giovedì 7 settembre 2017

GEMELLA DIVERSA

La vera base per ottenere una scrambler BMW non è la GS ma la ST e ve lo spieghiamo in quest’articolo.
Capita in tutte le famiglie, anche nelle migliori, d’avere un cugino, uno zio…un parente, insomma, che viene “dimenticato” perché ritenuto strano o bizzarro. E più o meno anche nella storia delle BMW a due ruote è presente un modello che pochi ricordano e che la stessa casa madre ha “dimenticato”.
Si tratta della R80ST, strettamente derivata dalla sorella più famosa GS e dotata di una ruota anteriore da 19 pollici, sospensioni più corte e pneumatici più stradali; in sintesi una GS votata all’uso cittadino e al turismo e, solo se necessario, anche a qualche puntatina su strade di campagna. Come prevedibile ha fatto una fugace apparizione con scarso successo (troppo forte il paragone con la “moto totale” GS), ma oggi può segnare il suo riscatto grazie alla “mania” imperante di trasformare qualunque moto con uno scudetto bianco e blu in una scrambler. E già perché se sulla GS originale bisogna riassettare le sospensioni, sulla ST è già tutto bello che pronto e se sulla sorella famosa ci si scontra con l’annoso problema della ruota anteriore da 21 pollici (che piace agli enduristi da fango e mulattiere dure e pure ma che all’utente medio crea qualche disagio quando ne saggia la dinamica sull’asfalto) sulla parente “dimenticata” ne abbiamo una più cittadina da 19. Fulgido esempio di questa teoria è la R80 STrial creata da Fuel Motorcycles che ha trasformato una R80ST dell’84 in una scrambler, trovando l’ispirazione nelle BSA, Triumph e Penton degli anni ’60 che correvano nell’ISDN, la durissima gara d’enduro meglio conosciuta come Sei Giorni. Caratterizzate da piccoli fari, manubri bassi, pneumatici dual (come si dice oggi) e selle monoposto, potevano correre per giorni nei sottoboschi come nelle mulattiere senza cedere sul fronte dell’affidabilità. Paradossalmente la prima modifica ha riguardato l’avantreno su cui è stata montata la sospensione di una K75 Sport adattata e un impianto frenante Brembo con disco da 320mm; dietro fa bella mostra di se un mono pluriregolabile della Wilbers inserito in un nuovo telaietto più sottile, corto e resistente alle sollecitazioni dell’uso in fuoristrada. La sella è stata sostituita con un elemento più piccolo rivestito in pelle per completare la nuova posizione di guida modificata dall’uso di un manubrio Tomaselli e dalle nuove pedane specifiche per il fuoristrada. Altri elementi distintivi sono lo scarico due in due con un terminale per lato maggiormente angolati verso l’alto per aumentare la luce da terra, i fari provenienti da moto da trial spagnole, le frecce (ex Triumph), i nuovi parafanghi, la strumentazione Motogadget, gli specchietti rovesciati, le manopole, le leve Magura, gli pneumatici Continental TKC 80 e il serbatoio di una Kawasaki KZ750 su cui è stato montato un selettore del cambio di una Ural utilizzato in questo caso per gestire il motore quando è ancora freddo. Il committente di questa special abita tra le alpi austriache e non stentiamo a credere che si stia divertendo come un matto. Ciononostante qualcuno potrebbe storcere il naso dal momento che la STrial sembra più che altro un’endurona classica. Nulla di più sbagliato, perché le scrambler nascono proprio da moto stradali lievemente modificate per affrontare percorsi sterrati mischiando (“to scramble” appunto) moto nate per l’asfalto con componenti dedicati al fuoristrada. Tutto chiaro, no?













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