LA
MOTO PUNK
C’è
un sottobosco di preparatori più o meno ufficiali e riconosciuti che si diverte
a sovvertire le regole del buon senso e del politically correct creando special
che apparentemente non dovrebbero neppure essere mostrate per senso del pudore.
Nascono da contaminazioni trasversali che mixano un po’ di tutto senza essere
nulla di preciso ma che, nell’apparente caos, alla fine funzionano e divertono.
E fanno esclamare “perché non ci hanno pensato prima?”.
Mike e Peter Müller
sono due fratelli di Chicago, fondatori di Federal Moto, che hanno agito
proprio in questo modo, violentando una KTM Duke 690 del 2013 e trasformandola
in qualcosa di unico nel panorama odierno delle special. Come degli scultori
che lavorano la pietra, allo stesso modo i due fratelli hanno eliminato tutto
quello che sembrava loro superfluo senza porsi limiti istituzionali e di
apparente buon senso. Via la plastica, via il telaietto posteriore, via gli
scarichi scultorei, i grossi air box e le vernici custom…via tutto insomma per ridare
dignità al ferro e al pilota. E già perché la Daisy Duke (questo il nome
datole) è diventata una monoposto grazie a un piccolo triangoli in tubi
d’acciaio utilizzati come sotto telaio per reggere una sella singola sotto la
quale si trova un filtro aperto K&N più simile ai razzi di un incrociatore
stellare di Star Wars e un filo di LED per stop e frecce. Sempre sotto la sella
di pelle e camoscio, sono stati nascosti l’impianto elettrico e la batteria
agli ioni di litio. Lo scarico personalizzato in titanio accoppiato a una
valvola per agevolare il flusso dei gas. Manubrio Renthal, manopole Biltwell,
doppio faro anteriore e parafanghi ridotti ai minimi termini. La strumentazione
di serie è stata semplicemente “appoggiata” su una piastra e allo stesso modo
sospensioni, cerchi e freni rimangono quelli di fabbrica. L’unica modifica di
rilievo sono gli pneumatici Metzeler Tourance che regalano un grip superiore a
quelli di serie per sfruttare al massimo l’agilità e le quote ciclistiche
originali (e svelte) della Duke. Neppure la verniciatura può essere definita
special dal momento che sfrutta i colori base del modello di serie con la sola
aggiunta di un disegno. Alla fine ci si chiede se questo minimalismo con
interventi mirati si possa definire una preparazione. Probabilmente si; anzi
forse è proprio questa la chiave di lettura della Daisy Duke, una normale e
divertente moto di serie a cui è stato tolto il peso del superfluo per
esaltarne le caratteristiche naturali. Un po’ come la cugina Daisy che
indossava pantaloncini sconsideratamente corti per esaltare il fisico senza
però risultare volgare.
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