mercoledì 11 maggio 2016

TRIUMPH

SPEED TRIPLE 1050 by EUROMOTOS
Il bello del mondo della customizzazione è che interpreta i gusti dei clienti che detteranno lo stile delle moto di serie delle grandi case costruttrici. Per esempio qualche anno fa è iniziata la moda delle scrambler e in breve tempo tutti i maggiori costruttori di motociclette hanno messo in listino modelli di questo tipo. Ora il trend vuole un ritorno alle cafè racer con una differenza rispetto al passato.
Mentre prima si usavano basi di qualunque tipo modificandole principalmente nell'estetica e nel motore (birra e stile si potrebbe dire), adesso si punta anche su ciclistiche in grado di reggere la maggiore potenza e qualora non fossero in grado di farlo, modificandole dove necessario per ottenere lo scopo. Tra le migliori basi in circolazione con costi d’acquisto relativamente bassi, diffusione notevole e stile inconfondibile c’è la Triumph Speed Triple di cui tutto si può dire tranne che non abbia carattere. L’aspetto buffo della special che vi presentiamo in questo articolo è non tanto la base (una Speed 1050 del 2010) quanto il fatto che a curarne la customizzazione sia stata una factory svizzera (Zurigo per la precisione). Da un popolo così preciso e ligio alle regole ci si aspetta tutto, fuorchè una special dotata di pneumatici slick (sebbene siano stati usati solo per le fotostatiche; per la libera circolazione sono stati montati Conti Sport Attack 2). Ciononostante il punto di partenza è stato il colore scelto dal proprietario: un verde brillante che sa tanto d’inglese (e d'altronde la Speed viene proprio dalla terra di Albione). Da li in poi ci si è mossi di conseguenza. Una semicarena old style (doveva essere quella di una Thruxton ma alla fine si è dovuto optare, con ottimi risultati, per un cupolino Ducati 750 SS) che fa il paio con un codino rastremato e stretto sparato verso l’alto (per la verità più simile a certe special teutoniche anni ’90) entrambi con forme molto tondeggianti. Si è posta molta attenzione per quanto riguarda la zona del cockpit (d'altronde il guidatore guarderà spesso questa parte della moto) al punto che oltre ad un nuovo strumento più piccolo, multifunzione e digitale (della Koso, in stile MotoGP) si è provveduto ad arrotondare i bordi della piastra di sterzo (lucidata) per ottenere quello stile classico che si stava ricercando su tutta la moto. Avendo montato dei semimanubri, i fori dei riser sono stati prima riempiti e poi lisciati. Altro particolare interessante è la mancanza della chiave di accensione; grazie ad un sistema elettronico, la motocicletta si accende con un chip cucito nel guanto. La coda ha vissuto una lavorazione più travagliata fino a giungere al risultato finale con il telaietto ridotto e la sella monoposto sottile. Un elemento che colpisce immediatamente è la sede a filo delle frecce a LED (anteriori e posteriori; dietro fungono sia da indicatori che da stop) che assomigliano ai fori delle mitragliatrici degli aeroplani da guerra; sono un elemento di stile inusuale e ben riuscito che garantisce una linea pulita e il rispetto delle leggi della circolazione. Quello che fa la differenza su questa special (come sulle migliori cafè racer) sono i particolari. Basta notare il grande numero di pezzi in carbonio (dai reggi marmitte al para catena per citarne alcuni). Per il motore si è optato per un intervento non troppo invasivo: nuovi filtri K&N accoppiati allo scarico HP il tutto armonizzato con una nuova centralina. Alla fine un po’ del carattere della speed si è perso (il fanale anteriore adesso monta una singola lente) e il colore verde da cui si era partiti è stato sostituito con un mix di nero lucido argento lucidato con filetti d’oro, ma il risultato rende merito ad una special che non ha nulla da invidiare al modello base, nonostante le ultime modifiche citate.  












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