Bizzarre
ed estreme l’aerodinamica della MotoGP sta diventando il leitmotive della nuova
stagione. Ma dal 2019 cambierà tutto.
Tra
finte carene utilizzate principalmente per studiare le perdite di carico
rispetto al passato, forme bizzarre ed estremizzate, esasperazioni al limite
del regolamento, prove in pista e differenti scuole di pensiero l’aerodinamica
è diventata il tema principale nelle discussioni da bar (e tra tecnici e
addetti ai lavori) della MotoGP.
La verità è che sebbene le alette anteriori
siano state concepite per aumentare il carico aerodinamico sull’avantreno con i
benefici effetti in accelerazione e frenata, da quando sono state introdotte
alcuni piloti le hanno utilizzate più spesso di altri, arrivando all’apparente
paradosso per cui nello stesso team in gara Lorenzo, ad esempio, le usava e
Dovizioso no. Evidentemente i motivi che spingono un pilota a utilizzare una
configurazione aerodinamica piuttosto che un’altra sono molteplici e spesso
sconosciuti a chi non è tecnico; ma alcune dichiarazioni di Mike Leitner, team
manager della Red Bull KTM, devono far riflettere. Leitner punta il dito contro
la strada intrapresa dalle squadre, nello sviluppo dell’aerodinamica dei musi
dei prototipi, sottolineando come Marquez si sia laureato campione del mondo
sfruttando poche volte le ali e altri piloti hanno vinto diverse gare allo
stesso modo. E’ evidente che le sperimentazioni in pista e negli uffici tecnici
rischiano di far innalzare i costi di sviluppo dei prototipi da MotoGP. Inoltre
oltre al fatto che un errore di progettazione potrebbe vanificare un’intera
stagione, la necessità di rispettare i regolamenti post 2016 (scritti
ufficialmente in nome della sicurezza) obbligano a uno sforzo tecnico ed
economico notevoli. Quindi KTM contraria alle appendici aerodinamiche in
MotoGP? Sembrerebbe proprio di si, salvo poi presentarsi ai test con soluzioni più
o meno allineate a quanto fatto dalla concorrenza. In questa prima fase
pre-omologativa, i team ufficiali hanno testato soluzioni variegate e in alcuni
casi estreme e al limite (se non oltre) delle regole principalmente per
comparazioni e raccolta dei dati. L’impressione è che questa nuova frontiera
dello sviluppo delle moto da Gran Premio sia molto dispendiosa e possa dare
vita a casi di spionaggio industriale. E la possibilità che dal 2019 i
regolamenti impongano misure massime entro cui sviluppare le ali fa sorgere
tremendi sospetti che la direzione intrapresa sia fin troppo simile a quella
della Formula 1, dove a farla da padrone è proprio l’interpretazione delle
regole entro cui sviluppare l’aerodinamica. In tal senso il futuro appare
nebuloso e incerto, perché se da un lato la volontà di ridurre i costi ha
imposto limitazioni su sviluppi tecnici e test, dall’altro lato la necessità
delle squadre di vincere a tutti i costi ha prodotto nuove aree “libere” su cui
i tecnici hanno iniziato a lavorare (come, giustappunto, l’aerodinamica). Forse
si stava meglio quando si stava peggio con motori illimitati e gomme create ad
hoc la notte per i singoli piloti. O forse, più realisticamente, lo sport fatto
di competizione pura è stato immolato sull’altare del business.
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