MAGNI AUSTRALIA 98
Se la Giappone 52 era una versione sportiva della Moto Guzzi
Le Mans, l’Australia 98 era la versione racing della Daytona. Innanzitutto il
telaio originale monotrave venne sostituito da un classico elemento in tubi al
cromo molibdeno da ben 34 millimetri che partivano dal cannotto di sterzo per
arrivare al mozzo del forcellone posteriore;
il motore veniva ancorato a due
montanti laterali. Anche in questo caso le sospensioni erano composte da un
elemento anteriore Forcelle Italia telescopica a steli rovesciati e da una
versione monoammortizzatore (White Power) del forcellone posteriore a
parallelogramma pluriregolabili. Cerchi in lega da 17 pollici (pneumatici da
120 millimetri davanti e 180 dietro), freni Brembo (anteriore bidisco da 320
millimetri con pinze a quattro pistoncini e singolo posteriore da 230 e pinza a
doppio pistoncino). Il Bicilindrico raffreddato ad aria rientrava nei 1.000
centimetri cubici (992 per l’esattezza) per poter correre nei campionati
dedicati alle bicilindriche. Mantenute le quattro valvole per cilindro e
l’iniezione elettronica, venivano sostituiti l’air box e l’impianto di scarico
completo. La carenatura ispirata dalle forme di altri modelli racing dell’epoca
manteneva due gradi aperture laterali da cui spuntavano le testate del
bicilindrico ed un codone monoposto. Con 102 cavalli ad 8.400 giri al minuto, 9
chilogrammetri di coppia massima a 6.600 giri e 205 chili di peso l’Australia
arrivava a sfiorare i 245 chilometri orari. Anche in questo caso vennero usati
molte componenti del modello di serie tra cui il cambio a cinque marce e la
frizione bidisco a secco. Costruita in numero esiguo di esemplari, costosa
oltre modo (sebbene si trattasse di un mezzo esclusivo ed artigianale) venne
presentata nella classica colorazione grigio rossa riprendendo le livree delle
MV Agusta che sotto la direzione di Arturo magni conquistarono 17 titoli
mondiali nella classe 500 GP tra il 1958 ed il 1974. Il nome derivava da una
Moto Guzzi usata come base per il primo prototipo di serie che corse e vinse in
diverse gare dei campionati australiani. E come per la Giappone 52 anche per
l’Australia (venduta a partire dalla metà degli anni ’90) chi la possiede la
tiene stretta e chi non l’ha la sogna.
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