martedì 27 ottobre 2015

HONDA

CB 450 “QUATTROEMMEZZO AJK” by ANVIL MOTOCICLETTE
Lo ammetto, prima di scrivere di Anvil Motociclette li ho osservati per un bel po di tempo; in silenzio. Perché la prima impressione che ho percepito è stata la stessa di quando sentii per la prima volta “Deep Purple in Rock” il disco della band inglese uscito negli anni ’70, una vera pietra miliare del rock che gettò le basi dell’heavy metal.
Con una differenza: se i Deep Purple li immaginavo come delle fontane sonore di colori psichedelici (nonostante la virata musicale), Marco ed Alessandro (i creatori di Anvil) sono un tripudio di bianco e nero con relative sfumature intermedie. E se i Deep hanno cambiato il volto della musica negli anni ’70, allo stesso modo l’atelier meneghino recupera e restaura moto iconiche degli anni ’70 ed ’80, che hanno segnato indelebilmente il mondo delle due ruote, applicando il loro stile unico. E per presentare questo incredibile duo ho ritenuto opportuno proporvi la seconda motocicletta modificata da loro alcuni anni fa: la Quattroemmezzo AJK. La piccola Honda per quanto interessante non ha mai fatto battere i cuori degli amanti delle giapponesi. Ma i ragazzi di Anvil le hanno restituito il merito che le spettava spogliandola strato dopo strato del superfluo portando a nudo l’essenza della CB e imprimendo il loro stile minimalista e concreto. Basata su una tonalità di nero opaco (che ha coinvolto anche parte del motore, della forcella, della pinza freno e degli scarichi) è stata modificata innanzitutto nella posizione di guida grazie ad una nuova sella bassa e piatta in pelle di capretto (il telaietto è stato accorciato e chiuso con il classico archetto) e ai semimanubri fortemente angolati con leve frizione e freno alleggerite e comando del gas sostituito con un Tommaselli Daytona. Gli steli della forcella sono stati sfilati sulle piastre per abbassare l’anteriore (al posteriore sono stati montati nuovi ammortizzatori) e il parafango è stato semplicemente rimosso. Svuotata la porzione sotto sella da ogni orpello adesso fanno capolino tromboncini con la classica reticella che permettono ai  carburatori di respirare a pieni polmoni. Al retrotreno fa sfoggio un nuovo e minimale parafango nero in alluminio, scarichi più corti e, seguendo questo stile, luci anteriori e posteriori più piccoli e del medesimo colore scuro. Sempre secondo il ’70 style i carter sono stati “sforacchiati” ed alleggeriti mentre il serbatoio è stato sostituito con un elemento in alluminio in parte spazzolato ed in parte dipinto in nero opaco (è l’unica nota di “colore” che troverete su questa moto). Due Avon per coperture e la special è servita. Vi sembra poco? Direi proprio di no. Perché come scrivevo in apertura ho studiato per un bel po’ le special e lo stile dei ragazzi di Anvil e posso garantirvi che non è necessario spendere cifre iperboliche o montare accessori supertecnologici per creare una fuoriserie (ecco un altro termine molto seventies). Piuttosto è fondamentale che sia guidabile, che abbia prestazioni migliori del modello di serie e che trasudi stile e personalità. E posso garantirvi che questi elementi sono tutti presenti in questa (e in altre) realizzazione di Marco ed Alessandro due novelli traghettatori danteschi che accompagnano anziane moto nel passaggio da un anonimo purgatorio attraverso l’antro della fucina di Anvil per rinascere ad una nuova e gloriosa vita. Anche con “soli” due cilindri e 45 cavalli vapore.      





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