domenica 11 febbraio 2018

La guerra infinita dell’aerodinamica

Bizzarre ed estreme l’aerodinamica della MotoGP sta diventando il leitmotive della nuova stagione. Ma dal 2019 cambierà tutto.
Tra finte carene utilizzate principalmente per studiare le perdite di carico rispetto al passato, forme bizzarre ed estremizzate, esasperazioni al limite del regolamento, prove in pista e differenti scuole di pensiero l’aerodinamica è diventata il tema principale nelle discussioni da bar (e tra tecnici e addetti ai lavori) della MotoGP.
La verità è che sebbene le alette anteriori siano state concepite per aumentare il carico aerodinamico sull’avantreno con i benefici effetti in accelerazione e frenata, da quando sono state introdotte alcuni piloti le hanno utilizzate più spesso di altri, arrivando all’apparente paradosso per cui nello stesso team in gara Lorenzo, ad esempio, le usava e Dovizioso no. Evidentemente i motivi che spingono un pilota a utilizzare una configurazione aerodinamica piuttosto che un’altra sono molteplici e spesso sconosciuti a chi non è tecnico; ma alcune dichiarazioni di Mike Leitner, team manager della Red Bull KTM, devono far riflettere. Leitner punta il dito contro la strada intrapresa dalle squadre, nello sviluppo dell’aerodinamica dei musi dei prototipi, sottolineando come Marquez si sia laureato campione del mondo sfruttando poche volte le ali e altri piloti hanno vinto diverse gare allo stesso modo. E’ evidente che le sperimentazioni in pista e negli uffici tecnici rischiano di far innalzare i costi di sviluppo dei prototipi da MotoGP. Inoltre oltre al fatto che un errore di progettazione potrebbe vanificare un’intera stagione, la necessità di rispettare i regolamenti post 2016 (scritti ufficialmente in nome della sicurezza) obbligano a uno sforzo tecnico ed economico notevoli. Quindi KTM contraria alle appendici aerodinamiche in MotoGP? Sembrerebbe proprio di si, salvo poi presentarsi ai test con soluzioni più o meno allineate a quanto fatto dalla concorrenza. In questa prima fase pre-omologativa, i team ufficiali hanno testato soluzioni variegate e in alcuni casi estreme e al limite (se non oltre) delle regole principalmente per comparazioni e raccolta dei dati. L’impressione è che questa nuova frontiera dello sviluppo delle moto da Gran Premio sia molto dispendiosa e possa dare vita a casi di spionaggio industriale. E la possibilità che dal 2019 i regolamenti impongano misure massime entro cui sviluppare le ali fa sorgere tremendi sospetti che la direzione intrapresa sia fin troppo simile a quella della Formula 1, dove a farla da padrone è proprio l’interpretazione delle regole entro cui sviluppare l’aerodinamica. In tal senso il futuro appare nebuloso e incerto, perché se da un lato la volontà di ridurre i costi ha imposto limitazioni su sviluppi tecnici e test, dall’altro lato la necessità delle squadre di vincere a tutti i costi ha prodotto nuove aree “libere” su cui i tecnici hanno iniziato a lavorare (come, giustappunto, l’aerodinamica). Forse si stava meglio quando si stava peggio con motori illimitati e gomme create ad hoc la notte per i singoli piloti. O forse, più realisticamente, lo sport fatto di competizione pura è stato immolato sull’altare del business.



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