SPORTSTER 883 “AW16” by WRENCHMONKEES
Il
bello del mondo della customizzazione è che non esistono dictat predefiniti.
Ok, una motocicletta ha bisogno di due ruote e un motore per andare, ma la
libertà con cui si può esprimere questo concetto basico è la forza (e il
motivo) per cui, a distanza di oltre cent’anni, si riesce ancora a stupire
l’amante delle personalizzazioni.
E così capita che un motore stradale Yamaha finisce
nel deserto a fare la Dakar e un’Harley si veste con una carena da corsa.
D'altronde uno di noi ama dire sovente che gli “piacciono le Harley soprattutto
quando montano semimanubri o ruote tassellate”. E supponiamo che questo sia
stato lo spirito con cui alla Wrenchmonkees hanno partorito la AW16. Era da un
po’ di tempo che i danesi non si facevano vedere in giro con qualche special. E
il motivo è presto detto: cambio di rotta. O meglio, identico stile ma meno
special con maggiore attenzione per ogni singola preparazione. Come dire che
non conta la quantità ma la qualità. E come dargli torto? Hanno definito lo
stile della loro ultima realizzazione “strappato dal nero”. E in effetti nera è
nera e la natura della base (una Sportster 883 del 2001) sembra staccarsi dal
modello originario creando un prodotto di fascia alta (basta guardare la cura
con cui sono stati realizzati i più piccoli dettagli) e controcorrente rispetto
a quanto il mercato chiede al momento. La carenatura in fibra di vetro completa
(parafanghi, codino e sella; il serbatoio è un’accessorio Storz modificato) è
stata realizzata direttamente in casa e ispirata a quella delle Yamaha TZ da
corsa. Ci piace l’asimmetria tra i due lati: destro completamente chiuso e con
un coperchio d’alluminio per il filtro e sinistro aperto per lasciare il carter
della primaria a vista. Come succede spesso in questo tipo di trasformazioni, i
fender posteriori sono stati accorciati fino all’attacco degli ammortizzatori (più
lunghi e regolabili che fanno il paio con una forcella abbassata e piastre di
sterzo lavorate dall’alluminio; molle progressive davanti e dietro). Luci e
frecce sono piccolissimi (incredibilmente sono pure omologati), pedane LSL dall’alluminio
ricavate dal pieno, leve al manubrio Grimeca con tubi in treccia d’acciaio e
dischi freno Russell flottanti. Ogni particolare è stato studiato
specificamente come i cerchi a raggi in alluminio con mozzi verniciati a
polvere da 18 (davanti) e 16 pollici (dietro) completati con rarissimi pneumatici
Continental K112 con disegno del battistrada ’70 style e mescole dal grip
“moderno”. Il motore tradisce una preparazione tesa a far andare più forte
questa sporty corsaiola grazie ad un filtro K&N, al nuovo sistema di
scarico due in uno alto della Easyriders, alla frizione Power Clutch che riduce
lo sforzo alla leva e alla trasmissione finale trasformata da cinghia a catena
con corona d’alluminio. Un po’ Mad Max, un po’ Black Rain, questa AW16 rimanda ad
uno stile di guida che ricorda l’impostazione generale di Cal Rayborn sui
curvoni di Daytona affrontati accucciato dietro il grosso cupolino della sua XR
750.
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