BICICLETTE D’AUTORE
MARENERO
Creativo è l’aggettivo che viene
subito in mente quando si parla di e con Enzo
Bollani. Innamorato del mondo delle quattro ruote, di lui ci sono piaciute
la schiettezza e, ovviamente, le biciclette che come afferma lui stesso “non
serve essere milionari” per acquistarle sebbene trasudino attenzione per i
particolari, per i materiali e per la qualità con cui sono realizzate (andate a
guardare le saldature). Storia, progetti e aneddoti in un’intervista senza
filtri. Signore e signori vi presentiamo Bollani
Biciclette (link), prodotto made in Italy esportato in tutto il mondo.
Garage Italiano: Quando hai iniziato? Cosa
facevi prima e perchè le biciclette?
Enzo Bollani: Bollani Biciclette é nata
il 29 settembre 2013. Fin da subito, sapevo che non sarebbe stata un'avventura.
Prima di entrare nel settore ciclistico mi sono occupato di televisione. Sono
stato per anni impegnato dietro le quinte di alcune tra le più prestigiose
produzioni Rai, con Ballandi, e poi a MTV. Ho girato mezzo mondo, poi sono
tornato e ho aperto la mia casa di produzione video. Però nasco grafico, ed è
per questo che diventa più facile, per me, immaginare linee nuove, sia per le
biciclette che per altri oggetti. Ho disegnato scrivanie, ho arredato diversi spazi
e curato ristrutturazioni pur non essendo un architetto. Ogni bicicletta Bollani
è interamente concepita da me, sul piano stilistico e formale. I loghi, ad
esempio, hanno alle spalle ore di lavoro, di esperienze. Devo ringraziare di
essere stato e di esserlo ancora, indirettamente, allievo di Munari e Gio
Ponti, di essermi perfezionato a Parma, in quella che rimane anche la mia terra
d'origine in percentuale maggiore: l'Emilia. Sono una specie di sangue misto, e
forse per questo non amo i confini.
TARGA
G.I: Personalità italiana e qualità sono
evidenti anche ad un occhio non esperto.
E’ tutto made in Italy? Come sono state accolte nel mercato nostrano?
E.B: La personalità italiana é
dominante ma non so fino a che punto. Mentre scattavamo le prime fotografie
ufficiali, sul Lago di Como, mi si avvicinò un ragazzo sui 40 anni straniero.
Mi disse di essere un designer del gruppo di Walter De Silva e di avere
lavorato al Centro Stile dell'Alfa Romeo ad Arese. Oltre a sembrarmi una
coincidenza incredibile, dato che sulle mie biciclette c'è una
reinterpretazione del Biscione Visconteo, che si aggiunge al caso di aver
scattato a Villa Olmo (che, a sua volta, ha il Biscione al centro del timpano),
per me fu illuminante e l'incontro casuale spostò ulteriormente le prospettive:
mi disse che gli sembravano biciclette nordiche per la loro linearità. Non
seppi inizialmente se prenderlo come un complimento ma, appena rientrato a
Dubai mi chiese di spedirgliene un paio: una da usare e l'altra da appendere in
casa. Telaisticamente, così come in gran parte della componentistica, le
Bollani sono assolutamente Made in Italy. La percentuale di parti realizzate in
Italia é cresciuta nel frattempo, così come sono destinante ad aumentare le
parti realizzate ad hoc direttamente da Bollani, quindi peculiarità esclusive.
Il mercato italiano é stato inizialmente avverso. Fortunatamente, dato che io
ho iniziato per passione e per curiosità, per certi versi anche per
divertimento, chi doveva apprezzare i valori delle Bollani é riuscito ad andare
oltre. C'è da dire che il mercato italiano é soltanto quinto, ad oggi. Prima
vengono gli Stati Uniti, il Giappone, gli Emirati e - stranamente - la Svezia.
La Russia arriva dopo, forse anche perché in qualche modo gli scambi sono stati
penalizzati. Adesso sto lavorando per
entrare in un mercato affascinante come la Cina.
SERENA
G.I: Sono rimasto impressionato dalle saldature
perfette. Come nasce una bicicletta Bollani? Da dove derivano i nomi?
E.B: Quando ho deciso di produrre
biciclette é stato un lampo. Ero al telefono con un giornalista del Corriere
della Sera. Mi stava intervistando a proposito della mostra che organizzai
nella mia piccola galleria a Milano e che si chiamava "Sono in Fuga".
Fu un successo enorme e non so come mi venne l'istinto di dire che avrei
prodotto 21 esemplari di quella che poi sarebbe diventata la Marenero. Fu una corsa contro il tempo,
spericolata e incosciente perché non conoscevo nemmeno tutti i nomi dei
componenti, ispirandomi soltanto al disegno automobilistico e avendo fatto
partire tutto da un'idealizzazione grafica. Fu così che in meno di due mesi di
time to market, riuscii a presentarle e a fare in modo che trovassero anche
degli acquirenti, che più che altro vedo come affezionati e amanti del Bello. Però
sottolineo che, essendo un automobilista nato, volevo e pretendevo anche
assemblaggi perfetti, più teutonici che italiani. É un'impresa che sta
riuscendo sempre di più, sempre meglio. Si tratta di un dato oggettivo visibile
anche al buio. I nomi delle Bollani nascono da intuizioni improvvise,
istintive. Sono fortunato sulla scelta dei nomi, probabilmente. Sta di fatto
che, normalmente, non devo sedermi alla scrivania e pensarci troppo. Soltanto
nel caso di un modello, rimasto inedito, mi adeguai e presi ispirazione dalla
data di nascita di quello che sarebbe dovuto essere il mio socio nell'impresa,
aggiungendo un '73. Perché inizialmente non ero e non sarei dovuto essere solo
a portare avanti questa visione, questo progetto, ma lavorare in gruppo non per
tutti é facile; è indispensabile una grande costanza alimentata anche da un po'
di follia. Quindi, vedete? Ci sono anche già alcuni modelli rimasti segreti, su
cui un domani si potranno far nascere leggende. Se é vero che é il viaggio a
contare, più della meta, vi anticipo che intendo entrare nell'agonismo, da qui
a due anni. Vedremo come andrà. Spero di condividere al massimo questo
divertimento, perché le biciclette non le produco per me.
G.I: Le biciclette Bollani sono tutte a
scatto fisso? Quanto ci si può spingere
nella personalizzazione? Ti sono state fatte richieste particolari?
E.B: Le Bollani di oggi sono tutte a
scatto fisso invertibili e quindi utilizzabili quotidianamente. Nonostante
questa caratteristica abbiamo prodotto una fat bike su misura un anno fa, prima
che esplodesse la moda. Era per una persona particolare ma non abbiamo mai
diramato fotografie in merito perché su quelle realizzate ad hoc chiediamo il
consenso ai legittimi proprietari… per quanto spesso ce ne dimentichiamo perché
abbiamo tante cose da fare. Esempi base di pezzi realizzati ad hoc sono la Targa N.1 e la Serena. Abbiamo anche prodotto una mountain bike con una
verniciatura incredibile amarena cangiante e riflessi blu-viola. Le Bollani su
misura rientrano sotto un'egida speciale che si chiama Numero 1.
G.I: Chi è il cliente tipo che acquista una
biciletta Bollani?
E.B: Il cliente tipo delle Bollani non
esiste. C'è una gran varietà di richieste, ma anche di estrazioni sociali. Non
sono biciclette che nascono per essere appese in casa ma, spesso e volentieri,
succede che diventino una sorta di quadro appeso, e questo mi fa anche piacere.
Ci sono manager, giovani, artisti. Infine, si sta sempre più facendo avanti una
clientela cosiddetta vip, di persone conosciute dal pubblico. L'età varia tra i
25 e i 75 anni. Come potrei definire il pubblico delle Bollani, se non
eterogeneo? E non serve essere milionari.
G.I: Le biciclette oggi sono oltre che un mezzo
di trasporto anche un oggetto di design che in questo caso si ispira anche al
mondo delle quattro ruote. Manubrio in tek ed alluminio e freno a joystik. Da
dove vengono queste idee?
EB: I materiali sono fondamentali,
così come l'etica. Mi è stato proposto di rivestire un telaio in pony e ho
respinto la richiesta perché rimasi letteralmente scioccato. Certo, usiamo
molto la pelle e il cuoio, puntando su materiali pregiati ma usciamo molto
volentieri dallo standard se si tratta di inventare qualcosa di nuovo, o di essere
i primi in assoluto a proporlo. Ma, anche se ora parlo al plurale perché
naturalmente ci sono persone che lavorano con me e vince il mio senso di gruppo
e di condivisione, è fuori dalla mia prospettiva e idea stilistica ogni forma
di esagerazione e di forzatura. E non voglio forzare o snaturare, motivo per
cui ho saputo e so pronunciare qualche no. Preferisco farmi copiare, come é già
ampiamente accaduto, che copiare qualcosa di esistente o realizzare qualcosa
che non appartiene al mio stile e alla mia ricerca.
G.I: Limited edition, serie numerate o
esemplari unici realizzati ad hoc. Perché?
EB: Le serie limitate, numerate e
realizzate in pochissimi esemplari sono una scelta di libertà e al contempo
organizzativa, sul piano della produzione. Il marketing non c'entra, dato che
oggi anche le merendine sono limited edition. Io mi rifaccio, anche in questo,
al mondo automobilistico, al quale sono da sempre legato, anche da una passione
così profonda che non so dove vada a finire. Comunque non esisteranno mai
Bollani di massa.
G.I: Personalmente mi piacciono la Marenero,
la Targa e la Miami. C’e’ una bicicletta a cui sei particolarmente legato?
E.B: Sono legato a ogni Bollani che
viene realizzata e che va a soddisfare la voglia di distinguersi di chiunque me
le richieda. Così legato che, spesso, le consegno personalmente. Ho persino
consegnato una Marenero in Sicilia, viaggiando di notte per fare prima, perché
io vorrei conoscere tutti e perché sono innegabilmente curioso. Motivo per cui
ho iniziato a fare qualcosa in cui non ero affatto specializzato. Se in meno di
2 anni siamo così riconosciuti e rispettati, vuol dire che la passione e
l'amore per ciò che si fa vengono ripagati, a patto però di essere presenti,
precisi e di volersi migliorare continuamente. É un impegno che pochi
immaginano.
G.I: Come saranno le biciclette del futuro?
E.B: Il futuro di Bollani Biciclette é
libero e vuole mantenere la stessa caratteristica di imprevedibilità, lo stesso
lampo che lo ha fatto diventare un marchio e dal quale si sta sviluppando
un'impresa. Mi fido del domani, ma mi fido soprattutto dell'oggi e di quello
che accade da qui a poche ore. Mentre la tendenza generale e anche per certi versi
consigliabile é quella di pianificare all'infinito, magari con piani triennali
o quinquennali, in casa Bollani si preferisce affinare il prodotto e
perfezionarlo, il che é forse il migliore di tutti i piani possibili, di tutti
i progetti possibili. Come ho detto poc'anzi, c'è la forte intenzione di farle
correre, di puntare su giovani ciclisti, ma c'è anche un occhio puntato
sull'innovazione, non solo sulla ricerca dei materiali. In questa direzione, ci
sono già contatti e la voglia di condividere sfide nuove con gli studenti del
Politecnico. Per esempio, io stimo molto Gianluca Sada, che ha dato vita a una
sua idea assolutamente nuova: la Sada Bike. Ma un patto con me stesso e con chi
ama le Bollani é questo: produrre esclusivamente in Italia, nella Patria dello
Stile, dei Motori, del Bello.
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