martedì 10 maggio 2016

MOTO GUZZI

LE MANS MK2 “AIRTAIL” by DEATH MACHINES OF LONDON

Già il nome è tutto un programma: Death Machines of London (abbreviato in DMOL). Poi viene il loro slogan “progettata e costruita in Inghilterra”. E infine la caratterizzazione della loro prima special ben evidenziata nel nome di battesimo: air tail (che più o meno potremmo tradurre come coda d’aria, e il motivo è evidentissimo). 
James Hilton, fondatore di DMOL è quella che potremmo definire una mente creativa. Nel suo peregrinare spazia dal lavoro sul videogioco Mortal Kombat al sito della Rolls Royce; in mezzo si trova la Airtail, prima special realizzata per il loro cliente. La base è una classicissima Moto Guzzi Le Mans Mk2 dell’81, modificata sapientemente nella ciclistica (per renderla più efficace sulle strade del ventunesimo secolo) sia motoristicamente (per darle quella potenza sufficiente a stracciare le moderne sportive iper tecnologiche). Lo stesso James descrive l’inizio di quest’avventura dicendo che “la moto intera, motore e cambio sono stati completamente smontati e puliti con il vapore prima di un'ispezione forense di tutte le parti originali”. Capite bene che definire “ispezione forense” il controllo del mezzo prima di smontarlo, è preludio di un personaggio quantomeno sopra le righe. E difatti se per il motore si è operato secondo una ricetta classica per questi bicilindrici (cilindrata portata a 950cc, albero a gomiti alleggerito equilibrato e lucidato, testate e condotti lavorati in casa e nuove valvole, carburatori Dellorto da 40mm,  scarico rivisto, nuovi volano e frizione RAM) per tutto il resto si è rispettato il dictat del committente che desiderava uno stile minimalista. La ciclistica è stata modificata rispettando le linee classiche della Le Mans il telaio è stato tagliato solo dove necessario e ripulito degli attacchi inutili). La forcella anteriore rimane quella di serie con nuovi elementi interni (molle, pompanti, olio) mentre al retrotreno sono stati installati due ammortizzatori regolabili (e più sostenuti) della Hagons. Se i freni (pinze e dischi) sono rimasti quelli di serie, i cerchi stock hanno ricevuto nuovi e più performanti pneumatici Pirelli Sport Demons. Per le sovrastrutture James ha pensato bene d’abbandonare le linee squadrate del Le Mans originale per gettarsi a capofitto nella costruzione di nuovi serbatoio e cupolino più tondeggianti. Ciononostante si sono mantenuti quanti più pezzi originali possibili come la strumentazione, incastonata in un cruscotto realizzato su misura per la Airtail e completato con spie e interruttori  di un Merlin Spitfire del 1940 (si, proprio l’aereo della RAF). Completato l’anteriore un paio di semimanubri Tommaselli (che fanno il paio con nuove pedane e comandi arretrati) e interruttori Domino. Ed ora il pezzo forte, il retrotreno. La sella monoposto poggia su una scatoletta a filo del telaio che contiene buona parte dell’impianto elettrico (il sottoculla è completamente aperto e a vista) proseguendo con la coda formata da…quattro tubi piegati e convergenti verso il faro posteriore a LED completato da una gemma di provenienza Land Rover. Ecco quindi manifestarsi prepotentemente lo stile minimalista di cui si accennava poco sopra e, per chiudere il cerchio, anche l’origine del nome di questa special. La coda rimanda una sensazione di leggerezza e robustezza allo stesso tempo, mescolata con stile unico e innovativo. E’ vuota ma piena, traccia una linea ben definita del posteriore pur essendo formata da quattro tubi (e non dal classico foglio d’alluminio o vetroresina), si amalgama all’insieme pur rimanendo l’unico elemento “anomalo” della motocicletta. Naturalmente il colore svolge un ruolo importante per far risaltare alternativamente le singole parti. In effetti sembra quasi che partendo dall’anteriore bianco la verniciatura si sfaldi mano a mano sotto l’effetto del vento, passando per il serbatoio satinato e scoprendo in coda il rosso lucido che sottintende a tutta la motocicletta (e che rimanda alle sue origini italiane e passionali). Nulla di esotico ma puro stile (condivisibile o meno), facilmente replicabile in ogni garage privato. Ma con tanta base per ispirarvi, vorreste davvero provare a scopiazzare l’originale?        












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