TECNOLOGIA
ITALIANA
Prima
dell’esperimento Ducati con il telaio monoscocca, un’altra casa motociclistica progettò
e vinse con questo tipo di soluzione tecnica. Stiamo parlando di Garelli
storico marchio italiano fra i più antichi (la fondazione è datata 1919) e tra
i maggiori protagonisti delle competizioni nazionali e internazionali
dell'epoca pionieristica.
Dopo una lunga assenza ritornò negli anni ottanta,
con successo, nel motomondiale dove conquistò 51 Gran premi e 5 titoli
costruttori (‘83 classe 50 con la Garelli 50 GP, ‘82/’84/’86/’87 classe 125 con
la Garelli 125 GP) e sei titoli piloti (‘82/’83/’84 con Angel Nieto, ‘85/’87
con Fausto Gresini e ’86 con Luca Cadalora). Il focus di questo post è dedicato
alla 125 GP del 1985. Perché proprio questo? Presto detto…per il particolare
telaio monoscocca in alluminio. Ma andiamo con ordine. Quando nel 1981 scompare
il Cavaliere Vittorio Minarelli, la Garelli acquista tutto il materiale del
reparto corse (motociclette complete, motori, ricambi e telai monoscocca)
compresi i tecnici che da Bologna si trasferiscono a Sesto San Giovanni
(Milano) dove aveva sede l’azienda meneghina. Le piccole bicilindriche 125
Minarelli campioni del mondo ’79 ed ’81 con Angel Nieto, furono oggetto di
blande modifiche (anti-dive meccanico anteriore, dischi freno più piccoli e
nuove livree) e sotto le insegne Garelli conquistarono i titoli ‘82 di campioni
del mondo costruttori e piloti (Nieto) e quello di vicecampioni piloti (Lazzarini).
Nell’83 e ’84 Nieto riconferma il titolo piloti (quello costruttori sfumerà
solo nell’83), fino a quando nel ‘85 la bicilindrica da gran premio italiana
viene profondamente rivista.
GRESINI CAMPIONE DEL MONDO
Gli effetti dell’aerodinamica erano già stati oggetto
di sperimentazioni e studi nella galleria del vento del centro esperienze FIAT
di Orbassano. Ma la vera novità era la ciclistica. Mutuata dalla Minarelli
l’idea del telaio monoscocca in acciaio che integrava il serbatoio, la Garelli
spinse al limite questa soluzione creando un’evoluzione in alluminio del concetto
di base. La struttura scatolata più leggera, rigida e aerodinamica (e per certi
versi confortevole) rispetto al passato, era stata modificata nell’inclinazione
del cannotto di sterzo (da 27,5° a 26°) migliorandone la maneggevolezza. Le
sospensioni Marzocchi vennero definitivamente sostituite con l’anteriore
Forcella Italia ed elementi posteriori White Power (contemporaneamente fu
aggiunto un ammortizzatore di sterzo). Altra novità a livello estetico fu
l’adozione di una carenatura bianca con tabelle portanumero nere e il tricolore
lungo le fiancate.
TEAM FMI
La gestione del team venne affidata alla FMI con Lazzarini
in qualità di direttore sportivo e Fausto Gresini e Ezio Gianola come piloti. Il
propulsore (tutto italiano) rimase il bicilindrico due tempi di 124,68
centimetri cubici a dischi rotanti, raffreddato a liquido e inclinato di 35°
costantemente sviluppato dalla Garelli. Doppi dischi freno anteriori Zanzani da
230 millimetri accoppiati a pinze Brembo, due carburatori Dell’Orto in magnesio
da 29 e cambio a sei rapporti permettevano alla piccola GP (che pesava 78
chili) di sfiorare i 230 chilometri orari. L’85 fu quindi un tripudio del
tricolore nella classe 125; moto (e livrea) italiana, tecnologia italiana,
gestione del team italiana e piloti italiani. Tre vittorie (Austria, Belgio e
San Marino), quattro pole position e 109 punti dopo, consacrarono Gresini
campione del mondo classe 125 (si ripeterà anche nel ‘87 mentre l’86 sarà
appannaggio di Luca Cadalora sempre su Garelli). Con il cambio regolamentare
introdotto nell’87 (e reso operativo l’anno dopo) Garelli perse anni di
sviluppi sui propulsori frazionati ed il vantaggio tecnologico. Da lì in poi fu
una discesa senza ritorno. Ma l’Italia delle piccole cilindrate non rimase a
guardare e senza neppure attendere di riprendere fiato era già iniziata l’era
dei plurivittoriosi monocilindrici 125 da Gran Premio dell’Aprilia.
Sono profondamente commosso, nel guardare queste poche immagini, che però,rendono pienamente merito,al genio Italiano. I pionieri, sono quegli uomini, che aprono la strada, che tutti gli altri, poi seguiranno, magari con mezzi diversi e più possibilità, soprattutto finanziarie. Ma, in tutto, rimane" una anima". - Quelle "cose", continuano a vivere nella originaria scintilla, e sempre parleranno, a chi sa ascoltare col "cuore". Credo sia questo, che io colgo, nella storia della GARELLI, che da ragazzo mi ha tanto affascinato, e non ne capivo il motivo-si era negli anni 60.Le sue vittorie mondiali, erano inscritte nel libro del tempo, ben prima che si concretizzassero Un omaggio a questi pionieri verso i quali, tutto il genere umano, ha un debito di gratitudine. Un ossequio alla Famiglia GARELLI. Fortunato Battaglia- COSENZA
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