Trasformazione
di una enduro mono anni ’80 in una special fuori dagli schemi e dalle mode, in
grado di sopravvivere anche a un attacco alieno!
Una
XL600R trasformata per sopravvivere a un attacco della Morte Nera e per
destreggiarsi anche nel traffico cittadino terrestre, ecco a cosa si pensa
quando si guarda la Dirt Trooper, special realizzata sulla base di una Honda
XL600R dell’86 dalla factory argentina Herencia Motor Company. Di per se l’endurona
monocilindrica è in grado di resistere alle bombe di un attacco nucleare per
quanto è affidabile e robusta; le esperienze dakariane l’hanno resa un mulo
indistruttibile in grado di raggiungere il traguardo della maratona africana
dopo migliaia di chilometri percorsi tra sassi e sabbia senza problemi
meccanici.
Quello che invece divide i motociclisti moderni è il look dal
momento che c’è chi lo apprezza e chi invece lo trova un po’ datato. Per questo
motivo Federico Lozada e German Karp, che gestiscono il ramo motociclistico
della Herencia, hanno pensato di modificarla seguendo strade nuove sia per loro
che per l’odierno mondo della customizzazione, proponendo al
cliente/committente qualcosa di mai visto. Sfruttando una moto vissuta ma in
buono stato ex polizia e diversi componenti che di fatto erano avanzi di
precedenti customizzazioni, hanno creato un mezzo trasversale in grado
d’adattarsi a qualsiasi terreno. Dal momento che meccanica e ciclistica erano
sostanzialmente in ordine il team ha modificato la porzione posteriore del
telaio innestando il corrispettivo elemento proveniente da una Triumph
Scrambler e liberato il sistema di scarico con un silenziatore Ducati. Il
grosso del lavoro è stato fato sulle sovrastrutture a partire dall’incredibile serbatoio
ottenuto saldando su un’unità BMW R100 la parte superiore di un paio di taniche
di metallo. Il resto sono principalmente dettagli come i fari LED con
l’anteriore caratterizzato da una “batteria” di tre elementi sovrapposti molto
scenici e allo stesso tempo utili, la strumentazione sostituita da
un’applicazione visibile sullo smartphone che gode di un alloggiamento
dedicato, i portapacchi anteriore e posteriore, la sella Triumph e la curiosa
scatola sulla sinistra che ospita la batteria. Il tocco finale è la
verniciatura che gioca su due colori: nero (poco) e sabbia (tantissimo).
L’effetto finale è perfetto perché rende esattamente l’idea di una moto
militaresca ma non marziale, robusta ma non solamente pragmatica, viaggiatrice
ma comunque capace di svicolare anche nel traffico cittadino, affidabile ma per
nulla noiosa, di moda ma fuori dagli schemi. E se consideriamo che l’XL600R non
è il santo Graal delle moto, che i prezzi dell’usato sono ridicoli e
paragonabili a quelli di uno scooter nuovo di piccola cilindrata e che una
trasformazione come quella della Herencia non richiede grossi interventi che un
buon saldatore non sia in grado di fare, allora è facile ipotizzare che
qualcuno di voi stia già sfogliando avidamente tra gli annunci dell’usato.
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