HONDA EXP-2 (1995)
Sulla scia dell’ultima edizione della
Dakar sudamericana qualcuno di noi ha
buttato li una domanda all’apparenza semplice: quale è stato il mezzo dakariano
che vi è rimasto nel cuore, al di là dei risultati? E quello che se vi dicono
“Dakar” vi viene subito in mente?
Facile dire che si sono subito create fazioni
tra di loro anche opposte. Parlando di motociclette BMW, KTM ed Honda
svettavano su tutte. Qualcuno ha azzardato Cagiva e Moto Guzzi sull’onda del
campanilismo nazionale. Altri hanno ricordato la Yamaha che ha vinto la prima
edizione africana della corsa. Però qui si chiedeva la singola moto non la
marca. Ed il dibattito è diventato ancora più acceso. A parer mio una delle più
incredibili motociclette tra le tante è probabilmente un prototipo Honda della
prima metà degli anni ’90; la EXP-2. Esteticamente era tremendamente bella con
la carena superiore trasparente, e snella ed anoressica all’inverosimile quando
le altre moto lievitavano giunonicamente. Ed era anche tecnologicamente
avanzata. Montava un mono due tempi di 402cc. con accensione ed iniezione
elettroniche (prima diretta e poi indiretta) che producevano un effetto
pre-combustione, valvola di scarico ARC/V (Advanced Radical Control Valve), potenza
di circa 54 cavalli e 6,3 chilogrammetri di coppia massima. In sintesi un
motore a due tempi a parità di potenza con un quattro tempi, è più piccolo per
dimensioni e cilindrata (e di conseguenza l’intera moto sarà più leggera e
raccolta), gira a regimi più alti, è economico e semplice da realizzare, ha
meno parti in movimento e la sua manutenzione è più facile. Di contro il due
tempi per sua natura produce emissioni inquinanti superiori al quattro tempi.
Difatti il ciclo dimezzato del motore a miscela produce scarichi più “sporchi”
per la presenza di combustibile incombusto. Sulla Honda EXP-2 il problema
(presente soprattutto ai bassi regimi) fu risolto con una pre-combustione della
benzina che una volta raggiunta ad alta pressione (grazie anche alla valvola
allo scarico) la camera di scoppio veniva totalmente incendiata e quindi
combusta interamente, riducendo drasticamente il problema anche grazie
all’iniezione diretta nel cilindro. Contemporaneamente una migliore
deflagrazione della miscela permise di ottimizzare il consumo, riducendolo. In
sintesi la EXP-2 aveva un motore a due tempi che lavorava in…tre fasi! Per la
Dakar del 1995 fu scelto un mono 400 (contemporaneamente correvano i bicilindrici
quattro tempi NXR 780…le Africa Twin da gara per intenderci) che risultò
ottimale per le dimensioni della camera di combustione e per l’elevata velocità
lineare del pistone. Evidentemente il prototipo della Honda era un esercizio
tecnico più che un vero mezzo per vincere la Dakar. A parità con la NXR 780 la
EXP-2 era più leggera (155 chili per 54 cavalli contro 170 e 71 cavalli della
bicilindrica), maneggevole, economica nella gestione, parca nei consumi e nelle
emissioni inquinanti. Una vera vittoria tecnologica che a mio modesto parere
avrebbe meritato una maggiore sperimentazione sui campi di gara ed un atto di
coraggio nella produzione di serie (un pò come fece l’Aprilia con il sistema
DITech). Per questo motivo metto sul podio delle moto icone della Dakar la
EXP-2.
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