Il
francese, spesso più veloce di Rossi e Vinales, non avrà la moto una M1
ufficiale. E nel 2019 potrebbe cambiare squadra e costruttore.
Pur
avendo conquistato il titolo di Rookie of the year, sebbene sia stato spesso
più veloce di Rossi e Vinales nonostante guidasse una Yamaha clienti e per
quanto si sia trovato bene nei test invernali in sella alla quattro cilindri di
Iwata versione 2017, nella prossima stagione Zarcò non guiderà una M1 ufficiale.
E considerando che il francese è un osservato speciale da parte dei top team,
sarà una pedina importante in ottica 2019.
Poncharal, Team manager del team Monster
Yamaha Tech3, non nasconde la sua preoccupazione e spiega che sarà difficile
trattenere Zarcò in squadra, in parte a causa del budget e in parte per via
dell’impossibilità di potergli affidare una Yamaha ufficiale. A questo punto si
aprono diversi scenari che vedono KTM, Honda e Yamaha interessate al bicampione
del mondo della Moto2. Gli austriaci punterebbero su un sostanzioso ingaggio e
una moto (forse) competitiva, HRC (qualora Marquez o Pedrosa andassero via)
proporrebbero al francese un mezzo ufficiale e Yamaha, se Rossi decidesse di
ritirarsi (ma è una possibilità, al momento, remota) creerebbe un dream team
giovane e competitivo. Al momento si tratta di fantamercato ma non è un mistero
che il francese, soprattutto alla luce dei risultati del 2017, punti al titolo
mondiale nella classe regina. A questo proposito Ramon Forcada, ingegnere di
pista di campioni quali Lorenzo e Vinales, ha provato a spiegare l’exploit del
francese. Secondo il tecnico spagnolo Zarcò, che spesso ha optato per mescole
molto più morbide rispetto a quanto fatto da avversari e compagni di marca,
sceglie le gomme migliori per la gara e adatta il proprio stile di guida ad
esse. Inoltre quando piove durante le prove libere, il francese testa diversi
punti di frenata e di accelerazione calibrandosi al limite fisico della pista e
della moto e preparando eventuali alternative per un corpo a corpo, un sorpasso
o un ultimo giro tirato. Quest’approccio scientifico, unito a un indiscutibile
talento, ha permesso a Zarcò di conquistare tre podi e due pole position, di
lottare spesso con il gruppo dei primi e di concludere la stagione in sesta
posizione. A questo punto ritorna prepotente la domanda circa le prestazioni
altalenanti dei piloti ufficiali Yamaha. Dalle dichiarazioni di questi ultimi
(soprattutto di Rossi) il primo imputato sarebbe il telaio in versione 2017
ritenuto peggiore di quello dell’anno precedente utilizzato da Zarcò al punto
che nei test invernali la squadra ufficiale avrebbe utilizzato proprio il
modello più “vecchio” per definire l’M1 2018. Che sia davvero questo il
problema che ha afflitto le Yamaha ufficiali nel 2017 non è dato saperlo. Un
dato di fatto è che, come detto poco sopra, il francese ha espresso pareri
favorevoli anche per quanto riguarda l’M1 con telaio versione 2017 che
probabilmente guiderà nella prossima stagione. A questo punto il vero e unico
responso lo darà la pista con una piccola differenza: mentre Rossi e Vinales
lotteranno fin dall’inizio per il titolo, Zarcò potrà correre senza questo
pensiero fisso principalmente perché giustificato dal suo ruolo di pilota di un
team che utilizza moto clienti.
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