L’AQUILA AD ALI SPIEGATE
La
V11 Sport è considerate, da molti, l’ultima Moto Guzzi degna di fregiarsi del
logo dell’aquila con le ali spiegate. Che sia vero o meno la realtà è che la
serie V11, nata nel ’97, ha dato vita a modelli tutt’ora ricercatissimi dai
cultori del marchio lariano. I più nostalgici inseguono le versioni a
carburatori nonostante siano afflitte da piccoli difetti di gioventù mentre
altri spulciano gli annunci agognando le serie speciali.
La sintesi è che il
mercato delle V11 è più florido che mai e i proprietari, alla ricerca della
sintonia perfetta con la propria bicilindrica, si affidano alle mani di
sapienti preparatori per farsi fare un vestito su misura. D’altronde la base
sportiva della Daytona (da cui deriva la V11 Sport) permette d’osare customizzazioni
profonde e redditizie sia su strada che in pista rispettando i limiti della
trasmissione finale a cardano, del grosso bicilindrico raffreddato ad aria e
del caratteristico telaio ideato e sviluppato da John Wittner. Infatti
quest’ultimo elemento, un monotrave a sezione rettangolare discendente che
univa il cannotto di sterzo direttamente al forcellone posteriore, è derivato
da quanto sperimentato vittoriosamente da Wittner (soprannominato Dr. John) nel
campionato dedicato ai bicilindrici, il famoso BoTT. Un esempio di profonda
customizzazione è quella che vedete in foto, proposta da Seven Motors e basata
su una V11 Sport del 2001. Oltre agli evidenti interventi estetici (serbatoio, codone
e placca monoblocco per luci e tappo benzina in alluminio) il grosso del lavoro
si è concentrato su motore e ciclistica. Il primo ha ricevuto nuovi carburatori
Keihin FCR 41 a valvola piatta con cornetti aperti in luogo dei Dell’Orto di
serie da 40, scarichi due in uno con terminali più leggeri e sportivi e
paracilindri. Il secondo è stato modificato nel telaietto posteriore e nell’avantreno
dove l’impianto frenante di serie ha lasciato il posto a una moderna unità
Brembo con pinze radiali. I comandi a pedale sostituiti con altri d’alluminio e
i nuovi semimanubri con i relativi comandi hanno modificato la posizione in
sella rendendola più sportiva e cariata sull’anteriore grazie anche al serbatoio
e alla sella differenti; frecce, specchietto e strumento sono della Motogadget Infine
la verniciatura che è stata dosata sapientemente per restituire una sensazione
di leggerezza e compattezza grazie al nero di telaio e motore spezzati
dall’alluminio spazzolato delle sovrastrutture. Rimane un dubbio: per quanto
possa essere lecito rendere visibile il proprio marchio, quanti gradiranno la
sostituzione dell’aquila di Mandello sul serbatoio?
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