martedì 5 luglio 2016

INDIAN BY ROLAND SANDS

MODERNA E RETRO’ MA SEMPRE VELOCISSIMA
C’è tutto quello che ci si aspetterebbe da una Indian degli anni d’oro delle corse americane, dei board track e dell’era pioneristica della velocità in circuito ma con una base moderna. E se da un lato Indian con la sua Scout ha centrato in pieno lo spirito della sua progenitrice, Roland Sands ha fatto altrettanto con la sua special preparata per il Wheels & Wves di Biarritz…a partire dalla forcella anteriore!
Si tratta di un pezzo unico costruito appositamente per questa motocicletta, con la classica conformazione di quelle anni ’20 e con l’aggiunta di un mono Ohlins centrale TTX da mountain bike pluriregolabile. Il progetto è caratterizzato da linee pulite e per questo motivo il grosso radiatore centrale di serie è stato sostituito con altri elementi più piccoli e visivamente meno invasivi, dal momento che anche il telaio è stato cambiato con uno totalmente nuovo. In pratica, come fosse il sogno del cappellaio magico del mondo di Alice, Sands ha smembrato e ricostruito uno Scout moderno immaginandolo come fosse quello degli anni ’20. Ecco perché il telaio originale d’alluminio è stato accantonato per una struttura in tubi al cromo-molibdeno più leggera e con quote ciclistiche più “aggressive”, ispirata nella forma al Progetto 156 e, in parte, anche al telaio dello Scout originale. Per le sospensioni, oltre alla forcella anteriore di cui si è già detto, dietro è stato utilizzato l’ammortizzatore di una Panigale (proprio come fatto con il Progetto 156) posizionato come nella moto italiana e vincolato ad un forcellone bibraccio in tubi con capriata di rinforzo superiore. Oltre ad un innumerevole quantità di parti marchiate RSD, su questa special è stato montato uno scarico in acciaio specifico e un finto serbatoio dell’olio utilizzato per nascondere buona parte della componentistica elettronica “modera”. Per il resto si è cercato di mantenere un aspetto volutamente crudo e non rifinito come si conviene con i migliori prototipi da corsa. Quindi tubazioni a vista, fascette che stringono fili elettrici, mascherina piatta per mimetizzare i piccoli faretti e serbatoio sottocanna; il tutto chiaramente ispirato al passato della Indian ma con evidenti richiami anche alla produzione attuale e al futuro della gamma. L’idea era quella di creare una Scout vecchio stile ma ben più veloce e prestazionale della progenitrice che ha corso dagli anni ’20 ai ’50 su tutti i circuiti americani. Il tocco finale è dato dalla verniciatura che utilizza l’iconico rosso tanto caro al marchio, e il nero per snellire alcuni elementi moderni come i radiatori appunto. Non è il classico gioco del remake dove il passato viene citato per invogliare a far piacere l’oggetto. Si tratta piuttosto di un notevole lavoro di customizzazione che richiama elementi dei modelli più significativi prodotti da Indian, senza però scimmiottarli. Difatti come per la Scout originale le prestazioni erano il dictat del suo DNA, allo stesso modo su questa special sono stati utilizzati elementi pregevoli per garantire quelle performance e quella sportività che sulla Scout non possono mancare. 






























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