domenica 17 gennaio 2016

RONDINE MOTOR

INTERVISTA IN ESCLUSIVA A FILIPPO NUCCITELLI

Oggi abbiamo il piacere di presentarvi Filippo Nuccitelli italiano, motociclista, appassionato e Amministratore unico della Industrie Motocicli Nuccitelli Srl , società che ha come mission la progettazione e la costruzione di motociclette con il marchio di Rondine Motor  (www.rondinemotor.com).
L’avventura della motocicletta Rondine, ha avvio nel 1924 quando due giovani ingegneri, Remor e Gianini, dipendenti della OPRA-C.N.A. (Compagnia Nazionale Aeronautica) che progettava e costruiva motori per aeroplani, sfogano la loro passione  in un momento di crisi. Progettano un motore 500cc quattro cilindri fronte marcia con una caratteristica innovativa per l’epoca che diventerà poi consuetudine nel motorismo moderno, la trasmissione primaria inserita all’interno del blocco motore in un tutt’uno con il cambio e la distribuzione monoalbero in testa comandato da una cascata di ingranaggi. L’aneddoto vuole che il rumore della motocicletta emesso durante le prove fosse giudicato celestiale da un appassionato che giornalmente passeggiava nei pressi  dell’officina della OPRA-CNA, era il Maestro Puccini che in quel periodo stava componendo la sua opera che aveva chiamato” La Rondine”, così battezzò quella motocicletta, Rondine. La moto successivamente sviluppata dall’Ing. Taruffi divenne plurivittoriosa  e conquistò diversi record del mondo tra cui quello di velocità su strada… successivamente entrò a far parte della Gilera divenendo ancor più famosa. Rondine, Gilera, MV Agusta sono figlie dello stesso progettista, l’Ing. Remor, conquistando allori e titoli mondiali in oltre trent’anni di evoluzione del prototipo. Su questa premessa iniziamo la nostra intervista con Filippo.

Garage Italiano - Innanzitutto è corretto il legame che abbiamo riportato e che inizia con O.P.R.A. e si conclude con Rondine Motor?
Filippo Nuccitelli - I legami famigliari con i personaggi della storia della Rondine ci hanno fatto sentire sempre  vicini a quella moto. Mi ricordo i racconti in casa, quando ero bambino... Insomma la Rondine è sempre stata parte di noi, parlo al plurale perché questa avventura, di Rondine Motor, l’abbiamo portata avanti io e Marco, mio fratello. Dopo aver appurato che il nome Rondine era solo identificativo della motocicletta, lo abbiamo registrato e acquisito.

G.I. - La Rondine 500 era una motocicletta innovativa e Remor un ingegnere lungimirante e coraggioso. Rondine Motor sembra abbia il medesimo spirito innovativo.
F.N. - Dopo tanti anni di progettazione e costruzioni per conto terzi, soprattutto in campo industriale, curando l’intero iter di realizzazione di nuovi prodotti, dall’idea al prototipo e spesso con clienti molto importanti, per nome, grandezza, tecnologia espressa, si è costretti ad essere innovativi, indubbiamente è una inclinazione operativa e caratteriale che poi, è diventato anche metodo e procedure nel lavoro. La sfida è continuare ad esserlo in un mercato competitivo come quello del motociclismo soprattutto per piccole imprese come la nostra.

G.I. - Parliamo di ELETTRA. Come, quando e perchè nasce questo progetto?
F.N. - L’idea di Elettra nasce nel 2011, lessi un’intervista/resoconto sull’inadempienza dei  paesi che avevano partecipato a redigere l’accordo di Kyoto sul rispetto della quantità delle  emissioni  inquinanti e mi sono detto che dovevo fare qualcosa anche io per partecipare a questo processo di cambiamento. Un cambiamento che deve essere profondo, perché mette in discussione il modo di vivere a cui siamo stati abituati  e già questo è difficile attuarlo, ancor più insegnarlo ai nostri figli . Nacque così il progetto di realizzare una moto a trazione elettrica.
G.I. - L’ELETTRA è definita “modulare”. Cosa vuol dire nello specifico?
F.N. - Una motocicletta è telaio, ruote e sospensioni, motore, carrozzeria. Se creo un’interazione geometrica tra le parti o fisso alcune di queste variandone altre, posso stravolgere l’assieme iniziale trasformandolo in un nuovo ordine di oggetti e cosi la motard diventa off road oppure stradale, sportiva o cafè racer. Questa modularità di sistema consente una maggior flessibilità riducendo i costi fissi delle attrezzature e rende più semplice e rapido realizzare nuovi modelli.

G.I. - Quali sono i vantaggi della propulsione elettrica su una motocicletta? E quali i problemi incontrati in fase di progettazione?  
F.N. - Questo è un argomento delicato in campo motociclistico, soprattutto in un periodo in cui si propongono dei cambiamenti e si è ancora attaccati alle sensazioni che la moto fornisce, quelle sensazione che sono la nostra passione, il rombo, le vibrazioni, l’anima del motore. La motocicletta elettrica, invece, è quasi silenzio, è assenza di vibrazioni, è inodore; quindi i vantaggi sono paradigmi da ricostruire, la grande coppia immediata, l’accelerazione violenta, oltre ovviamente alla totale assenza di emissione di Co2. Progettare un nuovo prodotto non è mai facile, sai a priori che dovrai fare delle scelte tecniche, economiche, metodologiche che verranno messe in discussione da chi non ha partecipato al processo evolutivo,  ancor più quando il prodotto è innovativo. Solo la fede del progettista nel credere nelle sue convinzioni, lo porta a superare qualunque difficoltà sia tecnica che umana; poi ci sono problematiche tecniche dimensionali  per la moto elettrica, ti devi portare appresso l’energia in un contenitore che non è plasmabile nella forma come un serbatoio. Più energia, ossia corrente, trasporti da un componente all’altro e più crescono le dimensioni dei cavi, le connessioni diventano di grandi dimensioni e pesanti e per essere sicure anche costosissime. insomma  diventa complesso, ancor più quando l’industria della componentistica ragiona in termini di migliaia di pezzi e migliaia di moto le fanno solo le grandi aziende, quindi per noi piccoli costruttori diventa difficile fare il prototipo e poi avviare  piccole produzioni.

G.I. - Parliamo di batterie. L’ELETTRA è fornita di caricabatteria dedicato: vuol dire che possiamo posteggiarla in garage ed attaccarla alla normale presa casalinga?
F.N. - Assolutamente si, Elettra può essere ricaricata tranquillamente ad una normale presa del garage ed oggi in tempi ancor più rapidi.

G.I. - I motociclisti sono prima di tutto degli appassionati. Come si approcciano all’ELETTRA?
F.N. - Non voglio ripetermi, posso però riportare quello che succede quando la facciamo provare, l’approccio è di curiosità e scetticismo che si dissolve dopo i primi minuti perché vedi un sorriso che occhieggia dal casco in senso di approvazione. La moto elettrica riesce a far emergere quell’aspetto ludico che è in ognuno di noi, forse perché è facile, silenziosa e reattiva , forse e spero perché ti mette in pace con ciò che ci circonda sapendo di non essere fonte di emissioni. Non è un caso che, sapere di poter andare a fare una passeggiata in compagnia nel centro di una città, in un parco naturalistico senza arrecare danni apre nuove prospettive turistiche, offre nuovi punti di vista e tutto questo è un arricchimento culturale e sociale che è insito nel significato vero della green economy. Se si riesce in questo intento con un mio prodotto, sono felice come motociclista e come uomo.

G.I. - il primo progetto presentato da Rondine Motor è stato la RRV1. Personalmente l’ho sempre considerata la Ducati come doveva essere fatta dalla casa madre.
F.N. - Torniamo all’endotermico. Premesso che Ducati ha una grandissima tradizione, una capacità manageriale di assoluto rilievo, una R&D fatta da uomini capacissimi e soprattutto appassionati, in primis del lavoro e poi  di motociclette, ha anche vincoli tecnici, di immagine, che sono stati sapientemente utilizzati dal marketing per far grande una azienda così come è ora. Tutto questo esiste anche in una piccola impresa , ma la libertà di movimento , la flessibilità delle decisioni rispondono a criteri completamenti  diversi, d’altronde, sia hanno responsabilità di altro peso, comunque, quando fu dato avvio al progetto RRV1 ed il foglio era bianco, ci furono lunghe discussioni, confronti  e musi lunghi per arrivare a prendere la strada che poi seguimmo.  La fortuna  è che le esperienze passate, ci hanno aiutato moltissimo;  la soddisfazione, che la moto realizzata ha risposto a tutti i dati di specifica del progetto in termini di guidabilità e con un po’ di presunzione anche di apprezzamento estetico. Molte soluzioni tecniche sono state poi d’ispirazione per alcune grandi case e questo ripaga ancor più. Il riconoscimento di un brevetto d’invenzione sulla lavorazione/assemblaggio e incollaggio del telaio è stata fonte di stimolo, tant’è che, malgrado siano passati diversi anni dalla presentazione di RRV1, è ancora attuale ed apprezzata. E questo ci facendo tornare la voglia di costruirne qualche altro esemplare, magari con evoluzioni tecniche sia motoristiche che di layout.

G.I. - Rondine Motor (per la sua storia) ha nel DNA la pista. Oltre alla RRV1, nel 2012 ricordo dei disegni tecnici che anticipavano un rivoluzionario prototipo per correre in Moto2; come procede il progetto?
F.N. - RRV1, nacque per scendere in pista, possibilità negata da un cambio di regolamento sul numero degli esemplari prodotti; abbiamo appena respirato l’aria del paddock è una sensazione che non perdi più e così per sfida, sfruttando il brevetto in nostro possesso, evolvendolo, abbiamo progettato un telaio per Moto2. In effetti, anche in quel progetto, cambiando un solo componente del telaio sempre realizzato dal pieno e lavorato cnc, potevamo utilizzare qualsiasi motore a quattro cilindri fronte marcia, questo con la lungimiranza  che, se si fosse liberalizzato l’uso del propulsore eravamo pronti a fornire più case. Forse già allora chi frequentava il motomondiale aveva avvertito che negli anni la Moto2 avrebbe riscosso sempre meno interesse, per cui, malgrado gli apprezzamenti, il progetto è stato messo in stand by.  Sarei felice e disponibile a riconsiderare una nostra partecipazione  se si trovasse una nuova collocazione alla Moto2 , perché così com’è, ha dimostrato di non essere interessante sia tecnicamente  che per i piloti, l’evoluzione prestazionale c’è stata solo in funzione dell’evoluzione degli pneumatici e la tanto decantata riduzione dei costi non c’è stata.

G.I. - Alla Fiera di Roma avete presentato due prototipi su base ELETTRA: un veicolo allestito per le forze dell’ordine e una motocicletta dedicata al pubblico femminile. Sono anticipazioni di commesse e prodotti futuri? Come si evolverà la gamma ELETTRA? 

F.N. - Il 2015 è stato un anno denso di attività ed ha segnato anche la nostra prima partecipazione ad una Fiera come Motodays  a cui sono legato sentimentalmente, per aver avuto un piccolo ruolo per  farla crescere, per i rapporti umani che si sono creati e rinsaldati negli anni, per aver contribuito ad essere parte attiva per il motociclismo nella mia città. In quell’occasione abbiamo presentato dei prototipi definitivi che stanno per essere commercializzati. Inizialmente, la versione motard ed off road avranno  la priorità, successivamente arriverà la  cafè race dedicata alle Lady. Abbiamo avuto un piccolo ritardo dovuto alla decisione di sostituire il fornitore del motore elettrico, ora il motore è marcato Rondine Motor, è progettato in casa e la parte elettrica fornita da un’azienda italiana. La nostra volontà di effettuare il “cambiamento” è diventata la linea guida dell’azienda e questo deve essere visibile anche sul prodotto, nella gestione, nelle relazioni. Il nostro desiderio e fine, è di avere intorno dei partner, siano essi fornitori che clienti, che partecipino al nostro processo di crescita, anzi ne siano artefici e ne traggano beneficio. Nei cassetti ci sono già bozzetti, disegni tecnici di altri modelli ma credo sia opportuno che mi occupi di vendere questi presentati, senza risorse non credo sia possibile pensare a futuri modelli, perciò seguiteci sui social, sul website, perché prestissimo ci saranno delle news interessanti.





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