Yamaha TZ 750 e Kenny Roberts: la Storia di un binomio
mitico.
Esistono varie categorie di
preparatori. Tra le tante mostriamo un amore viscerale per quella dei visionari
che una mattina si svegliano e pensano “ehi oggi metto il motore di una MotoGP
dentro il telaio di un enduro; monto due ruote che non sono da strada e neppure
da off road e vediamo chi ha il coraggio di guidare questo mostro”.
E se
credete che sia una pura fantasia allora non conoscete la Yamaha TZ 750 da flat
track definita tra le moto piu’ inguidabili del mondo. La storia e’
relativamente semplice. Un giovane Kenny Robetrs non ancora titolato guida la
Yamaha XS nel campionato "AMA Grand National Championship" (il dirt
track) in cui aveva vinto i titoli '73 e '74. Nel ’75 Gary Scott e la nuova
Harley-Davidson XR 750 dominano i primi appuntamenti ed il bionomio
Roberts/Yamaha faticano a tenere il passo con la bicilindrica modificata per le
corse. Inoltre l’affidabilita’ non piu’ all’altezza (frizioni bruciate, catene
saltate e fili allentati) e qualche caduta di Kenny stanno pregiudicando il
risultato in campionato. E cosi’ il futuro “marziano” ed il suo meccanico
personale Kel Carruthers alla ricerca del vantaggio perso, comprendono che cio’
che manca loro e’ la potenza pura, i cavalli vapore. Nessuno dei due poteva
sospettare che sarebbero stati gli attori principali di uno dei capitoli piu’ belli
e spettacolari della storia del motociclismo e che avrebbero gettato le basi
per la creazione di una motocicletta a cui anche da ferma sarebbe stato
imprudente accostarsi senza la tuta di pelle addosso. Quando il progetto
comincio’ ad essere noto ai piani alti Carruthers ottenne il motore della
Yamaha da velocita’ TZ 700 con cui Roberts aveva vinto a Laguna Seca. In soli
cinque giorni il quattro in linea a due tempi da 125 cavalli (50 in piu’ della
bicilindrica giapponese) venne letteralmente incastrato dentro un telaio
modificato XS da flat track e completato da un set di pneumatici Goodyear
specifici. Era nato il mostro che fece esclamare al campione americano la
famosa frase “non mi pagano abbastanza per guidare quella cosa”. E’ notizia
poco nota che nella realta’ altri piloti avevano guidato la Yamaha TZ 750 prima
di Roberts. Tra questi ricordiamo Rick Hocking, Steve Baker, Randy Cleek e Skip
Aksland che pero’ non avendo il controllo di “King” Kenny e non essendo
assistiti da Carruthers ottennero risultati solo marginali. Inoltre la Yamaha
non fu la prima due tempi pluricilindrica in griglia. Erv Kanemoto appronto’
una Kawasaki tre cilindri per i suoi piloti Gary Nixon, Don Castro e Scott
Brelsford. Sebbene avessero riscosso un discreto successo nelle gare locali, in
quelle nazionali pur avendo un’erogazione meno spigolosa delle Yamaha mancavano
di affidabilita’. Si diceva che dopo le gare Kanemoto scendesse in pista per
recuperare i pezzi persi dalle sue Kawasaki. La TZ 750 si caratterizzava per
l’incredibile velocita’ che poteva raggiungere alla fine dei rettilinei (150
miglia ovvero circa 240 chilometri orari) ma anche per la cronica mancanza di
grip, per la voracita’ con cui divorava il pneumatico posteriore e per il
difficoltoso bilanciamento tra acceleratore e trazione in uscita dalle curve.
Per mitigare l’erogazione scorbutica, nelle ultime gare della stagione '75
Carruthers aveva escogitato un controllo di trazione meccanico ante litteram: un
interruttore che inibiva la scintilla ad un cilindro se il pilota ne avesse
avuto bisogno. La moto esordi’ ad Ascot con altri piloti ma la gara per cui
verra’ ricordata e’ quella di Indianapolis. Roberts arrivo’ ad Indy senza aver
visto la moto completa tanto che la regolazione di leve, manubrio e sella
furono fatte in loco. Era nota a tutti la potenza del quattro cilindri
giapponese ed altrettanto evidenti sembravano le difficolta’ di trazione che il
giovane pilota americano avrebbe incontrato in gara. Eppure vinse la prima
semifinale per accedere alla batteria finale in cui duello’ con i piloti
Harley-Davidson. Jay Springsteen e Corky Keener partirono rapidamente e
condussero la gara in testa alternandosi al comando. Fino a quando l’urlo
spaventoso del due tempi annuncio’ l’inizio di una furiosa rimonta. Mentre
Keener ritardava l’ingresso in curva e tentava di avvisare il compagno di
squadra, Roberts comincio’ a sfruttare la sponda delle
balle di paglia ed a disegnare inusuali traiettorie spigolose che spezzavano le
curve cosi’ da poter tenere l’acceleratore piu’ aperto e sfruttare l’enorme
potenza del suo motore senza perdere trazione. Il resto e’ storia. All’ultimo
giro i tre piloti viaggiavano uno dietro l’altro con Roberts in terza posizione, fino a quando
sul rettilineo, spalancato il gas, come una saetta supero’ tutti quanti
tagliando per primo il traguardo. La gara di Indianapolis trasformo’ un buon
pilota in una leggenda e qualcuno disse addirittura che quella fu LA gara di
Kenny, partito con tutti i pronostici contrari su una motocicletta considerata
inguidabile. Dopo aver vinto al debutto Roberts utilizzo’ la TZ 750 in altre
due occasioni senza grandi risultati fino a quando decise di tornare in sella
alle vecchie XS. Alla fine della stagione le prestazioni mostruose della Yamaha
obbligarono l’AMA per questioni di sicurezza a riscrivere il regolamento vietando
di fatto l’utilizzo di motociclette
simili.
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