Analisi
dalla stagione appena trascorsa passando per i test invernali e concludendo con
i pronostici sul 2018 e un po’ di fantamercato.
Non
c’è dubbio che la stagione appena conclusa della MotoGP sia stata una delle più
combattute degli ultimi anni con il titolo assegnato all’ultima gara. Il 2017
verrà ricordato per diversi motivi, primo fra tutti l’inizio clamoroso (e
vincente) di Vinales in sella alla M1 del Movistar Yamaha MotoGP e la
successiva debacle del pilota spagnolo e del costruttore giapponese.
Dall’altra
parte del box Rossi ha sofferto maggiormente e la classifica finale conferma
quanto appena dichiarato. Si è parlato di problemi di telaio, di difficoltà con
le gomme e con l’elettronica, ma su tutto regna ancora il più totale riserbo e
anche un po’ di caos (nei test invernali Yamaha ha portato ben quattro moto
tutte differenti e questo la dice lunga sulla difficoltà del mometo).
Probabilmente il vero problema è un insieme di scelte sbagliate effettuate a
inizio stagione, quando la casa dei tre diapason ha sviluppato l’M1 basandosi
sui successi di Vinales. E non è un mistero che la nuova moto sarà riprogettata
partendo dal modello 2016 che ha garantito migliori performance a Zarcò e al
team francese Monster Yamaha Tech 3. Contestualmente l’RC213V del Repsol Honda
Team partita meno bene, ha recuperato sugli avversari soprattutto grazie a
Marquez, che gara dopo gara ha ricucito il gap in classifica sui primi. Va da
sé che il pilota spagnolo ha dimostrato ancora una volta, se ve ne fosse
bisogno, che il talento e una fiducia incondizionata in Honda hanno fatto la
differenza a fine anno; ma quanto potrà durare questo matrimonio? Altra
sorpresa (forse la più bella del 2017) è stata la Ducati e Dovizioso che si
sono giocati il titolo proprio con Marquez fino alla fine. A inizio anno l’italiano
era stato riconfermato in sella alla rossa, dopo l’abbandono di Iannone, con un
ingaggio rivisto al ribasso. Lui ha risposto con la sua migliore stagione da
quando corre in MotoGP, eguagliando il numero di vittorie di Marquez. Chi vive
il paddock parla di un Andrea diverso, grintoso e cosciente (più che in
passato) di poter lottare per il titolo al punto che nel 2017 ha battuto ben
due volte Marquez…alla Marquez! Di contro Lorenzo ha vissuto un anno d’apprendistato
(imparagonabile per varie ragioni con quanto fatto da Valentino in Ducati nel
2011, sebbene entrambi abbiano concluso la loro prima esperienza in rosso nella
medesima posizione in classifica generale) culminato con prestazioni in
crescendo. Il maiorchino è stato pagato profumatamente per correre con il
Ducati Team ma il suo ingaggio, oltre che sportivo, ha anche risvolti tecnici
non secondari. Immaginate, infatti, quanti segreti della Yamaha può aver
rivelato Lorenzo agli ingegneri di Borgo Panigale! Chi ha deluso è stato il
binomo Suzuki/Iannone. Partiti con ben altri obiettivi, hanno dovuto lottare
per ricucire un gap tecnico non preventivato a inizio anno causato, si dice,
soprattutto dalla frettolosa delibera di un motore le cui caratteristiche non sono
risultate all’altezza delle aspettative e degli avversari. Il tutto è stato
aggravato dalla perdita dello status di squadra Open nella classe regina che
fino al 2016 aveva permesso al Team Suzuki Ecstar di poter sperimentare (e
quindi modificare più spesso e con maggiore celerità rispetto agli altri
costruttori) elementi quali motore e telaio. Paradossalmente la mancanza di
risultati ha permesso alla Suzuki di potersi iscrivere nuovamente, per il 2018,
nella categoria Open con tutti i vantaggi del caso per lo sviluppo e la
crescita delle performance della GSX-RR. Infine Aprilia e KTM, che hanno mostrato
progressi importanti e che puntano al podio (gli austriaci) e alla vittoria
(gli italiani) già dalla prossima stagione. Parlando di test di fine anno,
quasi tutte le squadre hanno portato avanti “esperimenti” aerodinamici
interessante, ispirati da quanto fatto nel 2017 da Ducati. Ciononostante nessun
costruttore si è sbilanciato più di tanto e le prove, più che altro
comparative, sono state portate avanti innestando nuovi componenti sulle moto
del 2017 così da poter deliberare le specifiche su cui basare i prototipi per
il 2018. E ora il fantamercato. Assodato che il prossimo anno per molti big
scadranno i contratti biennali, si ipotizzano rimescolamenti, cambi di casacca
e salti di sella inimmaginabili fino a qualche mese addietro. Una voce sempre
più insistente nel paddock vorrebbe Marquez accasato in KTM nel 2019.
Ovviamente le parti in causa smentiscono ogni singola parola ma da un lato
abbiamo Red Bull (sponsor di KTM e di Marquez) che finanzierebbe l’intera
operazione e dall’altro la volontà del campione spagnolo di dimostrare d’essere
lui a far vincere la moto e non viceversa, imitando quanto fatto da Rossi nel
2004 quando abbandonò la vittoriosa Honda per la Yamaha che non conquistava il
titolo dal 1992. Più difficile, per lo spagnolo, la possibilità che Ducati
possa fare un’offerta per saltare sulla rossa di Borgo Panigale. Innanzitutto
perché su quel sellino ci sono Lorenzo (pagato profumatamente) e Dovizioso
(ottimo pilota, fine collaudatore e risorsa tecnica che farebbe gola a molti
costruttori) che dovrebbero essere riconfermati salvo sorprese dell’ultimo
momento. Inoltre dal 2018 nel team OCTO Pramac Racing è approdato Jack Miller
“rubato” alla Honda, potenziale protagonista della prossima stagione e
possibile “sorpresa” come lo fu il connazionale Stoner nel 2007 passato proprio
dalla Honda alla Ducati. In Yamaha, che dovrà prima di tutto progettare una
moto competitiva, sembra profilarsi una situazione molto delicata con Rossi e
Vinales in odore di riconferma fino al 2020 e Zarcò pronto a ricevere una M1
ufficiale gestita dal team di Poncharal. Tutto tranquillo, quindi, se non fosse
per KTM che potrebbe puntare sul francese in sostituzione (o in abbinata) con
Marquez e per Vinales che potrebbe risentire di una certa insoddisfazione (e
fame di titolo mondiale) che lo potrebbe portare in HRC. In sintesi Yamaha
rischierebbe di perdere non uno ma addirittura due piloti in grado di puntare
alla vittoria, se dovesse mettere in pista una moto non competitiva. Il mercato
piloti si potrebbe aprire molto presto (diciamo entro i primi cinque mesi del
2018) sconvolgendo equilibri e strategie delle varie squadre e gettando benzina
sul fuoco in quella che si annuncia come una delle stagioni più scoppiettanti,
imprevedibili (e probabilmente ricca di outsider che faranno la differenza) dal
ritorno dei quattro tempi nella classe regina.
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