martedì 5 maggio 2015

RIEDEL AG IMME R100

PURO INDUSTRIAL DESIGN
Esistono momenti nella storia delle due ruote in cui si può assistere ad atti di lungimirante creatività tale per cui gli oggetti risultano talmente belli e chiari nella loro linearità da non essere percepiti come appartenenti all’epoca in cui sono stati disegnati.
Definiranno nuovi standard o verranno dimenticati per poi essere apprezzati decenni dopo (un pò come accade con le opere dei grandi pittori, snobbati in vita e riscoperti alla loro morte) ma non potranno essere ignorati in eterno. Un caso emblematico è quello della motocicletta (leggera) Imme R100 progettata da Norbert Riedel, caduta nel dimenticatoio ed apprezzata col senno di poi. Affascinante nelle linee, ingegnosa in alcuni particolari e con un design fuori dal tempo era stata concepita come veicolo economico (prodotto tra il ’48 e il ’51) con l’unico scopo di trasportare velocemente gli individui fuori dagli orrori della guerra. Diciamo subito che la fine del progetto è stata dovuta a problemi di affidabilità e ai bassi margini di profitto. Nel ’47 circolava già per le strade il primo prototipo costituito intorno al telaio in tubo d’acciaio caratterizzato dalla sospensione posteriore monobraccio che fungeva anche da tubo di scarico. E per non essere da meno anche all’anteriore faceva sfoggio di una forcella a parallelogramma con un tubo monobraccio. Le sospensioni sfruttavano l’elevata escursione per sopperire alle precarie condizioni delle strade del tempo. Altra caratteristica interessante era il motore a due tempi monocilindrico di 99 centimetri cubici (4,4 cavalli era una potenza elevata per l’epoca e per la cilindrata) con testata integrata, montato insieme alla trasmissione orizzontalmente sulla parte anteriore del forcellone in corrispondenza del perno. L’albero motore seguiva la simmetria delle sospensioni e ruotava su un solo cuscinetto; questo generò alcuni dei problemi di affidabilità di cui sopra risolti aggiungendo un secondo cuscinetto. 
Altro elemento innovativo erano i cerchi da 19 pollici identici all’anteriore e al posteriore (e quindi all’occorrenza intercambiabili) e la possibilità di montare al retrotreno una ruota di scorta. Come i moderni scooter la Imme R100 non era dotata di frizione meccanica; il cambio a tre velocità (privo del folle) funzionava con una frizione “automatica” che trasmetteva il moto non appena salivano i giri motore. Il parafango posteriore creava insieme al tubo della sospensione una struttura portante che sosteneva sia il carico della molla che il peso di eventuali bagagli (compresa la terza ruota). L’innovazione tecnologica, il motore relativamente potente, le sospensioni comode e un prezzo d’accesso basso (con una lista degli optional notevole per l’epoca) resero l’Imme R100 popolare nel mondo dei motori incrementandone le vendite. L’idea era quella di proporre la motocicletta ad un costo accessibile con bassi profitti per singola unità e giocando sugli elevati volumi di produzione. Purtroppo le spese di riparazione dei difetti di progettazione misero in ginocchio la Riedel AG sebbene nel tempo fossero stati incrementati gli allestimenti e risolti i problemi di affidabilità. Per il design semplice e innovativo e le tecnologie avanguardistiche l’Imme R100 è in esposizione permanente al “Barber Vintage Motorsports Museum” ed è stato inserito tra i veicoli presenti nel “The Art of the Motorcycle "mostra tenutasi nel ’98 presso il Guggenheim.



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