LA
NUOVA AERODINAMICA DELLA DUCATI
Che
Ducati abbia investito molto in questi ultimi anni, in termini economici e tecnici
sull’aerodinamica, è evidente. Ma che il risultato fosse così sorprendente dopo
il divieto d’utilizzare le famose alette a partire dal 2017, non era
prevedibile. Rastremando il muso (e perdendo probabilmente qualcosa in
penetrazione aerodinamica) hanno creato un vero e proprio doppio alettone
simile a quello delle moderne Formula 1, per ritrovare l’effetto deportante su
cui era stata sviluppata la Ducati da gran premio dello scorso anno e di cui
era evidentemente necessario ritrovare il contributo anche sul nuovo prototipo.
Di tutti i costruttori impegnati nella MotoGP solo Aprilia ha sviluppato una
soluzione simile, applicando dei “flaps scatolati” su una carenatura più
convenzionale. Nel caso della rossa di Borgo Panigale le ali sono
sostanzialmente riapparse sfruttando un innovativo disegno del muso che
ottimizza i flussi d’aria nei punti di maggior pressione incanalandoli nell’all’air
box e sui profili alari (sia inferiori che superiori) generando di fatto un
effetto deportante che preme sull’avantreno stabilizzandolo in staccata e
impedendone l’impennata in accelerazione. Si può anche supporre che i piloti
potrebbero perdere parte della protezione aerodinamica a cui erano abituati con
i cupolini tradizionali. Su tutto c’è da osservare che a differenza di quanto
visto su Suzuki e Honda, la nuova carenatura anteriore della Ducati appare meno
“posticcia” e amalgamata con le pance laterali, segno di un lavoro
d’affinamento generale. A questo punto è bene ricordare che il regolamento
tecnico della MotoGP prevede che ogni costruttore può omologare due carenature
con disegni differenti per l’intera stagione; facile ipotizzare che vengano
sviluppate due soluzioni a basso e alto carico a seconda dei circuiti. E poiché
l’aerodinamica è diventando un settore su cui tutti i costruttori hanno
investito (e continueranno a investire anche in futuro), Ducati ha atteso fino
l’ultimo momento per mostrare la propria carenatura con l’intento d’evitare che
altri ingegneri potessero prendere spunto o copiarla. Quanto sia funzionale e
quanto gradita ai piloti solo il responso della pista (e del cronometro) potrà
dirlo. Di certo c’è l’aspetto innovativo del componente (che fa parte di una
serie di altri elementi, come la “scatola” sotto codone vista in altri test
precampionato) che dimostra come in MotoGP i tecnici possono battere strade
ancora inesplorate. E’ evidente che l’aerodinamica sta diventando un’area
d’interesse e di sviluppo importante e ci chiediamo se (o peggio, quando)
inciderà al punto da fare la differenza tra un prototipo vincente e uno da
retrovie, un po’ come accade oggi in Formula 1. Al momento possiamo solo
rendere merito al lavoro dei tecnici Ducati per l’audacia della loro soluzione
aerodinamica.
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