L’SWM
Six Days 440 è tra le più belle novità presentate a Eicma, e l’apprezzamento
reale e virtuale del pubblico ne è la conferma.
Quando
ti avvicini e la guardi sotto i riflettori dello stand dove è alloggiata,
nonostante le luci e i riflessi sul serbatoio troppo lucido per nostri gusti
fuoristradistici, si ha la netta sensazione di averla già vista da qualche
parte, magari in un filmato della Valli Bergamasche o in una VHS dedicata alle
moto da Regolarità.
In effetti basta chiudere gli occhi un solo istante per
immaginarsi già a “zompettare” su qualche viottolo in salita mentre il
pneumatico posteriore spara sassi e fango in aria alla ricerca della trazione
su un terreno scivoloso. Non è una semplice operazione nostalgica in stile Fiat
500 o Mini quanto piuttosto un progetto con tutte le carte in regola (e in
regolarità) per piacere ai più giovani e ai loro padri e che completa la
famiglia dei modelli classici del costruttore italiano. Si chiama Six Days 440,
la produce SWM attingendo alla sua lunga storia agonistica che ha avuto un
nuovo inizio tre anni fa e che trae ispirazione anche dalla Six Days 125 degli
anni ’70. Tecnicamente sfrutta la base dei modelli classici della SWM (Silver
Vase, Gran Milano e Gran Turismo) modificata per l’uso anche fuoristradistico e
che prevede un telaio in tubi d’acciaio con doppia culla, un forcellone
anch’esso in tubi tondi con due ammortizzatori (109mm d’escursione), forcella
da 43 (130mm d’escursione) e impianto frenante dotato d’ABS con disco anteriore
da 260mm e posteriore da 220. Il propulsore (Euro 4) è il mono da 445,3
centimetri cubici con albero a camme in testa singolo, raffreddamento misto
aria/olio, iniezione elettronica e cambio a cinque rapporti. I cerchi d’acciaio
a raggi da 19 pollici davanti e 17 dietro sono accoppiati a pneumatici Pirelli
dual in grado d’assecondare la guida su strada come su sentieri più mossi e
sporchi. L’estetica è chiaramente vintage con la sella lunga e piatta, lo
sterzo alto e largo, il doppio terminale di scarico (uno per lato) rialzato, le
tabelle portanumero ovali laterali, i parafanghi alti e il serbatoio (unico
elemento colorato) dalle linee tondeggianti da 17 litri. Ma la verità è che la
Six Days non è una moto da capire attraverso una sfilza di dati tecnici. Si
deve, piuttosto, salire in sella per scoprire che le pedane sono esattamente
dove vorresti che fossero e per sentire il serbatoio (pur generoso nella sua capacità
di stivaggio della benzina) stretto al punto giusto tra le gambe. La posizione
in sella è un misto di antico e moderno con un’altezza da terra di 874mm e
ciononostante confortevole e per nulla imbarazzante dal momento che un
guidatore di 1 metro e 75 riesce a poggiare i piedi senza difficoltà. La Six
Days da la netta sensazione di potersi districare agilmente nel traffico e di
riuscire ad assecondare anche passeggiate (non troppo impegnative) in
fuoristrada grazie anche al peso dichiarato (a secco) pari a 153 chili. Cosa
piace a noi di questa SWM? Innanzitutto lo stile unico a cavallo tra le
scrambler e le regolarità dure e pure di quarant’anni fa, ma con un’identità
finale che sarà definita dal proprietario con l’installazione di differenti
accessori. E poi la scelta cromatica e il design perchè sarebbe stato facile
riprendere le colorazioni più “classiche” dei fuoristrada SWM con telaio
chiaro, plastiche bianche, tabelle gialle e serbatoio azzurro magari con le
guance cromate. E invece è stata scelta una cromia, seppure iconica, più ardita
con un look total black per telaio, motore e sovrastrutture, spezzato
dall’unico elemento colorato che è il serbatoio. In questo caso la nostra
preferenza propende per il rosso con fregi bianchi e neri (l’alternativa è base
bianca con fregi neri e rossi) perché con gli schizzi di fango ci sta proprio
bene! Uniche (per il momento) note dolenti sono prezzo e disponibilità che non
sono stati ancora dichiarati; si sa solo che arriverà nel 2018. Nell’attesa
stiamo già pulendo i nostri stivali RG con chiusure a fibbie multiple e
parastinco trapuntato…ovviamente rossi!
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