PURO INDUSTRIAL DESIGN
Esistono momenti nella storia delle due ruote in cui si può
assistere ad atti di lungimirante creatività tale per cui gli oggetti risultano
talmente belli e chiari nella loro linearità da non essere percepiti come
appartenenti all’epoca in cui sono stati disegnati.
Definiranno nuovi standard
o verranno dimenticati per poi essere apprezzati decenni dopo (un pò come
accade con le opere dei grandi pittori, snobbati in vita e riscoperti alla loro
morte) ma non potranno essere ignorati in eterno. Un caso emblematico è quello
della motocicletta (leggera) Imme R100 progettata da Norbert Riedel, caduta nel
dimenticatoio ed apprezzata col senno di poi. Affascinante nelle linee,
ingegnosa in alcuni particolari e con un design fuori dal tempo era stata
concepita come veicolo economico (prodotto tra il ’48 e il ’51) con l’unico
scopo di trasportare velocemente gli individui fuori dagli orrori della guerra.
Diciamo subito che la fine del progetto è stata dovuta a problemi di
affidabilità e ai bassi margini di profitto. Nel ’47 circolava già per le
strade il primo prototipo costituito intorno al telaio in tubo d’acciaio
caratterizzato dalla sospensione posteriore monobraccio che fungeva anche da
tubo di scarico. E per non essere da meno anche all’anteriore faceva sfoggio di
una forcella a parallelogramma con un tubo monobraccio. Le sospensioni
sfruttavano l’elevata escursione per sopperire alle precarie condizioni delle
strade del tempo. Altra caratteristica interessante era il motore a due tempi
monocilindrico di 99 centimetri cubici (4,4 cavalli era una potenza elevata per
l’epoca e per la cilindrata) con testata integrata, montato insieme alla
trasmissione orizzontalmente sulla parte anteriore del forcellone in
corrispondenza del perno. L’albero motore seguiva la simmetria delle
sospensioni e ruotava su un solo cuscinetto; questo generò alcuni dei problemi
di affidabilità di cui sopra risolti aggiungendo un secondo cuscinetto.
Altro
elemento innovativo erano i cerchi da 19 pollici identici all’anteriore e al
posteriore (e quindi all’occorrenza intercambiabili) e la possibilità di
montare al retrotreno una ruota di scorta. Come i moderni scooter la Imme R100
non era dotata di frizione meccanica; il cambio a tre velocità (privo del folle)
funzionava con una frizione “automatica” che trasmetteva il moto non appena
salivano i giri motore. Il parafango posteriore creava insieme al tubo della sospensione
una struttura portante che sosteneva sia il carico della molla che il peso di
eventuali bagagli (compresa la terza ruota). L’innovazione tecnologica, il
motore relativamente potente, le sospensioni comode e un prezzo d’accesso basso
(con una lista degli optional notevole per l’epoca) resero l’Imme R100 popolare
nel mondo dei motori incrementandone le vendite. L’idea era quella di proporre
la motocicletta ad un costo accessibile con bassi profitti per singola unità e
giocando sugli elevati volumi di produzione. Purtroppo le spese di riparazione
dei difetti di progettazione misero in ginocchio la Riedel AG sebbene nel tempo
fossero stati incrementati gli allestimenti e risolti i problemi di
affidabilità. Per il design semplice e innovativo e le tecnologie
avanguardistiche l’Imme R100 è in esposizione permanente al “Barber Vintage
Motorsports Museum” ed è stato inserito tra i veicoli presenti nel “The Art of
the Motorcycle "mostra tenutasi nel ’98 presso il Guggenheim.
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