ESPERIMENTO
DI UN BLOGGER FUORI DI TESTA
La
domanda è: si può seguire il Salone solo attraverso il web? Ha ancora senso
affrontare una trasferta che in alcuni casi supera i 1.000 chilometri per
toccare con mano una motocicletta? Assolutamente si.
E così quest’anno ho fatto
un esperimento di cui ero allo stesso tempo cavia e osservatore: seguire l’Eicma
solo online. Il risultato è che la passione 2.0, digitale, in streaming non
vince anzi esce sconfitta su quasi tutti i fronti. E me ne compiaccio. Perché io
sono uno di quelli che da ragazzo girava i concessionari chiedendo i depliant.
E quando ho iniziato a frequentare il Salone riempivo lo zaino con gli opuscoli
e i gadget offerti nei vari stand. Sedere sulle motociclette, avvertirne il
peso anche se restano ben salde sui cavalletti d’acciaio è più importante
dell’ultimo salvaschermo in alta definizione. Non c’è nulla che valga quanto
prendere le misure del serbatoio (di plastica o d’alluminio) tra le ginocchia
per capire se e quanto si starà comodi durante i viaggi o se e quanto si potrà
avanzare e arretrare su di esso quando si uscirà in fuoristrada. Osservando gli
avventori virtuali dei siti ho potuto notare il malessere derivato dalla corsa
di chi riusciva a mettere online per primo le foto e le schede tecniche delle
anteprime mondiali. L’effetto sorpresa nell’era digitale è bello che andato.
Qualcuno ha pure paventato la diserzione perché le motociclette erano già state
svelate. Ecco di costoro m’importa poco. Non ritengo siano degni rappresentanti
di quello zoccolo duro di appassionati che visitano il salone per toccare con
mano tutte le motociclette. Di contro l’online permette d’avere subito il polso
della situazione. Siamo tutti d’accordo nel dire che Honda conquista con la
rediviva Africa Twin e che Yamaha conferma di puntare su un concetto di
customizzazione in grande serie dei propri modelli. Ma ciò di cui si parla
maggiormente sul web sono le nuove Bobber e Roamer e la XDiavel. E poco importa
se in realtà le due Moto Guzzi fanno parte della famiglia V9 e che montano un
motore inedito di 850 centimetri cubici che fa della coppia e della linearità
d’erogazione il suo cavallo di battaglia (anche a discapito della potenza pura
che si attesta sui 55 cavalli). Ed è secondario il fatto che la Ducati usa una
cinghia finale al posto della più maschia catena. Ecco un effetto collaterale
del web: distoglie dai particolari perché è troppo veloce e ci costringe a
correre. Per fortuna ci sono persone che preferiscono toccare con mano le
motociclette, che chiedono gentilmente all’hostess di turno che “si ok lei è
molto carina ma potrebbe scendere dalla sella così fotografo la moto e ne
faccio il soggetto dei miei pensieri dei prossimi mesi?”. Tirando le somme la
passione non può passare attraverso i pixel di uno smartphone. Il web può venire
incontro a chi non può permettersi una lunga trasferta, mantenere i rapporti
con i propri beniamini, trovare suggerimenti e aiutini per sistemare qualche
piccolo problema meccanico ma non può surrogare la realtà. La morale? Le motociclette
si devono toccare con mano. Fine della storia.
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