lunedì 4 dicembre 2017

Passato, presente e futuro della MotoGP

Analisi dalla stagione appena trascorsa passando per i test invernali e concludendo con i pronostici sul 2018 e un po’ di fantamercato.

Non c’è dubbio che la stagione appena conclusa della MotoGP sia stata una delle più combattute degli ultimi anni con il titolo assegnato all’ultima gara. Il 2017 verrà ricordato per diversi motivi, primo fra tutti l’inizio clamoroso (e vincente) di Vinales in sella alla M1 del Movistar Yamaha MotoGP e la successiva debacle del pilota spagnolo e del costruttore giapponese.
Dall’altra parte del box Rossi ha sofferto maggiormente e la classifica finale conferma quanto appena dichiarato. Si è parlato di problemi di telaio, di difficoltà con le gomme e con l’elettronica, ma su tutto regna ancora il più totale riserbo e anche un po’ di caos (nei test invernali Yamaha ha portato ben quattro moto tutte differenti e questo la dice lunga sulla difficoltà del mometo). Probabilmente il vero problema è un insieme di scelte sbagliate effettuate a inizio stagione, quando la casa dei tre diapason ha sviluppato l’M1 basandosi sui successi di Vinales. E non è un mistero che la nuova moto sarà riprogettata partendo dal modello 2016 che ha garantito migliori performance a Zarcò e al team francese Monster Yamaha Tech 3. Contestualmente l’RC213V del Repsol Honda Team partita meno bene, ha recuperato sugli avversari soprattutto grazie a Marquez, che gara dopo gara ha ricucito il gap in classifica sui primi. Va da sé che il pilota spagnolo ha dimostrato ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, che il talento e una fiducia incondizionata in Honda hanno fatto la differenza a fine anno; ma quanto potrà durare questo matrimonio? Altra sorpresa (forse la più bella del 2017) è stata la Ducati e Dovizioso che si sono giocati il titolo proprio con Marquez fino alla fine. A inizio anno l’italiano era stato riconfermato in sella alla rossa, dopo l’abbandono di Iannone, con un ingaggio rivisto al ribasso. Lui ha risposto con la sua migliore stagione da quando corre in MotoGP, eguagliando il numero di vittorie di Marquez. Chi vive il paddock parla di un Andrea diverso, grintoso e cosciente (più che in passato) di poter lottare per il titolo al punto che nel 2017 ha battuto ben due volte Marquez…alla Marquez! Di contro Lorenzo ha vissuto un anno d’apprendistato (imparagonabile per varie ragioni con quanto fatto da Valentino in Ducati nel 2011, sebbene entrambi abbiano concluso la loro prima esperienza in rosso nella medesima posizione in classifica generale) culminato con prestazioni in crescendo. Il maiorchino è stato pagato profumatamente per correre con il Ducati Team ma il suo ingaggio, oltre che sportivo, ha anche risvolti tecnici non secondari. Immaginate, infatti, quanti segreti della Yamaha può aver rivelato Lorenzo agli ingegneri di Borgo Panigale! Chi ha deluso è stato il binomo Suzuki/Iannone. Partiti con ben altri obiettivi, hanno dovuto lottare per ricucire un gap tecnico non preventivato a inizio anno causato, si dice, soprattutto dalla frettolosa delibera di un motore le cui caratteristiche non sono risultate all’altezza delle aspettative e degli avversari. Il tutto è stato aggravato dalla perdita dello status di squadra Open nella classe regina che fino al 2016 aveva permesso al Team Suzuki Ecstar di poter sperimentare (e quindi modificare più spesso e con maggiore celerità rispetto agli altri costruttori) elementi quali motore e telaio. Paradossalmente la mancanza di risultati ha permesso alla Suzuki di potersi iscrivere nuovamente, per il 2018, nella categoria Open con tutti i vantaggi del caso per lo sviluppo e la crescita delle performance della GSX-RR. Infine Aprilia e KTM, che hanno mostrato progressi importanti e che puntano al podio (gli austriaci) e alla vittoria (gli italiani) già dalla prossima stagione. Parlando di test di fine anno, quasi tutte le squadre hanno portato avanti “esperimenti” aerodinamici interessante, ispirati da quanto fatto nel 2017 da Ducati. Ciononostante nessun costruttore si è sbilanciato più di tanto e le prove, più che altro comparative, sono state portate avanti innestando nuovi componenti sulle moto del 2017 così da poter deliberare le specifiche su cui basare i prototipi per il 2018. E ora il fantamercato. Assodato che il prossimo anno per molti big scadranno i contratti biennali, si ipotizzano rimescolamenti, cambi di casacca e salti di sella inimmaginabili fino a qualche mese addietro. Una voce sempre più insistente nel paddock vorrebbe Marquez accasato in KTM nel 2019. Ovviamente le parti in causa smentiscono ogni singola parola ma da un lato abbiamo Red Bull (sponsor di KTM e di Marquez) che finanzierebbe l’intera operazione e dall’altro la volontà del campione spagnolo di dimostrare d’essere lui a far vincere la moto e non viceversa, imitando quanto fatto da Rossi nel 2004 quando abbandonò la vittoriosa Honda per la Yamaha che non conquistava il titolo dal 1992. Più difficile, per lo spagnolo, la possibilità che Ducati possa fare un’offerta per saltare sulla rossa di Borgo Panigale. Innanzitutto perché su quel sellino ci sono Lorenzo (pagato profumatamente) e Dovizioso (ottimo pilota, fine collaudatore e risorsa tecnica che farebbe gola a molti costruttori) che dovrebbero essere riconfermati salvo sorprese dell’ultimo momento. Inoltre dal 2018 nel team OCTO Pramac Racing è approdato Jack Miller “rubato” alla Honda, potenziale protagonista della prossima stagione e possibile “sorpresa” come lo fu il connazionale Stoner nel 2007 passato proprio dalla Honda alla Ducati. In Yamaha, che dovrà prima di tutto progettare una moto competitiva, sembra profilarsi una situazione molto delicata con Rossi e Vinales in odore di riconferma fino al 2020 e Zarcò pronto a ricevere una M1 ufficiale gestita dal team di Poncharal. Tutto tranquillo, quindi, se non fosse per KTM che potrebbe puntare sul francese in sostituzione (o in abbinata) con Marquez e per Vinales che potrebbe risentire di una certa insoddisfazione (e fame di titolo mondiale) che lo potrebbe portare in HRC. In sintesi Yamaha rischierebbe di perdere non uno ma addirittura due piloti in grado di puntare alla vittoria, se dovesse mettere in pista una moto non competitiva. Il mercato piloti si potrebbe aprire molto presto (diciamo entro i primi cinque mesi del 2018) sconvolgendo equilibri e strategie delle varie squadre e gettando benzina sul fuoco in quella che si annuncia come una delle stagioni più scoppiettanti, imprevedibili (e probabilmente ricca di outsider che faranno la differenza) dal ritorno dei quattro tempi nella classe regina.









Nessun commento:

Posta un commento