STORIA
Oggigiorno
è abbastanza normale pensare a una motocicletta con quattro cilindri e potenze
nell’ordine dei 190 cavalli. Eppure si sottovalutano le complicazioni
meccaniche con cui i tecnici si sono dovuti confrontare all’inizio delle
sperimentazioni (dalla qualità delle leghe alla necessità di ripensare i
componenti del propulsore).
Se la prima quattro cilindri risale al 1905 (costruita
dalla belga FN), nel tempo è stato sperimentato anche l’innesto di motori plurifrazionati
di provenienza automobilistica in telai di motociclette con risultati
facilmente immaginabili. Gli italiani anche da questo punto di vista si sono
distinti fin dall’inizio dimostrando una volta di più, se ve ne fosse
necessità, la genialità dei tecnici nostrani senza limiti temporali e
geografici. L’esempio perfetto sono due giovani ingegneri, Carlo Gianini e
Piero Remor, che nel 1923 in un’officina romana progettano un avveniristico
motore quattro cilindri frontemarcia Nella storia interviene un terzo
personaggio, il conte Giovanni Bonmartini, facoltoso padovano divenuto famoso
per aver partecipato alla marcia su Roma pilotando un piccolo aereo della C.N.A.
(Compagnia Nazionale Aeronautica) da lui fondata. Bonmartini finanzia il
progetto; nel 1926 costituisce la G.B.R. (Gianini-Bonmartini-Remor) e in meno
di due anni completano la prima versione del motore di 500 centimetri cubici,
raffreddato ad aria da 28 cavalli. Nel ‘27 i tre fondano l’O.P.R.A. (Officine
di Precisione Romane Automobilistiche) con l’intenzione di sviluppare il motore
e offrirlo in licenza alle case europee. Pur migliorato (32 cavalli e
raffreddamento misto) il progetto non riscuote successo e dopo aver presentato
la O.P.R.A. 500 GP al salone di Milano del ’28, la società viene posta in
liquidazione e assorbita dalla C.N.A. dove a Gianini verrà affidata la
direzione del reparto progettazione motori aeronautici. Una curiosità: il
compositore Giacomo Puccini appassionato di motociclette e amico dei
progettisti, volle dare al prototipo il nome della sua opera lirica: la
Rondine. Trascorsi due anni Gianini riprende in mano i progetti in occasione del Gran Premio Motociclistico di
Tripoli istituito da Italo Balbo il quale da ministro si era più volte
scontrato con Bonmartini. Il gran premio è una ghiotta occasione per
l’ingegnere e per il conte per cercare riscatto. Così in soli otto mesi viene
creata una motocicletta totalmente nuova basata sulla O.P.R.A. 500 GP ma con
canne dei cilindri nitrurate, imbiellaggio e banchi su rulli, distribuzione con
doppio albero a camme, cambio con preselettore a quattro marce, telaio in
lamiera stampata e compressore volumetrico. In pratica la struttura delle
moderne sportive (eccezion fatta per la sovralimentazione). Il quattro cilindri
esprime la straordinaria potenza (per i tempi) di 87 cavalli. Due Rondine,
affidate a Taruffi e Rossetti, vengono schierate nel Gran Premio di Tripoli del
‘35. Nonostante la presenza ufficiale di grandi case come Moto Guzzi e Norton,
le C.N.A. conquistano primo e secondo posto sotto gli occhi esterrefatti di
Italo Balbo che, pur di non essere costretto a premiare il rivale, abbandona
indispettito il palco delle autorità. Bonmartini prova a cavalcare il successo
agonistico per i suoi fini politici e affida a Taruffi una Rondine 500 con
carenatura aerodinamica per battere il record sul chilometro. Nel ‘35 il
prototipo percorre i 1.000 metri sul nastro d’asfalto Firenze-Mare in 14
secondi e 72 centesimi alla straordinaria velocità di 244,316 chilometri orari di
media conquistando il primato. Purtroppo la contesa politica non sarà
favorevole al conte. E così dopo la sconfitta la C.N.A. viene nazionalizzata e
ceduta alla Caproni che però si occupa unicamente di aerei. Motivo per cui
Taruffi viene incaricato di trovare un compratore per il pacchetto Rondine
composto da sei moto e relativi disegni tecnici. Viene proposta alla Gnome et
Rhône, alla Moto Guzzi ed alla Gilera che alla fine acquista il progetto, si
dice, per una cifra irrisoria immediatamente accettata dalla Caproni desiderosa
di disfarsi del "ramo secco". Insieme ai disegni e alle moto in
Gilera arriva anche l’ingegnere Remor che si mette subito al lavoro per
proseguire lo sviluppo della quattro cilindri che prende il nome di Gilera 500
Rondine. Con piloti di prim’ordine dominano le corse e i record di velocità
fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale. Nel dopoguerra alla ripresa
delle competizioni internazionali gli avversari (nonchè vincitori di guerra)
provano a colmare il gap tecnologico con le Gilera obbligandola a privarsi “per
regolamento” del compressore. Il risultato fu che…non cambiò nulla. L’ex C.N.A
Rondine 500, ora Gilera 4C, domina dal ’50 al ’57 il neo istituito
motomondiale, conquistando sei titoli piloti e cinque costruttori. In seguito
Remor approderà alla MV Agusta e progetterà, sulla scorta dell’esperienza
maturata con O.P.R.A. e C.N.A., i plurivittoriosi quadricilindri della casa
varesina. Quindi la Rondine vive nelle sue evoluzioni per oltre cinquant’anni
sui circuiti di tutto il mondo. E dopo? Presto detto. La famiglia Nuccitelli
stringe amicizia con i proprietari della Rondine perchè anche appassionati del
loro lavoro. Il nome Rondine, che non era mai stato registrato, nel 2000 riparte
per volere dei Nuccitelli e nasce così Rondine Motor. Nel 2005 Filippo e Marco
Nuccitelli presentano il primo frutto del loro impegno: la RRV1 (definita da
molti una vera e propria opere d’arte). Nel 2010 con l’ingresso di Adriano
Nuccitelli si da l’avvio al progetto ELETTRA. Rondine Motor è un’azienda che
progetta e costruisce motociclette con stile e tecnologia italiana, proiettata
verso un futuro basato sulla mobilità sostenibile. Per questo motivo svolge
attività di ricerca e sviluppo con l’intento di ottenere la riduzione della CO2
della motocicletta e dei suoi componenti. La mission di Rondine Motor è quella di
essere sempre più coinvolta in progetti di ricerca e sviluppo per la
sostenibilità dell’ambiente senza però perdere la capacità di proporre motociclette
esclusive sia per tecnologia che componentistica come la RRV1. E così sotto
l’egida dei suoi proprietari, Rondine Motor ripropone in pieno lo spirito
pioneristico e avanguardistico (dal punto di vista tecnologico) che ha ispirato
quei due giovani ingegneri Carlo Gianini e Piero Remor oltre novant’anni fa.
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