mercoledì 2 marzo 2016

HARLEY-DAVIDSON

FXB 80 STURGIS
Si narra che Willie G. Davidson, di ritorno dal raduno di Sturgis, seduto sul bordo della strada durante una sosta, osservando con le luci della sera la sua motocicletta (che per inciso montava dei pezzi prototipali) immaginò un modello che ne celebrasse lo spirito avventuroso. E per non perdere l’ispirazione del momento, disegnò immediatamente ciò che aveva immaginato sul tovagliolo di una tavola calda.
Nasce così uno dei modelli più amati e ricercati della casa americana: l’FXB 80 Sturgis, semplicisticamente considerato dai superficiali un mero prodotto commemorativo ma, per gli appassionati della Motor Company, uno spartiacque tecnico e stilistico nella produzione Harley. La storia ci dice che all’inizio degli anni ’80 l’Harley-Davidson ritrova la sua indipendenza grazie alla “banda dei 13” (di cui faceva parte anche Willie G. Davidson), che la libera dalla stretta dell’AMF (American Machine Foundry) la quale ne aveva minato credibilità e sopravvivenza. Il nuovo propulsore (l’Evolution) è ancora in fase di progettazione ma il mercato necessita di modelli nuovi e performanti. E così Willie G. tira fuori dal cappello la Sturgis. La sigla indica le caratteristiche distintive del modello: un grosso (F) twin Shovelhead di 1.340cc (80 pollici) con valvole in testa (X) e trasmissione a cinghia (B). E proprio quest’ultima era una delle novità tecniche che la Sturgis condivideva con l’FXWG Wide Glidee Flame e l’FXDG Disc Glide. Inoltre la cinghia in nylon (affidabile, confortevole e semplice da manutenzionare) veniva utilizzata per la prima volta sia nella trasmissione primaria (dall’albero motore al cambio) che secondaria (dal cambio alla ruota) in luogo della catena. Altre peculiarità del modello erano il cambio a quattro rapporti riprogettato (con la marcia più alta si viaggiava a sessanta miglia a soli 2.500 giri), il radiatore dell’olio di serie e la doppia accensione elettrica e con il classico kick starter. Esteticamente si caratterizzava per la colorazione total black con fregi arancioni, la sella biposto con sissy bar imbottito e comandi a pedale centrali. Motore, trasmissione, copertura di batteria, filtro aria, quadro strumenti e cerchi in lega a nove razze da 19 e 16 pollici erano anch’essi neri con profili arancioni. Prodotta dall’80 all’82 in circa 6.800 esemplari riscuote un notevole successo nonostante un prezzo, per l’epoca, non proprio a buon mercato. Nel panorama generale della storia dell’Harley-Davidson la Sturgis ricopre il duplice ruolo di traghettatrice tecnica (passaggio dalla catena alla cinghia e soprattutto ultime applicazioni dello Shovelhead prima del nuovo Evolution) e di rilancio della casa americana che stava vivendo una profonda trasformazione interna atta a riorganizzare tutti gli aspetti dell’azienda (dalla produzione all’inventario del magazzino al rapporto con i dealers e i dipendenti). La Sturgis fece capire ai clienti che la bassa qualità degli ultimi anni e i propulsori poco brillanti sarebbero stati un ricordo del passato. E come recitava uno slogan dell’epoca, Sturgis "A badlands tested factory custom, from the only company that knows what 'custom' really means".






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