Negli
anni ’50 ha sdoganato l’archetipo della cafè racer veloce e oggi ritorna
rinnovata e più tecnologica ma sempre uguale a se stessa.
Altro
giro altra chicca direttamente da Eicma 2017. Parliamo della Norton Dominator nella
sua ultima versione, il cui modello originale risale al ’49 e che più per la
moto in sé identificava il nuovo bicilindrico di 500cc introdotto nella line up
del costruttore inglese in quegli anni. Nel tempo il propulsore è stato aggiornato
e montato su differenti modelli in abbinata con telai sempre più performanti
(compreso il famoso “letto di piume” della Manx).
In teoria era la maxi naked
dell’epoca della Norton ma in realtà la Dominator ha creato l’archetipo
classico della cafè racer inglese, capace d’essere non solo attraente ma anche
dannatamente veloce. Oggi quel concetto originario è stato riproposto sulla
nuova Norton Dominator con tutti i pro e contro del caso. Tra i primi citiamo
le linee seducenti (la porzione posteriore con il codino piccolo e
tondeggiante, sospeso su un esile telaietto contornato da piastre forate
d’alluminio è già un must), mentre tra i secondi dobbiamo menzionare la
posizione di guida per certi versi estremamente sportiva ma alla vecchia
maniera con le braccia protese in avanti e il sedere spinto all’indietro al
limite della sella per permettere alle ginocchia d’incastrarsi negli incavi del
serbatoio su cui ci si deve obbligatoriamente “spalmare”. Una moto particolare,
quindi, ma anche di carattere che predilige percorsi non troppo “tormentati” e
una guida fisica. In definitiva la Dominator non è una naked da pista e gli 80
cavalli erogati dal motore raffreddato ad aria/olio (una potenza modesta per i
canoni moderni) sono lì a ricordarlo. Il prezzo poi, prossimo ai 35.000 euro
optional esclusi, pur giustificato da componentistica e materiali di
prim’ordine (freni Brembo, sospensioni Ohlins, alluminio e fibra di carbonio a
gogo) la inserisce più nel novero dei sogni da garage che non in quelli reali
da acquistare. Ma quando l’abbiamo vista al Salone del ciclo e del motociclo di
Milano, c’era qualcosa che ci spingeva a tornare a guardarla. Sarà stato il
logo Norton sul serbatoio sempre uguale dal lontano 1916, sarà stata la
posizione di guida così diversa eppure gagliarda allo stesso tempo, sarà stato
lo stile generale o i doppi terminali (uno per lato) sparati in alto che sanno
tanto di cafè racer originale…non lo sappiamo. Fatto sta che in quello stand
siamo tornati almeno una dozzina di volte fino a quando abbiamo capito (o abbiamo
supposto d'aver compreso) cosa ci spingesse a farlo. Dopo aver visto le nuove
naked ultra compatte e pronte per staccare il tempo sulla pista del Mugello
come su quello di Monza, dopo aver assaporato la rassicurante presenza di
silicei controlli elettronici che impedirebbero qualsivoglia impennata o
derapata di potenza, dopo aver posato le nostre terga su selle dure sì ma anche
perfette per impostare la migliore traiettoria, abbiamo capito che
l’investimento inziale, alcuni aspetti tecnici apparentemente desueti e tutti
gli elementi che caratterizzano prepotentemente questa Norton sono la sua
essenza che tra venti o trent’anni continueranno ad affascinare altri
motociclisti sparsi in tutto il mondo. Le altre…beh le altre, pur non volendo
togliere loro alcun merito, saranno giustappunto solamente “le altre”!
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