BMW GS HPN PARIS DAKAR (1985)
Continua su Garage Italiano il
completamento del podio dei mezzi a nostro avviso più rappresentativi della
Dakar. A furor di popolo non si può non menzionare la BMW GS vuoi perché il
mito della moto più venduta in Italia è nato sulle sabbie africane, vuoi perché
l’immagine dei due cilindri boxer sono emblematicamente legati alla corsa
dakariana. Ma quale delle varie BMW?
Anche in questo caso gli animi si sono
accesi. Quella del 1984, la prima vittoriosa? Facce poco convinte. Ma l’idea non
era “il mezzo dakariano che vi è rimasto nel cuore, al di là dei risultati?
Quello che se vi dicono “Dakar” vi viene subito in mente?”. Ed allora non c’e’
storia! La BMW da podio è quella dell’edizione 1985, vincitrice con Gaston
Rahier e che tutti ricordiamo per la livrea bianco/rossa della Marlboro (i più
attenti ricorderanno anche un altro main sponsor: Playboy!). Quello che magari
non tutti ricordano è la storia di quella Dakar. Si veniva da un 1984
vittorioso per il binomio BMW/Rahier che aveva portato l’alfiere Auriol a
cambiare casacca (Cagiva). BMW aveva deciso di approntare una motocicletta
completamente nuova per l’85 e Gaston cominciava a “giocare” con i media
innervosendo l’ex compagno. La struttura della HPN aveva creato un mezzo
competitivo da zero. Nuovo motore da 70 cavalli derivato dal modello stock di
980cc più stretto di ben un centimetro per lato. Telaio rivisto e rinforzato e
forcellone allungato di circa 100mm. Un tocco di italianità sono le plastiche
della Acerbis, la forcella Marzocchi da 42 millimetri (dietro montava
ammortizzatori White Power) ed i freni Brembo. Con 60 litri di carburante la
moto pesava circa 230 chili e gioco forza erano necessarie sospensioni lunghe e
dure (300mm davanti e 280 dietro) che rendevano ostiche le partenze da fermo di
Rahier che non annoverava l’altezza tra le sue peculiarità. E fino a qui
l’ovvio. Ora un aneddoto che pochi conoscono. Poco prima che iniziasse la corsa
era stato chiesto la pilota belga di presenziare con la nuova BMW da gara in
alcune apparizioni pubbliche. Durante una di queste pilota e moto ebbero un
incidente che danneggiò gravemente il telaio deformandolo.
Della qual cosa non
fu fatta trapelare alcuna notizia ma nel team si pensava già al peggio dal
momento che non c’era modo di riparare il danno e non era possibile ricevere
per tempo una moto nuova in sostituzione. In sintesi la GS non poteva essere
competitiva e la Dakar di Rahier e della sua BMW era persa ancora prima di
iniziare. Ciononostante Gaston decide di andare avanti con un telaio totalmente
deformato facendo segnare tempi strepitosi che non venivano neppure avvicinati
dagli altri piloti del team dotati di motociclette “sane”. Ogni sera al bivacco, i meccanici riuscivano
a malapena a sistemare la motocicletta per il giorno successivo senza poter
intervenire sul telaio rovinato. Tenendo testa alle Yamaha che lo tallonavano,
Rahier concluse l’edizione ’85 della Dakar vittorioso ed esausto. Ancora oggi
ci si chiede come quell’accozzaglia di metallo informe possa aver raggiunto
velocità prossime ai 180 km/h nel deserto in quelle condizioni. Più
semplicemente mi piace pensare che quella sia stata la più bella ed eroica
performance del pilota belga su una motocicletta iconica e talmente perfetta
che neppure un telaio non più in squadra poteva trasformare in un bidone. Per
questo motivo la BMW GS HPN MARLBORO PLAYBOY del 1985 viene inserita sul podio
virtuale di Garage Italiano come una tra le moto icona della Dakar.
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