lunedì 25 dicembre 2017

Il mistero Zarcò

Il francese, spesso più veloce di Rossi e Vinales, non avrà la moto una M1 ufficiale. E nel 2019 potrebbe cambiare squadra e costruttore. 
Pur avendo conquistato il titolo di Rookie of the year, sebbene sia stato spesso più veloce di Rossi e Vinales nonostante guidasse una Yamaha clienti e per quanto si sia trovato bene nei test invernali in sella alla quattro cilindri di Iwata versione 2017, nella prossima stagione Zarcò non guiderà una M1 ufficiale. E considerando che il francese è un osservato speciale da parte dei top team, sarà una pedina importante in ottica 2019.
Poncharal, Team manager del team Monster Yamaha Tech3, non nasconde la sua preoccupazione e spiega che sarà difficile trattenere Zarcò in squadra, in parte a causa del budget e in parte per via dell’impossibilità di potergli affidare una Yamaha ufficiale. A questo punto si aprono diversi scenari che vedono KTM, Honda e Yamaha interessate al bicampione del mondo della Moto2. Gli austriaci punterebbero su un sostanzioso ingaggio e una moto (forse) competitiva, HRC (qualora Marquez o Pedrosa andassero via) proporrebbero al francese un mezzo ufficiale e Yamaha, se Rossi decidesse di ritirarsi (ma è una possibilità, al momento, remota) creerebbe un dream team giovane e competitivo. Al momento si tratta di fantamercato ma non è un mistero che il francese, soprattutto alla luce dei risultati del 2017, punti al titolo mondiale nella classe regina. A questo proposito Ramon Forcada, ingegnere di pista di campioni quali Lorenzo e Vinales, ha provato a spiegare l’exploit del francese. Secondo il tecnico spagnolo Zarcò, che spesso ha optato per mescole molto più morbide rispetto a quanto fatto da avversari e compagni di marca, sceglie le gomme migliori per la gara e adatta il proprio stile di guida ad esse. Inoltre quando piove durante le prove libere, il francese testa diversi punti di frenata e di accelerazione calibrandosi al limite fisico della pista e della moto e preparando eventuali alternative per un corpo a corpo, un sorpasso o un ultimo giro tirato. Quest’approccio scientifico, unito a un indiscutibile talento, ha permesso a Zarcò di conquistare tre podi e due pole position, di lottare spesso con il gruppo dei primi e di concludere la stagione in sesta posizione. A questo punto ritorna prepotente la domanda circa le prestazioni altalenanti dei piloti ufficiali Yamaha. Dalle dichiarazioni di questi ultimi (soprattutto di Rossi) il primo imputato sarebbe il telaio in versione 2017 ritenuto peggiore di quello dell’anno precedente utilizzato da Zarcò al punto che nei test invernali la squadra ufficiale avrebbe utilizzato proprio il modello più “vecchio” per definire l’M1 2018. Che sia davvero questo il problema che ha afflitto le Yamaha ufficiali nel 2017 non è dato saperlo. Un dato di fatto è che, come detto poco sopra, il francese ha espresso pareri favorevoli anche per quanto riguarda l’M1 con telaio versione 2017 che probabilmente guiderà nella prossima stagione. A questo punto il vero e unico responso lo darà la pista con una piccola differenza: mentre Rossi e Vinales lotteranno fin dall’inizio per il titolo, Zarcò potrà correre senza questo pensiero fisso principalmente perché giustificato dal suo ruolo di pilota di un team che utilizza moto clienti.  









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