giovedì 30 aprile 2015

PERSONAGGIO

CARLO GUZZI
Qui a Garage Italiano ci siamo posti una domanda: quanto incide il DNA del fondatore nella caratterizzazione di un marchio di motociclette? Per esempio esiste una marca che ha sperimentato le più svariate architetture di motori, che attualmente produce l’unico propulsore a V trasversale al mondo raffreddato ad aria, che ha vinto oltre 3300 competizioni, che ha quasi 100 anni (e non ha alcuna intenzione di mollare) e che è italiana.
Parliamo della Moto Guzzi, uno dei marchi (insieme a BMW, Ducati, Harley-Davidson e Triumph) maggiormente riconoscibili nel mondo. E sebbene i fondatori fossero due (Carlo Guzzi e Giorgio Parodi) è evidente come l’anima dell’intera produzione provenisse da Carlo che rimase alla testa della progettazione dei modelli fino agli anni ‘60. Nato a Milano il 4 Novembre del 1889, secondo di quattro figli, mostrò fin dall’infanzia una mente irrequietezza e vivace. Alla morte del padre nel 1906, abbandonò gli studi e si trasferì con la famiglia nella casa di villeggiatura a Mandello del Lario dove trovò impiego prima alla Singer e nel 1909 alla Isotta Fraschini nel reparto prove motori. Durante la prima guerra mondiale conobbe Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli con cui condivideva la medesima passione per la meccanica. I tre giovani coltivavano l’ambizioso programma di costruire un propulsore motociclistico in grado di offrire ottime prestazioni, grande affidabilità e sicurezza. Alla fine del conflitto Ravelli perì in un incidente aereo ma i due amici portarono avanti il progetto basato su soluzioni già presenti sul mercato ma ricombinate in maniera più razionale. Aver lavorato nelle grandi fabbriche aveva reso la mente di Carlo predisposta a un’attenta pianificazione industriale della produzione. L’unico tassello mancante erano i fondi con cui avviare l’impresa che giunsero dal padre di Giorgio. Sia il prototipo che il modello di serie della prima Moto Guzzi mostravano caratteristiche innovative rispetto alla produzione contemporanea. Il monocilindrico orizzontale di 500 centimetri cubici abbassava il baricentro del mezzo, aveva lubrificazione forzata, valvole laterali, volano esterno e trasmissione a ingranaggi. Nel complesso il prodotto si caratterizzava per la grande semplicità costruttiva e l’ottimo rendimento. Nel 1920 una nota rivista di settore annunciava l’imminente nascita della motocicletta, progettata con criteri tecnici, stilistici e funzionali nuovi e singolari: “Abbiamo il piacere di poter annunciare alla numerosa e meritevole classe dei nostri lettori questa importante novità: che la prossima primavera verrà lanciata sul nostro mercato una nuova macchina italiana per opera di una forte Società Anonima che si è costituita in questi ultimi mesi con lo scopo di creare un tipo di motocicletta standardizzato che possa degnamente competere con i migliori prodotti del mondo”.
Normale 1921
La Società anonima Moto Guzzi fu fondata il 15 marzo 1921, con un capitale di 500.000 lire. Venne allestito uno stabilimento di 300 metri quadrati a Mandello del Lario (perché ricca di operai specializzati nella metallurgia) con nove torni, due fresatrici, una rettifica, una limatrice, due fresette, un trapano, una trancia, un forno elettrico, gli attrezzi da banco, gli strumenti di precisione e varie scorte di materie prime e semilavorati. Nel giro di qualche anno la capacità produttiva dell'azienda crebbe in modo sostenuto e conseguentemente modelli sportivi e partecipazioni a gare nazionali e internazionali divennero un imperativo di mercato importante per espandere la produzione di serie. Carlo riteneva che le corse non fossero un banco di prova sufficiente per sperimentare nuove soluzioni; era convinto che la ricerca di nuove tecnologie fosse portata avanti nel reparto sviluppo. Per questo motivo aveva fatto approntare un motore con parti intercambiabili così da poter sperimentare personalmente ed empiricamente i più disparati componenti. Questo muletto fu soprannominarlo “Esagera”. Per fortuna la Moto Guzzi s'impegnò nelle gare fin dal suo primo anno di vita, con i risultati che abbiamo accennato all’inizio. Con il tempo la brillante mente di Carlo portò a un incremento considerevole della produzione grazie alla vendita dei modelli in Italia prima e all’estero poi e infine con le commesse statali. Le motociclette progettate da Carlo divennero in breve tempo imbattibili sui più disparati campi di gara; il Tourist Trophy fu conquistato nel '34 con Stanley Woods e nel ‘37 con Omobono Tenni (soprannominato per tale impresa “The Black Devil”). 
OMOBONO TENNI su MOTO GUZZI al TT del 1937
Una delle Moto Guzzi più vincenti di tutti i tempi fu la bicilindrica 500 con V di 120 gradi del ‘34 (Carcano sarebbe stato assunto qualche anno dopo). Dopo la seconda guerra mondiale Carlo comprese le mutate necessità del paese e reindirizzò immediatamente i progetti su nuovi modelli di tipo utilitario. Per le esigenze della ricostruzione venne approntato un motocarro robusto e maneggevole (Ercole 500), mentre  per motorizzare rapidamente il paese si puntò su un prodotto economico (Guzzino). Quest’ultimo nel triennio ‘46-‘49 fu prodotti in 50.000 esemplari divenendo il mezzo più diffuso tra operai, agricoltori e medici condotti. Partito da un prezzo di 159.000 lire all'inizio degli anni ‘50, scese a 99.000 lire nel corso del quinquennio. Per le cilindrate maggiori il modello di successo fu il Falcone con lo storico ed inossidabile monocilindrico orizzontale per il quale Carlo in persona progettò la prima forcella anteriore rovesciata della storia. Nel frattempo un nuovo tipo di veicolo andava affermandosi: lo scooter. Anche in questo caso fu creato qualcosa di straordinario che riscosse un grande successo: il Galletto. Originale nell’impostazione generale si caratterizzava per le ruote alte, la robustezza, il telaio portante e l’adattabilità ai differenti tipi di terreni (soprattutto di campagna). Anche l’impegno agonistico nel dopoguerra riprese con modelli sempre all’altezza della fama della Moto Guzzi. I mono e bicilindrici progettati negli anni ’30, evoluti e migliorati continuavano a vincere nelle gare di velocità contro motociclette più nuove e potenti. 
MOTO GUZZI FALCONE
 MOTO GUZZI GALLETTO
Grazie alla linea di modelli pensati da Carlo il marchio conobbe un'inarrestabile espansione fino agli anni cinquanta, quando arrivò ad avere quasi 1.600 dipendenti e 23 dirigenti. In quel periodo soleva dire agli ospiti che si presentavano nello stabilimento " qui ci sono dei gran dottori ma se a qualcuno fa male la pancia non ce n'è uno che lo sappia guarire!". All’inizio degli anni ’60 per la prima volta l’andamento del valore degli utili precipitò drammaticamente. Il cofondatore rimase alla testa del reparto progettazione fino al 1961 (l’ultima creazione fu la Lodola). Ritiratosi a vita privata morì il 3 Marzo del 1964. Due anni dopo l'azienda fu posta in liquidazione e rilevata dall'Istituto mobiliare italiano (IMI). Oggi la Moto Guzzi risiede ancora nello storico stabilimento di Mandello del Lario. Carlo Guzzi incoraggiava costantemente i suoi tecnici a intraprendere strade nuove e a percorrerle fino in fondo. Rimase sempre un innovatore, sviluppò moto di ogni tipo, esplorò configurazioni motoristiche sconosciute, fu il primo a costruire nel 1950 una galleria del vento (tutt’ora funzionante) in scala 1:1 per lo studio aerodinamico delle motociclette (si dice che quando veniva accesa assorbisse talmente tanta energia che le luci del paese si abbassavano). Grazie alla galleria del vento videro la luce il famoso becco aerodinamico e le carenature a campana.
GALLERIA DEL VENTO

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