MV
Agusta è attualmente l’unico costruttore di motociclette italiano che può
essere paragonato alla Ferrari di Enzo. E come il Drake viveva con passione la
sua azienda, allo stesso modo prima Claudio Castiglioni e poi suo figlio
Giovanni (Presidente e azionista di maggioranza) fanno lo stesso in MV.
Tutto
ciò è evidente anche leggendo i freddi numeri; quando per esempio nel 2010
Claudio riacquistò da Harley-Davidson il marchio varesino, quest’ultimo aveva
una produzione di circa 2.000 moto, un fatturato di 30 milioni e perdite per
50. Castiglioni aveva ceduto due anni prima agli americani l’MV Agusta con un
piano d’espansione già pianificato che nella realtà non è mai stato attuato a
causa della crisi economica. Buell, di cui Harley-Davidson era proprietaria, fu
chiusa definitivamente ed MV avrebbe fatto probabilmente la stessa fine se non
fosse intervenuto Claudio, che vantava sugli americani un credito di 80
milioni, utilizzato parzialmente per rilevare il marchio. Altri 20 milioni
ricevuti a conguaglio del credito, furono immediatamente reinvestiti
nell’azienda. Successivamente è stata avviata una razionalizzazione dei costi (quelli
fissi sono scesi da 3 a 1,2 milioni al mese) e massicci investimenti nelle aree
di ricerca e sviluppo (tra il 2010 e il 2015 circa 80 milioni di euro pari al
30% del fatturato che è una percentuale notevole anche per le grandi aziende).
Il risultato è stato una crescita del fatturato da 30 a 100 milioni in soli 5
anni e una produzione passata da 2.000 a 8.500 moto. Ciononostante nel 2015 è
accaduto un evento che ha messo in crisi l’intera azienda. A fronte di una
crescita del fatturato del 30%, l’immatricolato è stato del 22%. La differenza
(8%) sono motociclette incamerate dai venditori ma rivendute in un lasso di
tempo mediamente più lungo che ha generato una dilatazione delle tempistiche di
pagamento (orientativamente da 60 a 200 giorni). Poiché nel 2014 la Mercedes-AMG
è entrata nella compagine azionaria con una quota del 25%, è stata proposta una
ricapitalizzazione che però non ha mai avuto seguito. La crisi di liquidità e
la volontà di preservare il valore dell’azienda, i dipendenti e i creditori
hanno imposto ad MV di richiedere l'ammissione al concordato, una formula che
permette di “congelare” momentaneamente i debiti pur continuando a lavorare per
poi presentare un piano di rientro ai creditori. La domanda, lecita, è perché Mercedes-AMG
non è intervenuta? Premesso che MV (come tutte le società del settore
automotive) necessita di flussi intensi di capitali, che l’accesso al credito
negli ultimi anni è diventato difficoltoso e che a Schiranna non sono semplici
assemblatori ma costruttori completi (disegnano e producono ogni componente),
un intervento di Mercedes-AMG avrebbe avuto senso (anche in virtù di quanto
fatto da Audi con Ducati). In realtà l’accordo stretto tra le due aziende aveva
una natura puramente commerciale e di marketing che prevedeva, oltre alla
sponsorizzazione dei singoli marchi nel mondo delle competizioni a due e
quattro ruote, anche la condivisione dei punti vendita a livello mondiale. E’
facile immaginare che un marchio come MV Agusta possa far gola a investitori stranieri
soprattutto indiani e cinesi, per il suo retaggio tecnico e culturale, il
blasone della sua storia e la qualità ed esclusività dei suoi prodotti.
Ciononostante, proprio in un’ottica di tutela e crescita del marchio, l’accordo
con Mercedes-AMG è stato preferito rispetto ad altre possibili partnership. Ciò
detto entro la fine dell’estate sarà presentato un piano finanziario e
industriale che tutelerà azienda, dipendenti e creditori e che sfocerà al
salone di Milano con sorprese per quel che riguarda i prodotti. Non è un caso
che le motociclette più belle degli ultimi vent’anni siano state immaginate e realizzate
da MV Agusta. Basti pensare alla prima 750 F4, alla nuova F3 (che ha richiesto ingenti investimento per progettazione e sviluppo del motore a tre cilindri), alla Rivale (una tipologia di motocicletta che fino a
quel momento non esisteva per impostazione e stile) e alla Turismo Veloce il
cui codino (oltre a tutto il resto della moto) ha fatto la storia del design e dell’ingegnerizzazione nel settore
delle due ruote. MV Agusta, inoltre, è un marchio fortemente legato alle
competizioni in circuito e alla storia del motociclismo. Basti dire che Giacomo
Agostini, il pilota più titolato del motomondiale, ha conquistato 13 dei suoi 15
titoli mondiali proprio con MV. E qui si torna alla premessa: MV Agusta come la
Ferrari, è un patrimonio tutto italiano da tutelare, fatto di prodotti che
nascono dalla passione degli uomini e delle donne che lavorano a Schiranna e guidato da un
imprenditore, Giovanni, che come suo padre Claudio (e come Enzo) ha a cuore
prima che il profitto in se, l’azienda stessa.
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