domenica 10 dicembre 2017

Vins Duecinquanta

Approfondimento tecnico sul telaio della più innovativa motocicletta degli ultimi trent’anni presentata a Eicma 2017.
Il telaio è stato oggetto di molteplici e ardite d’interpretazioni tecniche fin dagli albori del motociclismo tanto da avere diverse variazioni sul tema che spaziano dalla classica struttura in tubi con trave centrale unico o a traliccio fino a giungere al diffuso e sportivo scatolato d’alluminio o in fibra di carbonio.
Qualcuno ha pure provato a utilizzare il motore stesso non solo come elemento portante ma anche come struttura a cui ancorare le sospensioni. Ma la vera rivoluzione in materia di telai si è potuta apprezzare all’ultima edizione dell’Eicma, quasi trent’anni dopo l’incredibile V1000 di John Britten, pensata e realizzata dalla Vins, giovanissima realtà artigianale nata nel 2017 a Maranello in grado di sovvertire l’ordine precostituito del mondo delle due ruote. Le menti dietro la Duecinquanta (questo è il nome del modello) provengono dal settore automotive e più precisamente dalla Ferrari, ma l’ispirazione per i loro progetti ha una matrice evidentemente più anglosassone…diciamo dalle parti di Hethel dove ha sede la Lotus di Colin Chapman. In effetti a ben guardare il telaio della Duecinquanta appare semplice, funzionale e leggero. Ma quello che sembra una normale conseguenza di una perfetta fusione tra design e progettazione è in realtà frutto di un attento studio di rielaborazione del concetto stesso di motocicletta. Su questo modello, infatti, il telaio è disegnato e realizzato per svolgere efficacemente la sua funzione, rispettando i dettami base del progetto (leggerezza e semplicità) e garantendo al contempo un numero ridotto di componenti. Ecco spiegato perché in Vins hanno pensato di realizzare una monoscocca portante in fibra di carbonio a sezione cava, il cui interno è conformato come un condotto dell’aria dove è integrato un traversino che ha funzione d’elemento strutturale e di estrattore dell’aria calda che attraversa la moto. Questa sezione viene incollata al nodo anteriore realizzato in fusione d’alluminio, chiamato a svolgere le funzioni di attacco della sospensione, supporto del radiatore, vaschetta d’espansione e convogliatore d’aria, oltre che a supportare il motore. Il nodo anteriore collega quindi i gusci della monoscocca mediante incollaggio distribuendo i carichi derivanti dalle sollecitazioni dovute alla dinamica del veicolo. Inoltre al suo interno (dietro quello che chiameremmo cannotto di sterzo) è montato il radiatore che viene letteralmente investito da aria ad alta pressione senza che vi sia l’interferenza aerodinamica dell’avantreno come sulle motociclette “normali”. La posizione dello scambiatore di calore, collegato idraulicamente con il nodo anteriore, permette un abbattimento delle temperature notevole mentre il flusso d’aria calda viene “accompagnato” all’esterno dal telaio che diventa un vero e proprio condotto d’estrazione grazie anche al traversino, di cui accennavamo poco sopra che velocizza l’evacuazione. Tutto ciò ha dato vita un sistema di raffreddamento ibrido a liquido e ad aria forzata che ha permesso d’impiegare un radiatore più piccolo, e quindi leggero, rispetto a motociclette di pari potenza. Infine l’ergonomia che è stata oggetto di un’attenta analisi e comparazione, con alcuni modelli presi come riferimento per progettare la Duecinquanta. Sedile e zona del serbatoio dove s’inseriscono le ginocchia sono state pensate ispirandosi al mondo delle competizioni per assicurare la massima aderenza del corpo alla moto e il migliore controllo del mezzo. Naturalmente la massa ridotta (la Duecinquanta in versione Competizione pesa 85 chili) diminuisce l’affaticamento fisico del pilota pur con una posizione di guida sportiva, grazie anche alla possibilità di regolare pedaline e semimanubri. 







Nessun commento:

Posta un commento