EVO 1340 “SPIRIT OF SEMTEX” by PATRICK
“PADDY” HOOK feat WELBRO ENGINEERING
La
peggiore idea che si possa avere con un’Harley-Davidson è quella di
customizzarla per renderla allo stesso tempo più leggera, piccola, bella e
tecnologicamente avanzata. Sempre che voi non siate Patrick “Paddy” Hook, attivo
per diversi anni nel mondo delle corse a due e quattro ruote come tecnico
dell’acquisizione dati.
Naturalmente la vicinanza con le factory gli ha
permesso d’accedere a tecnologie, materiali e accessori racing, tutti confluiti
nella sua special basata su un Evo 1.340 degli anni ’80. Tanto per rendere
l’idea, Patrick ha iniziato a costruire la sua moto sul tavolo della cucina con
l’intento di partecipare alle gare per le bicilindriche (Battle of Twin). Il
primo problema è stato quello di ridurre la cilindrata dal momento che il
limite massimo di categoria era di 1.300cc. Così ridotta la cubatura prima a
1.232cc (poi riaumentata fino a 1.290) e assemblato un telaio in tubi d’acciaio,
Paddy è sceso in pista nell’88. Nel frattempo il lavoro lo porta nel
motomondiale (team Suzuki Lucky Strike) dove sviluppa, tra le altre cose, software
per la gestione delle sospensioni attive Kayaba, per lo studio del pattinamento
delle Michelin e per l’analisi delle geometrie del telaio da corsa. Conclusa
quest’esperienza dedica più tempo al suo progetto, ed avendo accumulato
materiale racing (ed esperienza per utilizzarlo) si mette a lavorare ad una
versione 2.0 della sua Harley da corsa insieme ad Alan di Welbro Engeneering.
Il primo step evolutivo ha riguardato il telaio progettato utilizzando proprio
il suo software. Ora è un bitrave d’estrusi d’alluminio 7020 (materiale
aerospaziale resistente, leggero e che non necessita di trattamenti termici) con
tubi che ancorano il basamento motore. I calcoli preliminari hanno permesso di definire
le posizioni del perno forcellone, della testa dello sterzo, dei punti
d’ancoraggio di motore, trasmissione e forcellone in modo da ridurre il momento
polare d’inerzia…che in parole semplici vuol dire che la motocicletta gira,
accelera e frena con minore sforzo a parità di peso e di dimensioni globali. Un
bel risparmio di fatica che in pista si trasforma in secondi preziosi ogni
giro. Per concentrare le masse ha ridotto di ben tre pollici la distanza tra il
gruppo frizione/cambio e il motore; pollici che poi sono stati aggiunti al
forcellone posteriore così da poterlo allungare senza modificare l’interasse: geniale!
Dicevamo il motore, bicilindrico americano che di serie aveva praticamente più
nulla. Albero a gomiti con volano S&S modificato e riequilibrato, bielle e
pistoni Cosworth (ricordate che aveva lavorato anche in Formula Uno? Bene, ora
sapete anche con chi), cilindri originali pesantemente modificati per ridurre
la corsa, testate a quattro valvole, doppi carburatori Weber da 40mm (uno per
ogni camera di combustione con collettori quanto più rettilinei per ottenere
cavalli extra), accensione Interspan Racing e sistema di scarico sdoppiato in
titanio con silenziatori (a tal proposito Patrick afferma che sono così
silenziati da far…sanguinare le orecchie!). Nella mente di Patrick tutto il
gruppo propulsore/cambio deve essere montato quanto più in alto possibile per
poter sfruttare al massimo la maneggevolezza piuttosto che la stabilità; ecco
spiegato il motivo della forma del nuovo telaio che abbraccia il motore
sfruttando tutto lo spazio in altezza disponibile per contenerlo senza
inficiare le caratteristiche del nuovo progetto. Il resto della componentistica
è abbastanza intuitiva: sospensioni Kayaba da competizione, forcellone
posteriore Welbro, cerchi da 17 pollici da competizione in magnesio della
Marchesini, pneumatici Michelin da competizione (con l’opzione tra rain,
intermedie o slick pure), freni AP da…competizione (anche in questo caso a
seconda delle condizioni meteo si potrà scegliere di montare elementi in carbonio
o acciaio) e verniciatura…assente, perché aggiungerebbe peso inutile. In questo
frangente è divertente leggere come la voglia di non scendere a compromessi
abbia prodotto notti insonni ed esperimenti al limite della follia. Ad esempio
ogni componente è stato pensato e ripensato sia prima che dopo la
realizzazione. Poteva essere più leggero? Poteva esser limato qualche grammo?
Poteva essere prodotto con un altro tipo di materiale? E il serbatoio (bello,
intrigante nelle forme e funzionale)…immaginato e realizzato a mano da un unico
foglio d’alluminio, ha movimentato le notti di Alan che da buon perfezionista
non era mai contento del risultato ottenuto, arrivando addirittura a ipotizzare
un nuovo componente perché la luce colpiva le saldature in un modo che lui non
gradiva! Alla fine le premesse (leggera, piccola, bella e tecnologicamente
avanzata) sono state rispettate (circa 100 cavalli per 130 chili, con telaio,
sospensioni e geometrie pensati per una
moto da strada prima di tutto agile). E’ curioso notare come Patrick e Alan
abbiano anticipato di un buon quinquennio le Buell della serie X9 e X12 con il
loro telaio e la posizione dei cornetti d’aspirazione. E infine, per rendere
giustizia ad una special di questo tipo (e dal carattere sicuramente sanguigno)
le è stato dato un nome che è tutto un programma: Spirit of Semtex. Per chi non
lo sapesse il semtex è un prodotto simile al C4 ma molto più potente…come dire
che stare in sella a quest’Harley equivale a stare seduti su una cassa di
potentissimo esplosivo!
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