OCTANE
Se
vi sembra d’averla già vista da qualche parte, se avete quella strana
sensazione di dèjà vu, non siete per nulla in errore. La Victory Octane è parzialmente
derivata dalla Indian Scout 1.200. E d'altronde non potrebbe essere altrimenti,
dal momento che Indian Motorcycle e Victory sono marchi di proprietà della
Polaris Industries.
E in un’ottica di razionalizzazione delle basi dei modelli,
le sinergie sono accettabili se non addirittura ben viste come in questo caso.
Infatti se la Scout è brillante, la Octane è la versione arrabbiata o come
dicono in America “il lato Mr. Hyde della Scout”. Simile ma non uguale, la
Octane è in effetti il primo modello derivato dalla nuova piattaforma 156; o
meglio è la derivazione di serie del prototipo Ignition che ha corso alla Pikes
Peak, derivato dal progetto 156. La piattaforma è composta da un telaio in
alluminio pressofuso con elementi d’acciaio di rinforzo e motore semi portante.
Sicuramente la Octane è un modello che può essere considerato sportivo ma alla
maniera…americana. L’interasse per esempio è di 1.578 centimetri, il peso
totale di circa 243 chili (basso in realtà se lo si paragona alla produzione
Victory) e l’angolo di inclinazione del cannotto di sterzo di 32 gradi. Si
intuisce subito che queste misure non sono quelle classiche da sportiva europea
ma da dragster made in U.S.A. Tutto il carattere della Octane si concentra,
quindi, nel motore un bicilindrico di a V di 60° di 1.179 centimetri cubici con
distribuzione bialbero in testa a quattro valvole, raffreddamento a liquido,
cambio a sei marce e trasmissione finale a cinghia dentata. Si tratta del primo
motore prodotto dalla Victory con raffreddamento a liquido in grado d’erogare (dai
dati ufficiali) circa 105 cavalli a 8.000 gitri minuto e 99 nanometri di coppia
massima a 6.000. Ma i riferimenti più importanti (almeno secondo i parametri
del pubblico americano) sono l’accelerazione sul quarto di miglio coperto in
circa 12 secondi e lo 0-60 miglia (96,5 chilometri orari) in meno di quattro.
Si tratta di una custom non c’e’ dubbio (la sella si trova a 658 millimetri da
terra) ma la potenza del motore la piazza nel segmento delle moto brucia
semaforo. Più classica la ciclistica con forcella teleidraulica da 41
millimetri, forcellone posteriore con doppi ammortizzatori (regolabili e
inclinati di ben 53 gradi), cerchi in alluminio da 18 (davanti) e 17 pollici
(dietro) con pneumatici rispettivamente da 130/70 e 160/70 e disco freno
anteriore da 298 millimetri. Quindi nasce prima per gli U.S.A. o per l’Europa?
Strizza l’occhio ai clienti al di qua o al di la dell’oceano? Per trovare una
risposta a questa domanda serve fare una riflessione più profonda. Appare
evidente come il gruppo Polaris stia portando avanti un “attacco” al cuore
dell’Harley-Davidson, avviando con la Scout Sixty e con la Octane la scalata al
segmento della Sportster. Entrambi i modelli stanno accerchiando la piccola di
Milwaukee sia dal punto di vista del prezzo (Indian poco sotto e Victory poco
sopra) con il plus dei motori di nuova generazione e prestazioni superiori. E’
difficile dire chi uscirà vincitrice da questo scontro. Se da un lato
l’Harley-Davidson può vantare un blasone e una presenza ininterrotta di oltre
113 anni, le altre due posseggono solo parte di queste caratteristiche (cui
tentano di sopperire giocando la carta delle prestazioni). Più probabile quindi
ipotizzare una divisione del mercato da parte dei clienti, a seconda che si
cerchino più prestazioni o maggior pedigree.
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