffa porta faro (un elemento tondo di provenienza Zundapp) che il parafango anteriore sono stati ottenuti lavorando pezzi in lega leggera mentre il tappo benzina e gli stemmi Valtoron sono di Bronzo. Curioso l’utilizzo di LED per il faro posteriore. Curiosamente questo “mostro” anni ’70 mantiene un virilissimo pedale d’avvio (il famoso kick starter). Escludendo quindi il gruppo monoscocca formato da codino e serbatoio, tutto il resto è facilmente realizzabile nel privato dei nostri garage…sempre che si abbia a disposizione una Kawa 500 due tempi ed il coraggio per cavalcarla!