SPORTSTER IRONHEAD by ZACH NESS
Non
di solo Roland Sands si vive. Ovvero: guardate cosa succede a Dublin in
California dove si trova la sede della Arlen Ness Motorcycles, preparatori da
tre generazioni. E se il fondatore (Arlen appunto) è specializzato in moto
dallo stile “pittorico” e il figlio Cory nei Bagger, il nipote Zach sdogana le
caratteristiche del marchio rinnovandolo con special che guardano ai gusti
moderni con un occhio al passato del clan.
Tutto questo preambolo per dire che
la tracker creata da Zach è qualcosa d’incredibile! Tutto parte da una Sporster
Ironhead del ’79 usata, non marciante e pagata relativamente poco (in America
le Harley-Davidson sono davvero a buon mercato a differenza che nel vecchio
mondo). Forse la maggiore diffusione di queste motociclette permette anche di
sperimentare più profondamente senza preoccupazioni e quindi un telaio
“decapitato” della porzione posteriore (sostituita con un nuovo elemento più
piccolo e leggero) non fa poi tanta impressione. Fatto sta che la Sporty perde il
retrotreno per adattarsi alle nuove specifiche d’utilizzo, gli ovali di terra
battuta. Il serbatoio dell’olio e la batteria che si trovavano sotto la sella
vengono risistemati. Il primo viene ricostruito e alloggiato sotto la coda
(nuova anch’essa e in pieno stile flat), la seconda è riallocata sotto il
forcellone. Quest’ultimo è stato allungato e modificato pesantemente passando
dal biammortizzatore ad un mono (il telaietto nuovo funge anche da attacco per
la sospensione pluriregolabile). Per garantire una posizione e una dinamica di
guida coerenti con il nuovo utilizzo, l’avantreno stock è stato aggiornato e modificato nel
manubrio (più largo e con una curva diversa) e nei comandi (manopole e poco
altro per semplificare linea e funzionalità) mentre cerchi (a raggi) e pneumatici sono stati
aggiornati per poter sfruttare al meglio le altre modifiche. Il motore stock,
smontato e revisionato completamente, ha ricevuto filtri e scarichi più aperti
e performanti. In effetti questa preparazione è più votata all’utilizzo su
strada che non per la pura competizione, motivo per cui è dotata di una
mascherina porta numero home made e di un portatarga che inglobano le luci.
Nuove pedane, freni aggiornati (dischi singoli sia davanti che dietro) e
serbatoio del Forty-Eight completano la lista delle modifiche. La verniciatura
è un altro tratto distintivo del nuovo corso impresso da Zach all’azienda di
famiglia. Prevalentemente giocata su colori scuri e su sfumature che seguono
un’alternanza di grigio e rosso, sottolineano quel che si accennava all’inizio:
nuovo stile ma senza dimenticare il passato del marchio. Di per se
l’impostazione del lavoro svolto è abbastanza classico e non c’è nulla che non
sia già stato visto fare da altri customizer; ciononostante la motocicletta rimane
impressa e piace. Ma soprattutto per com’è stata impostata la posizione di
guida e per la sensazione di leggerezza dell’insieme (è pur sempre
un’Harley-Davidson) invita a guidarla intraversando spregiudicatamente il
posteriore, sull’asfalto come sulla terra. Insomma special si ma per tutti i
giorni.
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