Presentata
come concept per celebrare il dominio dell’Indian Scout FTR750 nell’American
Flat Track, potrebbe essere in vendita già nel 2018.
Iniziamo
subito con la cattiva notizia. L’indian FTR1200 Custom per quanto fosse dotata
di luci e porta targa e sebbene fosse motorizzata con il 1200 della Scout di
serie è una concept, una one-off, un puro esercizio di stile nato in
collaborazione con il reparto corse per celebrare il trionfo del costruttore
americano nell’ultimo campionato americano di Flat Track dove ha dominato con
l’FTR750.
Ciò premesso quando è stata presentata all’ultima edizione di Eicma,
messa su una pedana accanto alla sorella sportiva per sottolinearne il fil
rouge che le unisce idealmente nello spirito, ha attirato migliaia di
appassionati e fan del marchio al punto da oscurare le altre novità presenti
nello stand, nonostante la differenza tra i due modelli potrebbe essere
paragonata a quella che esiste tra Clark Kent e Superman. Ciononostante è
proprio il successo riscosso tra il pubblico che fa ben sperare, perché al di
là del fatto che l’FTR 1200 sembra sia stata pensata e realizzata con
l’evidente scopo di produrla in serie, la risposta positiva da parte dei fan è
la vera forza propellente che potrebbe spingere l’Indian ad accelerare il
processo di messa in produzione del modello di serie. E in fondo, a ben
guardare, gli elementi sembrano puntare in quella direzione. Propulsore V
Thunderstroke 111 da 1.133 centimetri cubici proveniente dalla Scout, telaio a
traliccio di tubi (rigorosamente verniciato di rosso come da tradizione) in
luogo dell’elemento in alluminio imbullonato del modello da competizione,
fanali a LED, strumentazione analogica, parafanghi, freni anteriori (nelle
competizioni Flat Track si monta solo quello posteriore), cavalletto laterale e
più in generale aria da produzione di serie che non è sfuggita agli avventori
che chiedevano informazioni su prezzo, colori e disponibilità. A questi
elementi bisogna aggiungere l’anima sportiva sottolineata oltre che dal look
evidentemente ispirato al modello da competizione, anche dai materiali con cui
sono state realizzate le sovrastrutture (carbonio) a partire dal serbatoio e
dal codino stretti per finire con la mascherina anteriore che integra le
protezioni per gli steli della forcella. Da quel che si è visto il modello
dovrebbe essere monoposto con una posizione di guida tipicamente da flat track
con pedane arretrate e manubrio bello largo, cerchi da 19 pollici “vestiti” con
gomme specifiche per l’uso dentro gli ovali, freni con dischi a margherita su
entrambi gli assi e sospensione posteriore cantilever con ammortizzatore
singolo (senza leveraggi) pluriregolabile. In sintesi non è una dichiarazione
d’intenti ma è qualcosa di molto simile, che rinverdisce 100 anni di battaglie
tra Indian e Harley-Davidson. Perché è bene sottolinearlo, il costruttore di
Springfield si sta muovendo dannatamente bene sia nel mercato che nelle
competizioni mettendo in atto una strategia vecchia come lo sport motoristico:
i modelli da competizione devono ricordare (se non derivare) da quelli di
serie. Immaginate quale impatto avrebbe avuto una Sportster 883 rivista per il
flat track rispetto alla pur eccellente Street 750! E’ vero che Indian è stata
assente dal mercato per oltre cinquant’anni e quindi si è potuta permettere di
progettare modelli meno “legati” alla tradizione (esempio classico è il
raffreddamento a liquido presente fin dalla rinascita nel 2011) ma ciò non può
essere una scusa per i competitors storici. Aggiungiamo che Indian sta
cavalcando l’onda l’unga del flat track così amato negli states e ampiamente
sdoganato nel vecchio continente dove non è più vista come la classica
“americanata” quanto piuttosto come una disciplina propedeutica e completa, è
il divertimento è assicurato!
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