UNA
BMW COSI’ NON SI ERA MAI VISTA
Dopo
boxer a due e quattro valvole declinati in scrambler dalle mille forme,
dimensioni e colori, dopo un numero imprecisato di trasformazioni su base
Bonneville, dopo svariati tentativi (più o meno riusciti) di Guzzi e mono Honda
e Yamaha (ma non solo) scramblerizzati, finalmente ecco la prima vera novità di
questo 2017: una scrambler su base BMW serie K… e che scrambler! La mente
dietro questa special è Carlos Ormazabal fondatore di The Foundry Motorcycles,
ingegnere ma anche spericolato artista della saldatura a TIG che non ha mai
smesso di credere che si possano creare motociclette bellissime sfruttando la
propria passione alimentata dal desiderio: un mix micidiale!
Ciò detto è bene
sapere che il nostro artista si è ispirato in parte alle linee delle Montesa da
enduro degli anni ’80 e ’90 e in parte alla K100 “fuoristradizzata” di Ed
Turner. La differenza maggiore è che Carlos voleva una motocicletta più leggera
e corta, motivo per cui ha scelto come base una K75 del ’91 di cui avrebbe
mantenuto il serbatoio originale e a cui non sarebbero state fatte modifiche
che ne avrebbero inficiato l’omologazione. Con queste premesse il primo atto
ufficiale è stato quello di saldare un telaietto ausiliario in tubi d’acciaio al
retrotreno per creare una linea più alta e armonizzata con il serbatoio. Per
quanto semplice lo stile più o meno simile a quello di una Ducati Hypermotard ha
consigliato di valorizzare piuttosto che coprire con fiancatine il nuovo elemento
a cui sono “appesi” luci, porta targa a sbalzo, paraspruzzi derivato da quello
originale d’acciaio di un Leonart Bobber 350i e sella personalizzata più piatta.
Altra sfida stilistica e tecnica è stata quella di svuotare letteralmente la
porzione triangolare del telaio sotto la seduta in cui era stipato l’ingombrante
impianto elettrico anni ’80. Mentre la centralina è stata riposizionata sotto
la sella, una nuova batteria LiPo più piccola e buona parte della
componentistica sono stati sistemati nella scatola filtro migliorando tra l’altro
anche l’accessibilità ai fusibili che ora si trovano dove prima c’era l’ingresso
dello “snorkel” dell’aria; quest’ultimo espediente ha necessitato il
riposizionamento del flussometro attraverso nuove flange e condotti creati ad
hoc. Sempre dietro è stato montato un mono YSS regolabile proveniente da una
K1100RS che ha aumentato di ben 3,5 centimetri l’altezza del retrotreno. L’avantreno
pur modificato, ha mantenuto la forcella di serie intorno a cui sono stati
montati su un supporto in acciaio inox il parafango originale tagliato e alzato,
un faro PIAA con rete para sassi, un manubrio più largo della Hebo con
traversino e blocchetti originali e un tachimetro digitale Koso RD-01 collegato
a un'interfaccia BEP3.0 Maru-Labs. Completano la preparazione i tappi in PVC
per il serbatoio, i nuovi copriradiatori, gli aggressivi (e tassellatissimi) pneumatici
Heidenau K 74 montati sui cerchi di serie (dipinti con doppia tonalità
nero/blu), il terminale LeoVince SBK adattato ai collettori originali e la
verniciatura che riprende i colori propri della serie HP2 con sovrastrutture
bianche telaio e blu. Di tutte le modifiche appena elencate, Carlos ha
appaltato unicamente il montaggio degli pneumatici, e questo la dice lunga su
come ha lavorato sulla K75 Scrambler. Ma c’è di più perché la grandezza di
questa special risiede anche in altri fattori estetici e tecnici. Tra i primi
segnaliamo l’audacia e il gusto nello sfruttare (e dosare) i colori della serie
HP2; avrebbe potuto utilizzare le solite tonalità opache nere o verdi che scimmiottano
lo stile “wehrmacht” e che, diciamola tutta, hanno un po’ stancato. Tra i
secondi bisogna segnalare la pulizia dell’intera special (soprattutto nella
porzione sotto la sella) grazie a un sapiente uso degli spazi per riposizionare
e nascondere buona parte dell’elettronica. A noi rimane il piacere e la
sorpresa di un’esecuzione ben svolta e di una ventata di novità sul tema BMW e
scrambler.
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