MOTOCICLETTE
FANTASTICHE E COME RIFARLE
Mai
titolo fu più corretto. Infatti pur trattandosi di un progetto relativamente
anziano che risale al 2013 tradito anche dall’opulenza delle sovrastrutture,
l’idea di sfruttare la base di una mono da cross per realizzare una cafè racer
molto sportiva è quantomeno intrigante oltre che attuale.
Darrell Schneider di
DSR (Darrell Schneider Restoration), noto restauratore d’auto classiche
californiano specializzato anche nella lavorazione della fibra di vetro, si è
ispirato a quanto fatto in precedenza da specialisti del calibro di Roland
Sands, Richard Pollock e Ron Wood e ha trasformato una Honda CRF250R del 2004
in una “quasi” moto da gran premio a buon mercato e con un look naked. 14 mesi
di lavoro, interminabili sessioni per definire le forme e i volumi delle
sovrastrutture (prima con sagome di cartone e poi con legno e stucchi da
riprodurre con la fibra di vetro) e una lunga lista della spesa. Non si tratta
di una special da “passerella” quanto piuttosto di una trasformazione tecnica
radicale che deve tenere conto di parametri fondamentali ben definiti entro cui
muoversi (come ad esempio alcune quote ciclistiche) per ottenere l’effetto
dinamico desiderato, perché questa GP250R è prima d tutto pura prestazione.
Intorno al telaio originale è stato creato un telaietto posteriore in alluminio
più basso e lungo per sostenere il gruppo sella/codino sportivo e il terminale
di scarico Arrow. La sospensione anteriore è un Race Tech vincolata su piastre
più larghe per montare un pneumatico adatto alla strada (e alla pista)
accoppiato a pinza e freno di un CBR 600; dietro il mono è stato accoppiato a
un regolatore d’altezza Durrell Racing specifico per i modelli da strada. Le
ruote sono un mix composto da cerchi Sun Rims, mozzi Talon, raggi Buchanans e
pneumatici Michelin. Il motore è stato aggiornato con elementi Honda e
modificato con una camma Crower, filtro K&N, raccordi e radiatore più
performanti e sistema di scarico Arrow in titanio sdoppiato (sotto il codino e
sotto il motore). Va da se che la maggior parte degli interventi hanno puntato
sulla caratteristica fondamentale del monocilindrico ovvero la leggerezza e
l’agilità quasi come fosse una Moto3. E a voler ben guardare questa potrebbe
essere la chiave di lettura di un nuovo modo di concepire le special più
racing. Un po’ come la formula del campionato supermono degli anni ’90 quando
audaci costruttori installavano grossi monocilindrici derivati dalle endurone
su telai di piccole 125 sportive a due tempi creando magnifiche (e
indimenticate) sportive agili e non eccessivamente impegnative dal punto di
vista della potenza, che solo i migliori “manici” sapevano sfruttare fino in
fondo. Ma questa è un’altra storia.
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