lunedì 2 aprile 2018

Quanto è bella la Supersport!

Fuori Sofuoglu dentro Mahias che sembra lanciato verso il secondo titolo in Supersport, incalzato da una muta di eterni secondi.
Parliamo di Supersport, la categoria che fino alla scorsa stagione sembrava appannaggio di un solo pilota (Sofuoglu) e che invece dal 2017 ha lanciato prepotentemente un francese e la Yamaha nell’olimpo della categoria. I fatti: nel 2017 il pilota turco ha dovuto abdicare a causa di una serie d’infortuni che lo hanno tenuto lontano dai circuiti nella prima parte del campionato. Ad avvantaggiarsene è stato Mahias che in sella alla sua R6 si è aggiudicato il titolo piloti all’ultima gara, gestendo il vantaggio accumulato all’inizio della stagione.
Nel 2018 la storia sembra ripetersi con Sofuoglu impossibilitato a correre per un nuovo (e, si dice, anche più serio) infortunio. Il portacolori Yamaha coglie l’occasione vincendo il primo round in Australia e chiudendo secondo in quello tailandese. La realtà è che Sofuoglu vorrebbe appendere il casco al chiodo alla fine di questa stagione, ma gli ultimi eventi potrebbero spingerlo ad anticipare questa scelta lasciando il team Puccetti e la Kawasaki orfani anzitempo del loro vittorioso pilota. Contemporaneamente Yamaha sembra essere diventata la moto che tutti i piloti devono guidare se vogliono puntare al titolo. In sintesi in Supersport sembra che un ciclo si sia chiuso e che un altro si stia aprendo all’insegna di un nuovo pilota (Mahias) e di una nuova moto (Yamaha R6) identificabili come i nuovi dominatori della categoria. Non è un caso che dopo due gare i primi quattro posti in classifica siano appannaggio di altrettanti piloti in sella alle R6 e che gli stessi nomi si siano dati battaglia in entrambi i round per la vittoria. Inoltre è curioso (ma neppure tanto) che l’attuale capoclassifica sia Krummenacher, ex compagno di squadra di Sofuoglu, che ha lasciato la Superbike e la Kawasaki per la Yamaha del team Bardhal. Lo spettacolo in pista, poi, sia nel round australiano che in quello tailandese è stato di prim’ordine come non se ne vedeva da tempo fatto di giri veloci dall’inizio alla fine, di arrivi in volata, di sportellate sempre nei limiti della correttezza sportiva e regolamentare e di lotte sanguigne similarmente a quanto accadeva in Superbike ai tempi d’oro di Fogarthy, Falappa, Slight, Bayliss e chi più ne ha più ne metta. Insomma, Sofuoglu è un grande campione che ha trovato la propria dimensione nella Supersport, ma la sua assenza ha fatto sbocciare la categoria che potrebbe diventare il traino della Superbike resa artificiale e poco attraente da regolamenti che ne mortificano piloti e costruttori.

     

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