PROTOTIPO
V4 NOVA
Sliding
doors, ovvero scelte che influenzano un’intera esistenza. E nel caso dell’Harley-Davidson
di “bivi” se ne sono presentati parecchi. Tra tutti uno è stato di fondamentale
importanza ed ha per oggetto una motocicletta anomala e fuori dai binari
classici del marchio, mai entrata in produzione (anche se era pronta per farlo)
e ciononostante importantissima per la sopravvivenza della casa americana.
Il progetto Nova prosegue
il suo sviluppo per diversi anni. 30 motori e 12 prototipi completi coprono
oltre 2.000 ore di test sui banchi e più di 100.000 miglia su strada senza che
vengano rilevate criticità nel progetto (erano state superate anche le severe
norme anti inquinamento californiane). Tra sviluppo e sperimentazione vengono
spesi oltre 15 milioni di dollari dell’epoca e circa un milione per i
macchinari dedicati alla produzione del basamento motore; in pratica l’ultima
spesa sarebbe stata quella per le attrezzature della catena di montaggio. Era
stata decisa anche la data d’uscita della nuova motocicletta: metà ’81. Il
progetto Nova sulla carta era vincente: motori modulari (quindi costi di
produzione bassi), copertura di segmenti strategici (neo motociclisti e sportivi)
e penetrazione nei mercati internazionali. Ma la storia ci dice che di tutto
ciò restano solo alcuni prototipi ben custoditi a Milwaukee. Cos’era successo? Molto
semplicemente le risorse interne dell’Harley-Davidson erano sottodimensionate
per poter seguire entrambi i progetti. E così mentre lo sviluppo dell’Evolution
(che avrebbe visto la luce nell’84) rimase all’interno del loro R&D, la progettazione
e lo sviluppo di motore e trasmissione della Nova furono appaltati nel ’79 alla
Porsche. Della ciclistica se ne sarebbero occupati gli americani che
progettarono un telaio stampato d’acciaio con trave centrale e telaietto
posteriore saldato, sfruttando il motore come elemento strutturale.
Quest’ultimo era stato disegnato con alette di raffreddamento (in realtà non
necessarie) e grazie al radiatore nascosto e all’assenza di montanti anteriore
del telaio le linee della Nova risultavano molto pulite. A questo punto bisogna
ricordare che la grave crisi finanziaria in cui versava l’Harley-Davidson, aveva
portato nel ‘69 gli eredi dei fondatori alla vendita della compagnia all’AMF (American
Machine and Foundry ). Quest’ultima proseguì nella produzione riducendo forza
lavoro e costi di produzione, a scapito della qualità. Ad un certo punto le
vendite diminuirono e l’Harley-Davidson rischiò seriamente la bancarotta, a
dimostrazione dei gravi errori del management AMF. Ciononostante la casa di
Milwaukee generava i maggiori profitti all’interno del gruppo e questo aveva
permesso d’investire nel progetto Nova, fino a quando le strategie dell’AMF
mutarono. L’Harley-Davidson sarebbe diventata il salvadanaio da cui attingere
per finanziare grossi progetti industriali e attività commerciali non legate al
settore delle due ruote. A farne le spese fu il progetto Nova, considerato
troppo costoso e rischioso. E proprio questo episodio ha permesso
all’Harley-Davidson di rinascere e diventare quella che è oggi. Tagliare i
fondi del progetto Nova fu infatti uno dei motivi che indusse la cosiddetta
"banda dei 13" (di cui faceva parte anche Willie G. Davidson, nipote
di uno dei fondatori) ad avanzare una proposta d’acquisto, accettata dall’AMF nell’81. L’Harley tornata indipendente punta su qualità dei prodotti, razionalizzazione della
produzione e sul motore Evolution, accantonando il progetto Nova. Tutto finito
quindi? Assolutamente no. Nel ’94 viene presentata la VR 1000, motocicletta
sportiva prodotta in piccola serie per correre nella Superbike americana. Monta
un V2 con angolo di 60 gradi, raffreddato a liquido, con doppio alberi a camme
in testa, quattro valvole per cilindro e cambio a cinque rapporti…praticamente
le stesse specifiche del V4 Nova. E nella grande produzione di serie? Beh
andate ad osservare la scheda tecnica del V-Rod presentato nel 2001…e
sorridete, perché il propulsore sviluppato insieme all’R&D Porsche (un
caso?) deriva dal motore della VR 1000 che a sua volta riprendeva le
caratteristiche del progenitore V4. In tempi ancora più recenti (2013) anche la
serie “piccola” Street ha sfruttato questo know how, proponendosi al pubblico
con due bicilindrici a V di 60 gradi di 500 e 750cc, raffreddati a liquido, con
valvole in testa eccetera eccetera. In coda, una curiosità. Il progetto Nova
prevedeva il raffreddamento a liquido. Willie G, che ne aveva curato lo stile, era
contrario al radiatore posizionato davanti al motore perché ne rovinava l’estetica.
Propose di sistemarlo sotto la sella nascondendolo alla vista e progettando dei
grossi convogliatori per l’aria. Tra le altre cose questa posizione garantiva
vantaggi tecnici oltre che stilistici. Ebbene quando lo stesso Willie G. studiò
l’estetica del V-Rod ebbe lo stesso problema. Non voleva un radiatore
stilisticamente “invasivo” e inventò dei convogliatori d’aria che nascondessero
il grosso scambiatore di calore. Anche nello Street fu studiata una soluzione
similare. In conclusione possiamo affermare che l’Harley-Davidson che
conosciamo tutti è stata resa possibile dal progetto Nova che, sebbene non sia
mai entrato in produzione, continua a vivere nelle famiglie V-Rod e Street.
Nessun commento:
Posta un commento