lunedì 23 gennaio 2017

MOTO GUZZI QUOTA 1100 “TERREMOTO” by MOTO STUDIO

LA STRANA BELLEZZA
Curiosa la storia della Moto Guzzi Quota 1100 dotata di un cupolino simile a un drone strabico di Star Wars, con la ruota da 21 all’anteriore, 245 chili sotto il sedere e un cardano al posteriore. Sicuramente non era bellissima ma aveva un parterre d’ammiratori e possedeva carattere grazie al bicilindrico a V di 90 gradi a iniezione elettronica da 70 cavalli.
Snobbata in patria, dove o si amava o si odiava al punto che più che aficionados i proprietari erano considerati dei veri e propri integralisti del modello, aveva uno zoccolo duro di acquirenti nel nord Europa (Germania in primis) che la preferivano al GS proprio perché era una Guzzi. A distanza di quasi vent’anni dalla sua commercializzazione (dal ’98 al ’02) rimane un mistero irrisolto cui solo la Stelvio ha ridato il giusto merito. E ciononostante qualcuno è talmente innamorato della sua Quota 1100 da volerle restituire la gloria del caso sottoponendola più che an un face lifting a una vera e propria trasformazione radicale, nonostante il telaio brutalmente squadrato e incurante delle difficoltà che un modello così sanguigno per caratteristiche e design cela sotto la pelle. Nel caso in specie dobbiamo rivolgere lo sguardo oltre oceano, a Miami, per scoprire le peculiarità della terremoto, ultima fatica di Bruce McQuiston e Ryan Arends, cuore e anima di Moto Studio, i quali probabilmente avrebbero lavorato con più piacere su una Ducati o su una Guzzi V50 per realizzare una scrambler. Ma si sa che il cliente ha sempre ragione e l’unico dictat imposto dal committente è stata la base da utilizzare: una Moto Guzzi Quota 1100 per l’appunto. Volendo sintetizzare il processo di customizzazione basterà elencare tre passaggi fondamentali: svestizione, modifica radicale della porzione posteriore e avantreno all’altezza dell’uso on e off road. Dal modello di serie è stato eliminato il telaietto posteriore, sostituito da una struttura in alluminio lavorata dal pieno, che si armonizza con le forme squadrate del telaio originale e in grado di sostenere il peso di pilota e passeggero. Bruce ha dato vita a un pezzo di design unico nel suo genere, robusto e allo stesso tempo snello grazie alle feritoie che assomigliano alle branchie di uno squalo, completato da una sella a due piani (ma in pezzo unico) realizzata appositamente  e dall’accenno di codino in fibra di carbonio (dello stesso materiale sono il micro parafango anteriore e il copri strumento). Da lontano la Terremoto sembra una classica moto da regolarità europea degli anni ’70 (Husqvarna o KTM per intenderci). L’effetto (voluto) è stato ottenuto sostituendo il grosso serbatoio di plastica con uno di derivazione Kawasaki abbondantemente tagliato, rimodellato e saldato per adattarlo sia al telaio che allo stile (avete notato le guance removibili di metallo che riprendono la forma di quelle originali di plastica? E il tappo a scomparsa?). E se in ottica di snellimento l’intero impianto elettrico è stato sostituito con un elemento molto più leggero e semplificato anche il motore ha ricevuto le attenzioni (invasive) del caso con la rimozione dell’intero sistema d’iniezione elettronico sostituito da due Dellorto da 36 millimetri accoppiati a cornetti d’aspirazione più aperti e completati da un impianto di scarico due in uno estremamente corto e in grado d’annunciare l’arrivo del terremoto…ehm della Terremoto già da notevole distanza. L’avantreno, infine, è un mix di elementi KTM (Forcella EXC stretta da piastre del 950) completato con cerchi Excel, pneumatici Avon mediamente tassellati (è pur sempre una scrambler!), freni anteriore a margherita, specchietti end bar, strumentazione singola Motogadget e doppio fanale anteriore con il più piccolo Baja Design specifico per mezzi da competizione. La colorazione scura basata sui toni di nero e grigio ha completato la trasformazione della Quota 1100 che ha perso sicuramente quell’aura plasticosa degli anni ’90 in favore di una mise più personale e caratteristica che fino ad oggi le è mancata…con il plus del propulsore di Mandello del Lario! 











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