FABRIZIO
“SUGAR” FAVRE
Iniziamo
subito col dire che il soprannome, “Sugar”, gli è stato dato per il suo modo di
fare accogliente. Ma fermarsi qui sarebbe davvero riduttivo. Favre è un
customizer dieci anni (e forse più) avanti. Ha un carattere estroverso che ti
spiazza e poi t’illumina. E’ professionale in tutto quello che fa. E’ un
preparatore di motociclette ed automobili (andate a guardare il Maggiolino
modificato usando pezzi di un guard rail) e un fine osservatore del mondo tanto
che si potrebbe parlare della “Filosofia di Favre”.
A differenza d’altri, lui è
stato davvero un “modificatore” precoce al punto che a 16 anni costruì la sua
prima Hot-Rod. Stretta davanti, larga dietro, con il motore cromato e a vista, pur
non avendo assimilato, allora, quel tipo di cultura, aveva realizzato qualcosa
che non conosceva ancora…e lo aveva fatto bene. Ciononostante il primo ricordo
che ho di Fabrizio è forse anche quello che ne esprime meglio la persona e
l’impatto che essa produce. A metà degli anni ’90 si mette in testa di
costruire una moto di carattere, una naked quando il fenomeno non era ancora completamente
esploso, che unisse un’anima racing con lo spirito custom. Nasce la Moto Guzzi
Ibrid, una Le Mans 1.000 che di originale mantiene ben poco. Cilindrata portata
a 1.180cc, pistoni stampati, teste e albero modificati, valvole maggiorate,
bielle lucidate e alleggerite, volano e distribuzione ad ingranaggi in ergal,
radiatore olio e pompa maggiorata, accensione elettronica, carburatori da 41mm,
rapporti ravvicinati e scarico due in uno in titanio. E fin qui le migliorie al
propulsore che potremmo definire “classiche”. Proseguendo abbiamo il telaio
tagliato (culla eliminata), forcella Marzocchi con piastre autocostruite, mono
Ohlins, cerchi da 16 pollici in magnesio, dischi freno maggiorati, pompa
radiale, e ben tre pinze freno posteriori PM. Questa la scheda tecnica. Ma
osservate bene lo stile e ricordate il contesto. Il Monster era uscito da pochi
anni; le giapponesi vendevano sportive carenate e i tedeschi cominciavano pian
piano a scoprirle e a montare goffi codini CBR sparati verso il cielo. Chi si
sarebbe mai sognato una coda come quella di Favre? Nessuno tranne lui…fino ad
allora. E’ talmente audace che durante la settimana del bike show di Daytona la
Ibrid divide i visitatori: chi ne ama lo stile e chi non lo comprende. In
realtà la trasferta americana può essere definita un successo senza eguali. Un
italiano in sella ad una motocicletta italiana sfida gli americani sul loro
terreno, nel tempio del custom, con un prodotto che ben che vada potrebbe
essere definito non convenzionale (soprattutto allora) e suscita un enorme
interesse al punto che viene avvicinato dalle grandi riviste del settore e
quando una mattina un fotografo gli chiede di poter effettuare alcuni scatti
alla Ibrid succede l’impensabile. Nel tratto di spiaggia di Daytona Beach si
sta svolgendo un bike show e l’area è gremita di addetti al settore e
spettatori. Fabrizio comincia a muoversi sulla sua Guzzi e catalizza l’attenzione
di tutti i presenti tanto che per parecchie ore deve ripetere il percorso. I
fotografi si prenotano per servizi in esclusiva e non c’è particolare della
Ibrid che non venga immortalato. Qualche giorno dopo in occasione della Bike
Week di Daytona viene invitato dagli organizzatori a partecipare alla sfilata
che attraversa Main Street. In pratica si deve percorrere l’intera via a passo
d’uomo e, a richiesta del pubblico, fornire performance spettacolari. In un
tratto presieduto da italiani e da appassionati del bel paese, si inizia ad
udire distintamente la parola “Italia, Italia” e “burn out”. Ci vuole davvero
poco perchè Fabrizio si esibisca in uno spettacolare “brucia pneumatico” con
giubilo della folla. In quel preciso momento lui era l’impersonificazione di
un’intera nazione sul suolo americano. Da lì in poi è storia abbastanza
recente: collaborazioni con rinomate riviste di settore, giudice nei maggiori
contest, presidente della FIC (Federazione Italiana Customizer). E’ stato anche
insignito del prestigioso titolo di “Master Bike Builder” di massimo livello dall’International
Master Bike Builder Association. A suo tempo Big Daddy Rat organizzatore dei
più grandi e importanti Bike Show non esitò a definirlo “il più grande
Customizer Italiano del momento”. Oggi Fabrizio si trova in America a Jacksonville
dove ha allestito una custom show room con una superficie di 4.000 metri
quadrati.
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