Leggera,
colorata, divertente e con un forcellone apparentemente fuori contesto. Ecco il
futuro delle special di piccola cilindrata.
Si
fa prima a innamorarsene che non a leggere il nome del preparatore.
Ciononostante nella bellissima KLX250 preparata dagli indonesiani di Knuckle
Whackjob è racchiuso il presente (e il futuro) delle special di piccola
cilindrata. Infatti, al di là della specifica preparazione dedicata palesemente
all’off road non estremo, i dettami della customizzazione delle moto di
cilindrata ridotta (noi diremmo alla portata di molti) sono evidenziati in modo
ben preciso: leggerezza, elementi con colorazioni allegre e ciclistiche
divertenti che, date le potenze in gioco ridotte, amplifichino il piacere della
guida.
Nel caso in specie il lavoro di trasformazione si è concentrato su una
KLX250 a carburatori del 2012 che rappresenta perfettamente il segmento di moto
di piccola cilindrata, economiche e non specialistiche, polivalenti e di
sostanza, che strizzano un occhio sia ai giovani che ai motociclisti più
navigati, dotati di motorizzazioni facili anche per i neofiti (la versione
attualmente in listino, dotata d’iniezione elettronica, eroga circa 22 cavalli
e pesa meno di 140 chili) e il cui unico vero limite è il look plasticoso e
moderno. Va da se che la più grande pecca della KLX250 è anche il motivo per
cui potenzialmente può essere una delle moto più desiderabili disponibile sul
mercato dal momento che, svestirla per trasformarla nella propria special senza
perderne le caratteristiche peculiari, è quasi automatico. In questo caso il
committente desiderava installare un forcellone di derivazione Yamaha YZ250 e
snellire il look del retrotreno modificando telaietto, sella, parafanghi e
quant’altro. In realtà le potenzialità della KLX e i suggerimenti dei ragazzi
di Knuckle Whackjob hanno fatto si che il lavoro di trasformazione andasse
molto più in profondità al punto che, per migliorare esponenzialmente la resa
in fuoristrada, la forcella anteriore è stata sostituita con quella di una YZ
dotata di un kit Pro Circuit e gli pneumatici, montati sui cerchi originali da
21 e 18 pollici, soppiantati da dei
Maxxis votati all’off road. Ciononostante la differenza rispetto al modello di
serie, l’ha fatta la trasformazione delle sovrastrutture. Serbatoio, coperture
del radiatore, fianchetti laterali, griglia para sassi dei faretti anteriori,
sella e relativo telaietto sono tutti componenti home made dal sapore vintage e
con un look da off road vecchio stile a cui fanno da contraltare elementi
moderni come il faro posteriore a LED, il manubrio Renthal, le manopole
Protaper, gl’interruttori Domino e un terminale FMF Powercore 4 (unica modifica
che ha interessato il propulsore rimasto praticamente di serie). Tra i due
estremi sono presenti idee furbe come la cinghia sul cannotto di sterzo per
trainare la moto o la fiancatina destra che avvolge il terminale di scarico
agendo di fatto come un para calore. Colorazione rigorosamente nera, spezzata
dal serbatoio azzurro con decorazioni in stile, e da pochi altri particolari
come la catena blu e i tubi freno rossi.
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