LE MANS MK2 “AIRTAIL” by DEATH
MACHINES OF LONDON
Già
il nome è tutto un programma: Death Machines of London (abbreviato in DMOL).
Poi viene il loro slogan “progettata e costruita in Inghilterra”. E infine la
caratterizzazione della loro prima special ben evidenziata nel nome di
battesimo: air tail (che più o meno potremmo tradurre come coda d’aria, e il
motivo è evidentissimo).
James Hilton,
fondatore di DMOL è quella che potremmo definire una mente creativa. Nel suo
peregrinare spazia dal lavoro sul videogioco Mortal Kombat al sito della Rolls
Royce; in mezzo si trova la Airtail, prima special realizzata per il loro
cliente. La base è una classicissima Moto Guzzi Le Mans Mk2 dell’81, modificata
sapientemente nella ciclistica (per renderla più efficace sulle strade del
ventunesimo secolo) sia motoristicamente (per darle quella potenza sufficiente
a stracciare le moderne sportive iper tecnologiche). Lo stesso James descrive
l’inizio di quest’avventura dicendo che
“la moto intera, motore e cambio sono stati completamente smontati e puliti con
il vapore prima di un'ispezione forense di tutte le parti originali”.
Capite bene che definire “ispezione forense” il controllo del mezzo prima di
smontarlo, è preludio di un personaggio quantomeno sopra le righe. E difatti se
per il motore si è operato secondo una ricetta classica per questi bicilindrici
(cilindrata portata a 950cc, albero a gomiti alleggerito equilibrato e
lucidato, testate e condotti lavorati in casa e nuove valvole, carburatori
Dellorto da 40mm, scarico rivisto, nuovi
volano e frizione RAM) per tutto il resto si è rispettato il dictat del
committente che desiderava uno stile minimalista. La ciclistica è stata
modificata rispettando le linee classiche della Le Mans il telaio è stato
tagliato solo dove necessario e ripulito degli attacchi inutili). La forcella
anteriore rimane quella di serie con nuovi elementi interni (molle, pompanti,
olio) mentre al retrotreno sono stati installati due ammortizzatori regolabili
(e più sostenuti) della Hagons. Se i freni (pinze e dischi) sono rimasti quelli
di serie, i cerchi stock hanno ricevuto nuovi e più performanti pneumatici
Pirelli Sport Demons. Per le sovrastrutture James ha pensato bene d’abbandonare
le linee squadrate del Le Mans originale per gettarsi a capofitto nella
costruzione di nuovi serbatoio e cupolino più tondeggianti. Ciononostante si
sono mantenuti quanti più pezzi originali possibili come la strumentazione,
incastonata in un cruscotto realizzato su misura per la Airtail e completato
con spie e interruttori di un Merlin
Spitfire del 1940 (si, proprio l’aereo della RAF). Completato l’anteriore un
paio di semimanubri Tommaselli (che fanno il paio con nuove pedane e comandi
arretrati) e interruttori Domino. Ed ora il pezzo forte, il retrotreno. La
sella monoposto poggia su una scatoletta a filo del telaio che contiene buona
parte dell’impianto elettrico (il sottoculla è completamente aperto e a vista)
proseguendo con la coda formata da…quattro tubi piegati e convergenti verso il
faro posteriore a LED completato da una gemma di provenienza Land Rover. Ecco
quindi manifestarsi prepotentemente lo stile minimalista di cui si accennava
poco sopra e, per chiudere il cerchio, anche l’origine del nome di questa
special. La coda rimanda una sensazione di leggerezza e robustezza allo stesso
tempo, mescolata con stile unico e innovativo. E’ vuota ma piena, traccia una
linea ben definita del posteriore pur essendo formata da quattro tubi (e non
dal classico foglio d’alluminio o vetroresina), si amalgama all’insieme pur
rimanendo l’unico elemento “anomalo” della motocicletta. Naturalmente il colore
svolge un ruolo importante per far risaltare alternativamente le singole parti.
In effetti sembra quasi che partendo dall’anteriore bianco la verniciatura si
sfaldi mano a mano sotto l’effetto del vento, passando per il serbatoio
satinato e scoprendo in coda il rosso lucido che sottintende a tutta la motocicletta
(e che rimanda alle sue origini italiane e passionali). Nulla di esotico ma
puro stile (condivisibile o meno), facilmente replicabile in ogni garage
privato. Ma con tanta base per ispirarvi, vorreste davvero provare a
scopiazzare l’originale?
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