Che
guidiate una special o un maxi scooter, che attraversiate sentieri e
sottoboschi con un enduro o giriate in pista con una sportiva, buona parte del
divertimento (e della vostra incolumità) sarà affidato all’efficienza dell’impianto
frenante. Di seguito elencheremo alcuni consigli per migliorare e
manutenzionare i freni e i suoi componenti, senza cadere nei tecnicismi del
caso.
Regole semplici, facili da ricordare e pratiche. Innanzitutto sappiate
che dal 24 settembre del 2010 a norma di legge è possibile migliorare
l’impianto frenante di serie acquistando prodotti omologati presso qualunque
punto vendita specializzato, facendolo montare da un installatore qualificato e
recandosi presso gli uffici della motorizzazione civile per effettuare il
collaudo e ottenere l’aggiornamento della carta di circolazione. Ciò detto,
possiamo dividere i componenti dell’impianto frenante in quattro gruppi: leva e
pompa al manubrio, tubazioni, pinze e dischi.
1)
Leve e pompe sono spesso sottovalutate, ma
svolgono una funzione meccanica fondamentale per moltiplicare la forza del
potere frenante. Innanzitutto è bene sapere che esistono leve snodabili e
regolabili nella distanza dalla manopola, da preferire a quelle fisse. In caso
di caduta lo snodo le protegge da buona parte delle rotture e regolando la
distanza possono essere adattate alle mani dei motociclisti. Le pompe freno
radiali sono consigliabili rispetto a quelle classiche poiché è possibile
incrementarne il leveraggio e montare cilindretti con diametro maggiore. Ma
soprattutto sono, per conformazione, più resistenti alle torsioni delle forze
applicate sulla leva (che rimane in asse con il pistoncino). Tutto ciò permette
di ridurre le dispersioni energetiche per avere una risposta più pronta e
modulabile dell’azione frenante. Inoltre esistono leve che permettono di
modificare la distanza tra il fulcro della stessa e il punto di contatto con il
pistoncino. Per semplificare, una distanza di 18 millimetri rende la frenata
modulabile mentre una distanza di 20 millimetri si traduce in una risposta più
pronta e secca. Quest’azione meccanica è il primo fattore di moltiplicazione
della forza esercita dalle pasticche sul disco; e nel caso in specie si parla
di un incremento di 3-5 volte quella alla leva.
2)
Le tubazioni sono, probabilmente, il primo
elemento facilmente modificabile con poca spesa e tanta resa. Generalmente sono
di materiale gommoso (specifico per impianti frenanti) che produce il così
detto “effetto polmone”. In sintesi quando il liquido freni viene messo in
pressione dal pistoncino alla leva, trasmette tale forza al pistoncino della
pinza freno. Le classiche tubazioni si espandono a causa di queste forze
(effetto polmone), generando una sensazione di spugnosità dei freni (frenata
meno incisiva, spazi d’arresto più lungi, perdita di modulabilità). Per ridurre
quest’effetto basta sostituire le tubazioni originali con altre in treccia
metallica che risentono meno l’espansione dovuta al liquido dei freni.
3)
Pinze, pistoncini e pastiglie sono gli elementi
che trasferiscono la forza frenante sui dischi. Esse possono variare per
dimensioni e numero di pistoncini (da un minimo di 2 fino a 8 e con diametri
variabili), avere una posizione classica (trasversale) o radiale, ma lavorano
secondo lo stesso principio: il liquido spinge i pistoncini che a loro volta
premono le pastiglie sui dischi. Più pistoncini non vuol dire obbligatoriamente
più potenza frenante, quanto piuttosto modulabilità. La tipologia della pinza è
un parametro sostanziale. Quelle tradizionali sono soggette a forze torsionali
nel verso della rotazione del disco che deformano la struttura della pinza
stessa (vincolata alla forcella solo nella parte superiore), che perde
rigidezza, e non garantisce più il corretto posizionamento delle pastiglie sul
disco. Si tratta di situazioni limite da tenere in considerazione se si vuole
modificare l’impianto frenante. Le pinze radiali (spesso monoblocco)
sopperiscono a queste problematiche principalmente perché vincolate sia nella parte
superiore che inferiore. Consegue che i materiali si consumano in modo più
uniforme poiché le pastiglie lavorano meglio e, conseguentemente, si ottiene
più grip nella prima parte della frenata con un sostanziale miglioramento del
feeling generale. Inoltre tale sistema permette di montare dischi di diametro
maggiore, con minore difficoltà d’adattamento dei singoli elementi.
4)
I dischi sono l’ultimo elemento dell’impianto
frenante. La regola generale è “più grande è meglio”, ma non è tutto qui.
Innanzitutto se pensate di sostituire i dischi di una moto “anziana”, è
consigliabile optare per degli elementi flottanti poiché la libertà di
movimento (assiale e radiale) intrinseca del sistema garantirà affidabilità ed
efficacia nonostante le dilatazioni del metallo. In sintesi il disco deve prima
di tutto riuscire a dissipare calore e liquidi per poter mantenere la sua
capacità frenante. Motivo per cui sono stati prima forati e dopo modificati
nella forma per autoventilarsi e non permettere all’acqua di rimanere
depositata sulla superficie frenante. Oggi si è arrivati a produrre elementi
con diametri di 330 millimetri (escludendo i dischi perimetrali) e con uno
spessore medio di 6.
5)
E’ importantissimo controllare e manutenzionare
ogni elemento dell’impianto frenante (usura pastiglie, spessori dischi, livello
liquido, stato delle tubazioni).
6)
Il liquido freni risente dell’umidità. E’
consigliabile cambiarlo ogni anno e mezzo presso operatori specializzati.
Esistono diversi tipi di liquidi freno: più sono sportivi più resistono alle
elevate temperature, ma poiché assorbono maggiormente l’umidità necessitano di
sostituzioni più frequenti.
7)
L’effetto spugnoso dell’impianto frenante può
dipendere dal liquido freni contaminato dall’acqua o dall’effetto polmone. Nel
primo caso basta sostituire il liquido; nel secondo caso l’intervento meno
oneroso e con il miglior risultato è la sostituzione delle tubazioni con altre
più rigide in treccia.
8)
Esistono vari tipi di materiale d’attrito delle
pastiglie freno che differiscono per la capacità di sopportare elevate
temperature rimanendo efficienti. Quelle utilizzate nelle competizioni sono
studiate per garantire attrito anche oltre i 350 gradi centigradi. Una
motocicletta di serie, anche sottoposta a frenate al limite, non raggiungerà
mai queste temperature. Motivo per cui esistono varie mescole che coprono le
più svariate esigenze che uniscono durata ed efficacia in strada.
9)
I dischi freno devono, prima di tutto, dissipare
calore per poter essere efficienti. Un disco più grande garantisce tutto ciò,
ma bisogna considerare anche i limiti fisici delle sospensioni e degli
pneumatici per non incorrere in effetti collaterali quali il bloccaggio delle
ruote.
10)
In generale conviene maggiorare il pistoncino
alla leva se si aggiunge il secondo disco freno all’anteriore.
11)
La modulabilità dell’impianto frenante si può
ottenere sostituendo semplicemente la pompa alla leva con un elemento radiale.
12)
Le pinze monoblocco migliorano il feeling e la
risposta iniziale della frenata ma necessitano di attacchi specifici. Quindi
ponderate bene se la spesa è sensata per l’utilizzo che farete della vostra
motocicletta.
13)
Sostituire pompa alla leva e tubazioni, spesso
risolve buona parte dei problemi di feeling e modulabilità dell’impianto
frenante.
14)
Una frenata più potente si ottiene prima di
tutto con pastiglie con materiale d’attrito più performante e dischi
maggiorati.
15)
Motociclette con ABS o frenata combinata
necessitano di professionisti per poter modificare l’impianto frenante senza
rischiare di rovinare (o rendere inutilizzabile) l’impianto.
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