mercoledì 27 dicembre 2017

L’MBK che corse la Dakar

Nell’85 una motocicletta marchiata MBK e motorizzata con il bicilindrico della Yamaha RD350 LC, corse la Dakar senza giungere al traguardo.
Pochi costruttori si sono cimentati nella Dakar con motori a due tempi. Nell’edizione 2016 Sylvain Espinasse ha corso con una piccola Husqvarna 125 concludendo 83esimo (praticamente penultimo). Nel 1995 la Honda EXP-2 di Jean Brucy arrivò quinta. Prima di loro (escludendo la KTM 495 dell’81) solo la francesissima MBK tentò l’impresa di attraversare i deserti africani con un motore a due tempi.
Siamo nell’85 e Jean Michel Basset realizza una leggerissima enduro motorizzata con il bicilindrico a due tempi della Yamaha RD350 LC. La scelta cadde sul costruttore giapponese proprio per la stretta collaborazione tra Yamaha e MBK. In quegli anni oltre alle leggere monocilindriche a quattro tempi, stavano andando affermandosi le grosse e potenti bicilindriche, vere e proprie navi del deserto. L’idea di Basset era quella di sfruttare la proverbiale leggerezza e compattezza dei propulsori a due tempi, garantendo al contempo una notevole riserva di potenza. Con soli 135 chili e ben 65 cavalli l’MBK Innovation 350 (questo era il nome completo della motocicletta) garantiva un rapporto peso/potenza migliore sia delle mono e molto vicino a quello delle  bicilindriche impiegate a metà degli anni ’80 nella Dakar. Per far si che la moto risultasse leggera i serbatoi acqua, benzina e olio, l’air box e il radiatore maggiorato furono realizzati in alluminio. Le espansioni del sistema di scarico furono riprogettate per passare all’interno della struttura del telaio così da garantire forme snelle e maneggevolezza. Stesso discorso per le sovrastrutture studiate per risultare il meno possibile invasive durante la guida al punto che il cupolino, ridotto all’osso, non proteggeva quasi per nulla dall’aria, mentre la coda assomigliava a quella affusolata di una moto da Gran Premio. L’MBK era un mezzo davvero innovativo e grazie al peso ridotto e alla notevole potenza garantiva una velocità teorica di circa 150 chilometri orari su terreni sabbiosi. Nonostante queste premesse sia Patrick Vallet che Pierre Marie Poli, i piloti che la guidarono durante la Dakar dell’85, non riuscirono a tagliare il traguardo.












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